Terminammo l’ultimo post con l’arrivo a Turangi, dove nel camping avevamo conosciuto un signora molto simpatica che ci aiutò molto ad organizzare il giorno successivo al parco Tongariro. Avevamo letto in internet molti articoli che dicevano che il Tongariro Alpine Crossing (che è probabilmente il trekking più popolare in NZ) in inverno si può fare solo con guida ed attrezzatura speciale perché in alcuni punti ci può essere molta neve e ghiaccio ed in più c’è da considerare il rischio valanghe. La signora ci disse che erano due settimane che non nevicava e che quasi non c’era neve nella montagna così ci tranquillizzò riguardo al rischio valanghe (poi lo abbiamo anche letto nei cartelli del parco che il rischio era minimo) e ci disse anche che le previsioni del tempo per il giorno seguente davano sole mentre per i giorni successivi davano neve. Ci consigliò di iniziare la camminata dove normalmente finisce perché da questa parte nel caso ci avesse sorpreso il maltempo saremmo potuti tornare indietro senza problemi. Noi in ogni caso saremo rientrati al punto di partenza, anche solo per evitar il costo del bus che ti porta da un punto all’altro.
Dato che la mattina ha l’oro in bocca, alle sei ci siamo svegliati un po’ nervosi per l’incertezza per fare quello che soprattutto Gábor più aspettava in NZ. Alle 7.30 stavamo già camminando, il tempo sembrava bello anche se in cielo c’erano alcune nuvole. Passata la prima parte dentro il bosco siamo entrati in un paesaggio con arbusti bassi quasi come cespugli di colore giallo, marrone e rosso e con sfondo il lago Rotoaira; un po’ più in alto apparve anche il lago Taupo. Un panorama spettacolare!!!
Arrivati al rifugio Ketetahi Hut, incontrammo un ragazzo inglese che ci spiegò che c’era poca neve nella parte più difficile del trekking, che si poteva passare tranquillamente con un po’ di attenzione e che con un po’ di fortuna saremmo potuti salire fino al Cratere Rosso, che è il punto più alto di tutto il Tongariro Alpine Crossing. Rincuorati ed ancora con più entusiasmo seguimmo il cammino. La vegetazione iniziò a scomparire per lasciare spazio alla terra arida e marrone scuro, come è Mordor nel Signore degli Anelli, con la differenza che qui molti posti erano coperti di neve.
Nel sentiero non c’era molta neve, almeno fino ad arrivare al Cratere Centrale dove tutto era bianco ed anche il Lago Azzurro era congelato. Quando arrivammo quasi tutte le nuvole erano sparite e davanti ai nostri occhi avevamo un panorama bellissimo del cratere e delle montagne innevate. L’unica parte in cui non c’era neve era il cratere Rosso che è un vulcano attivo dal quale sale fumo, per questo non c’era neve. Dietro al cratere Rosso si vedeva la cima del monte Ngauruhoe, il Monte Doom del film.
Ci mancava ancora la parte più difficile che era attraversare il cratere centrale, coperto di neve, fino ad arrivare ai laghi “Emeralds Lakes” e poi l’ascesa al cratere Rosso. Lo strato di neve che c’era non era molto grosso ed in più era abbastanza congelato cosa che ti permetteva di camminare bene senza sprofondare. L’ascesa al cratere Rosso era un po’ pendente ma con un po’ di tranquillità e pazienza è fattibile, c’era solo una piccola parte in cui c’era neve e tutti l’aggiravano.
In cima ci aspettava una grandiosa ricompensa: dietro di noi il cratere Centrale, sulla nostra sinistra il cratere Rosso con il fumo che esce e davanti a noi il Mount Doom, che Gábor tanto sperava di vedere da vicino. Faceva molto freddo, ma eravamo molto contenti. Gábor camminava 3 metri da terra.
Siamo scesi un po’ all’altro lato per vedere il monte da più vicino possibile e contemplare le montagne innevate. Siamo arrivati al parcheggio con le gambe stanchissime ma contenti di avere avuto tanta fortuna. La signora nel campeggio poi ci disse che non era necessario chiederci come era andata perché lo si vedeva dalla faccia di Gábor. Dato che ancora era prestino, siamo andati a vedere le cascate “Tawhai Falls”, a Whakapapa Village ed alle piste di sci, per tutto il tempo vedevamo il monte Ngauruhoe. Il giorno seguente scoprimmo la fortuna che avevamo avuto quando al svegliarci abbiamo visto che tutto era coperto di nuvole e non si vedeva nemmeno una montagna.
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