Scritto da Rachele Cervaro
L’Argentina è una di quelle destinazioni che sorprendono ad ogni tappa, e il nostro viaggio ci ha portato a scoprire paesaggi molto diversi, dai ghiacciai della Patagonia alle impressionanti cascate dell’Iguazú. Lungo il percorso abbiamo incontrato luoghi ricchi di personalità, come il silenzioso Valle della Luna a San Juan, dove il terreno sembra uscito da un altro pianeta, o la vivace Mendoza, con le sue vigne e le montagne sullo sfondo.
Oltre ai paesaggi, questo paese ci è rimasto nel cuore anche per la sua gente e le piccole storie condivise lungo il cammino. Il viaggio non è stato solo una successione di luoghi spettacolari, ma una scoperta continua di come si vive e si sente l’Argentina in ogni regione.
In questo diario ti raccontiamo com’è stata la nostra esperienza giorno per giorno, quali luoghi ci hanno colpito e quali consigli pratici abbiamo imparato per visitare questo paese con calma e curiosità.
Ushuaia: alcuni giorni meravigliosi “alla fine del mondo”!
Avete presente quando vi mandano in culo al mondo???? Bhe, noi ci siamo stati!!
Siamo in camino verso Puerto Natales in Cile, ci aspettano 14 ore di viaggio e non possiamo smettere di pensare ai giorni passati nella città più a sud del mondo: Ushuaia. Ushuaia ci è rimasta nel cuore a parte per i paesaggi stupendi che abbiamo visto soprattutto per aver condiviso questi giorni con Maria, la signora che ci ha ospitato.
Siamo arrivati a Ushuaia mercoledì pomeriggio. Maria ed i suoi nipotini (Abril e Franco) ci aspettavano all’aeroporto con un cartello con i nostri nomi. Non dimenticheremo mai la conversazione che Maria ci raccontò di aver avuto con i nipotini prima del nostro arrivo. I bambini le chiesero chi stesse aspettando e lei rispose che aspettava degli amici , e loro un po’ confusi le dissero:”ma se sono dei tuoi amici perché hai un cartello con i loro nomi?” E quando Maria gli rispose che era perché tuttavia non ci conosceva i bambini rimasero alquanto confusi. Pensiamo che questa conversazione riassuma lo spirito di Maria che tanto ci è piaciuto in questi giorni e con la quale siamo stati talmente bene che salutarci è stato un po’ difficile.
Maria è un avvocato in pensione che dedica parte della sua vita cercando di migliorare il mondo. E’ una persona molto attiva nella lotta per i diritti umani soprattutto quelli delle donne, tanto che fa parte del partito per la protezione dei diritti umani. Purtroppo, in alcuni paesi del Sud America ci sono ancora molte manifestazioni di maschilismo e violenza sulle donne.
Il primo pomeriggio che abbiamo trascorso a Ushuaia Maria ci accompagnò a comperare i biglietti per il nostro prossimo destino Puerto Natales, (qui in questo momento è alta stagione e per non rischiare di rimanere a piedi bisogna prenotare in anticipo). Poi ci accompagnò in un posto appena fuori della città dove ci aspettava una vista spettacolare della Baia di Ushuaia e del Canale Beagle. Camminammo un’oretta addentrandoci dentro il bosco e davanti a noi si apri una vista spettacolare con montagne innevate. La sera Maria ci preparò una buona cena e successivamente ci portò a vedere Ushuaia di notte ed altri quartieri che normalmente un turista non vede.
Il giorno dopo ci siamo svegliati presto per andare a fare un’escursione in barca per il Canale Beagle. Durante l’escursione che durò 5 ore abbiamo visto il faro della fine del mondo anche se in realtà non è il faro più a sud del mondo. Siamo passati vicino ad alcune isole nelle quali vivono foche, cormorani e la cosa più bella dell’escursione fu l’isola con i pinguini. Nonostante facesse molto vento ci siamo divertiti come bambini nessuno dei due aveva mai visto tutti questi animali nel proprio habitat naturale. A bordo della barca abbiamo avuto un’altra prova dell’ospitalità argentina. Ci siamo messi a parlare con una signora di Buenos Aires che alla fine ci lasciò il suo biglietto da visita e ci disse che quando andiamo a Buenos Aires la chiamiamo che ci offre un pranzo per contribuire al nostro anno sabbatico.

Nel pomeriggio siamo rientrati a casa e qui venne la parte migliore della nostra permanenza a Ushuaia, con Maria i bambini e Carolina (una CS tedesca che arrivò quello stesso giorno) siamo andati al Parco Naturale della Terra del Fuoco. Nonostante a noi possa sembrare strano, in Argentina per poter visitare i parchi bisogna pagare un biglietto e solitamente per gli stranieri è abbastanza caro. Con Maria tutto è stato più facile, ci fece passare come argentini e cosi abbiamo pagato una cifra minore.
Per prima cosa abbiamo fatto un giro con la macchina per il parco e Maria ci ha fatto vedere la zona più bella del parco il lago verde, il lago nero ed il lago Roca (che adesso ha cambiato nome) siamo arrivati fino alla fine del percorso nazionale numero 3 che inizia a Buenos Aires ed è lungo quasi 4000 km. Nonostante piovesse un poco siamo andati al camping, dove non c’era quasi nessuno, abbiamo cercato una griglia che fosse più o meno riparata dalla pioggia ed abbiamo fatto la carne e la verdura ai ferri al vero stile Argentino. Abbiamo mangiato una carne buonissima e la cosa più bella è stata che lo abbiamo fatto come i veri Argentini.
Dopo cena abbiamo montato la tenda e siamo andati a letto ascoltando i racconti di Maria.
Il giorno successivo ci siamo svegliati con una tempo spettacolare, un sole che spaccava le pietre e per nulla freddo ma la cosa più bella è stata trovare i coniglietti e vari tipi di volatili aspettandoci fuori dalla tenda. Abbiamo avuto anche un problemino che siccome si è risolto per il meglio ve lo possiamo raccontare. Di cammino per andare a fare un’escursione Abril si è resa conto che aveva perso l’apparecchio dei denti e per cercarlo siamo ritornati in tutti i luoghi dove eravamo stati il giorno precedente; per fortuna Carolina lo trovò cosi tirammo tutti un sospiro di sollievo e continuammo la nostra visita nel parco. Abbiamo fatto una breve camminata per un sentiero che arrivava in cima una montagna non molto alta da dove si poteva vedere tutto il parco e parte del Canale Beagle. Durante la camminata abbiamo visto dei picchi al lavoro. E’ stato incredibile vederli e ascoltare il rumore del becco che batteva contro l’albero. Fu in quel momento che ci rendemmo conto che davvero eravamo in terre lontane e per il momento ancora sconosciute e piene di sorprese.
Dopo l’escursione Maria ci ha portato in un’altra parte del parco con un ruscello e un sacco di prato dove abbiamo fatto un pic-nic con gli avanzi della cena precedente. Qui con Maria abbiamo avuto interessanti conversazioni su Argentina ed i nostri paesi ed alla fine tutti abbiamo imparato qualche cosa di nuovo. Nel pomeriggio siamo rientrati a casa e dopo aver riposato un po’ e preparato gli zaini, abbiamo cenato con una pasta cucinata da noi, abbiamo parlato fino a tardi ed abbiamo salutato Maria e Carolina con un po’ di tristezza.
Questa mattina l’ospitalità argentina si è fatta sentire ancora; qualche giorno prima avevamo chiesto a un panificio l‘orario di apertura e ci avevano confermato che aprivano alle 7 ma quando siamo arrivati li il panificio era chiuso e, dato che avevamo con noi tutti gli insaccati, mezzi disperati abbiamo iniziato a cercare un posto per comperare un po’ di pane, ovviamente tutto era ancora chiuso così siamo entrati in un posto dove fanno panini chiedendo se ci fosse qualche cosa di aperto e loro ci hanno confermato che tutto era ancora chiuso però ci hanno salvato dandoci un po’ di pane. Per ringraziarli gli abbiamo dato una mancia.
Ushuaia rimarrà sempre nei nostri cuori e Maria, speriamo di vederti presto!!!!!!!!!
El Calafate e l’incredibile Perito Moreno
Negli altri post vi abbiamo raccontato molte cose, in questo lasceremo che parlino sopratutto le foto.
Siamo stati due notti a El Calafate, una cittadina turistica, dove generalmente i viaggiatori fanno tappa per andare a vedere il ghiacciaio forse più famoso del mondo, il Perito Moreno. Siamo arrivati a El Calafate da Puerto Natales in corriera, il viaggio durò 5 ore delle quali 2 le abbiamo passate facendo la fila alla frontiera. E tanto per cambiare, è già la seconda volta che succede, non capiscono il paese di Gábor e nemmeno sanno come si scrive.
A El Calafate, abbiamo dormito in un ostello un po’ fuori dal centro turistico ma raggiungibile tranquillamente a piedi. Ce lo aveva raccomandato Rana, un amico di Patricia una ragazza di Rosario amica di Rachele. In teoria questo ostello era di un amico di Rana che ci doveva fare un buon prezzo. Quando arrivammo al ostello e chiedemmo di parlare con quello che doveva essere il proprietario, amico di Rana, ci dissero che l’ostello era stato venduto un mese prima e che in sostanza lui non c’era più. Bhè alla fine il prezzo era buono e l’ostello non male cosi abbiamo deciso di rimanerci. C’erano molti Israeliani tra i quali un gruppo di ragazzi giovani, ed altri 2 ragazzi un po’ più grandi con i quali abbiamo parlato un po’. Dovete sapere che gli israeliani tanto donne come uomini fanno il servizio militare obbligatorio (donne 2 anni e uomini 3 anni) una volta finalizzato il servizio militare il governo da ad ognuno di loro un po’ di soldi e loro li usano solitamente per viaggiare. Il primo giorno non abbiamo fatto molto, la stanchezza del viaggio si faceva sentire, l’unica cosa che facemmo fu prenotare il biglietto per andare l’indomani al Perito Moreno. Il biglietto è un po’ caro ma ne vale la pena; ci sono 3 agenzie turistiche che ti portano, noi abbiamo scelto Cal Tur che è l’unica che parte non solo la mattina ma anche il pomeriggio. In questi 2 giorni siamo andati a mangiare quasi sempre in un posto che si chiama Doña Merce dove abbiamo mangiato empanadas, pizza all’argentina e un panino con una cotoletta che era lungo mezzo metro; il tutto ad un prezzo decente.
Il secondo giorno ci alzammo con calma e andammo a fare un giro per il paese, l’intenzione era di andare a vedere una laguna ma siccome alla fine l’entrata costava 25 pesos argentinos che era quasi lo stesso prezzo dell’ostello, decidemmo di lasciare stare e facemmo un giro per la città scoprendo strade e stradine. Il pomeriggio abbiamo preso la corriera e siamo andati al Perito Moreno. Siamo rimasti li 5 ore passeggiando su e giù per le passerelle senza annoiarci nemmeno un po’. Il ghiacciaio è vivo, sempre in costante movimento e ti riserva sempre delle sorprese; annoiarsi è impossibile. Il Perito Moreno è un ghiacciaio immenso, basti pensare che è alto 60 metri, davanti a lui ti senti piccolo piccolo, sicuramente è uno dei paesaggi più suggestivi che abbiamo mai visto.
E` incredibile che la natura possa creare cose così meravigliose ed è da ciò che ti rendi conto che la natura è più forte di qualsiasi cosa e che dobbiamo rispettarla. A dimostrazione di quanto appena detto nel paro c’erano dei cartelli in cui c’era scritto che alcuni anni fa molte persone morirono per essersi avvicinate troppo al ghiacciaio. Quando cade un pezzo di ghiaccio e si rompe si creano come degli schegge grandi appuntite che vengono scaraventate con violenza nel raggio di una decina di metri.
Faceva un tempo bellissimo c’era un sole splendido e per nostra fortuna siccome faceva “caldo” abbiamo visto cadere molti pezzi. Vedere questi pezzi di ghiaccio alti alcuni metri staccarsi e cadere in acqua è un qualche cosa che di indescrivibile. Quando un pezzo di ghiaccio si stacca fa un rumore come se fosse esploso un enorme petardo. All’inizio quando sentivamo questo rumore provavamo una sensazione strana per non capire cosa stava succedendo, ma, una volta abituati, ogni volta che ascoltavamo il rumore, la nostra attenzione si dirigeva in quella direzione per vedere la magia della caduta del ghiaccio.
Il primo pezzo che vedemmo cadere ci riempì il cuore di entusiasmo e quando abbiamo assistito alla caduta del primo pezzo veramente grosso fu un’emozione immensa ed una sensazione di privilegio grandissima per poter assistere ad un fenomeno tanto stupendo che la natura ci volle regalare. Vi lasciamo alcune foro che valgono più di mille parole.
Al rientro ci trovammo con Rana, Tamara e la piccola Brisa che ci invitarono a cena. Tamara preparò delle empanadillas buonissime accompagnate da un buon vino ed alcune risate. Loro vivono fuori città in una casa che Rana ha costruito personalmente con l’aiuto di alcuni muratori. Rana y Tamara sono artigiani costruiscono collane, braccialetti ed orecchini prevalentemente con una lavorazione fatta di filo ed una pietra rosa che è la pietra nazionale Argentina e poi li vendono al mercato dell’artigianato de El Calafate. Se qualcuno volesse vederli sono al numero 19. Rana regalò a Rachele una di queste pietre a forma di goccia. La nostra giornata si concluse con un buon sonno per essere pronti ad affrontare il viaggio di sole 3 ore per El Chalten.
El Chaltén: il paradiso del trekking
Siamo arrivati di pomeriggio a El Chaltén concosiuto in Argentina come la capitale nazionale del trekking. El Chalten é un paesetto piccolino immerso nel parco nazionale, ed è talmente isolato che non c’è rete per il cellulare ed internet arriva con un satellite e spesso è molto lento. Questa è la cittá che piú di altre vive di turismo infatti quasi non ci sono servizi per i locali ad esempio c’è solo un supermercato ed alcuni mini market, trovare frutta e verdura decentemente fresci è un’impresa in cambio se vuoi un ristorante o un bar c’è l’imbarazzo della scelta.
Quando siamo arrivati Al Chalten, la prima cosa che abbiamo fatto è stato comprare i biglietti per andare a Esquel (20 ore di bus) e allo sportello della compagnia di bus abbiamo trovato un tipo totalmente fumato che stava bevendo mate (mate è una bevanda tipica argentina quasi come un the ma un po’ piú amaro per intenderci). All’inizio ci ha scambiato per catalani ed ha cominciato a dirci che siamo tirchi (i catalani hanno questa reputazione) e che le cose qui non costano molto, che dobbiamo spendere sti soldi etc… alla fine quando ha visto che non eravamo catalani non gli importó nulla meno male che ci fece i biglietti e ce ne andammo senza peró prima ascoltare l’ultimo commento che ci diceva che non fumando non sapevamo cosa ci perdevamo. In Argentina non possono essere tutti super gentili, qualche eccezzione deve esserci anche qui, giusto?
Abbiamo avuto una fortuna sfacciata che il nostro amico Pablo, l’unico couchsurfer della zona, ci potesse ospitare giá eravamo pronti ad accampare nel giardino di Jesus. Jesus è una persona locale che permette a tutti i viaggiatori di accampare nel suo giardino. Non lo conosciamo personalmente ma tra i viaggiatori con zaino come noi si è fatto una buonissima reputazione e alla fine è come se tutti lo conoscessimo. Pablo ci ospitó dietro al ostello dove lui lavora che da sabato a lunedi è chiuso, per noi era la prima volta che dormivamo in un bar, e la veritá è che siamo stati benissimo, abbiamo potuto usare la cucina del bar ed i bagni super puliti del ostello.
Camminata cascata
Il primo giorno non abbiamo fatto granchè, siamo andati a fare una camminata per vedere una cascata che alla fine non era nulla di che. Per arrivare alla cascata non c’era un cammino interamente per pedoni bensí era misto con le macchine e per di piú la strada non era asfaltata ma era di terra cosi ci siamo impolverati un bel po’, al ritorno per evitare di impolverarci ulteriormente abbiamo fatto autostop e due ragazzi Brasiliani ci hanno caricato nel cassone del suo 4×4 cosí ala fine non ci siamo risparmiati del tutto la polvere ma almeno ne abbiamo mangiataun po’ di meno.
Camminata Laguna Torre
Il secondo giorno il tempo era abbastanza nuvoloso e sembrava che avesse voglia di piovere cosí tra le due camminate che avevamo in programma di fare abbiamo scelto la piú facile; quella della Laguna Torre. E’ una delle due camminate piú famose del parco nazionale del Chalten. Per arrivare alla laguna ci abbiamo messo 3 ore e al posto di vedere il famoso Cerro Torre abbiamo visto un ammasso di nuvole in ogni caso il resto del paesaggio meritava la pena. Abbiamo fatto tutta la camminata fino incima per vedere il ghiacciaio Grande che però paragonato al Perito Moreno è piccolo.
Il sentiero non è difficile, é lungo ma è abbastanza piano e non ci sono tante salite. Quando stavamo percorrendo il sentiero nella direzione di ritorno, abbiamo avuto due soprese: 1. Il Cerro Torre si è scoperto un po’ e abbiamo potuto vederlo discertamente bene 2. Abbiamo trovato Alex, la ragazza Slovacca della quale vi abbiamo parlato nel post di Puerto Natales, che nel frattempo era arrivata al Chalten ed aveva deciso di venire a fare la stessa camminata con degli amici che aveva conosciuto. In piú abbiamo scoperto che Alex alloggiava nell’ ostello dove lavora Pablo che è quello davanti al bar dove stavamo noi. La sera abbiamo conosciuto Beata, una ragazza Polacca che era li in vacanza e che alla fine é venuta con noi all’escursione dl giorno successivo.
Camminata Laguna de los Tres
L’ultima mattina ci siamo svegliati con un sole che spaccava le pietre giusto giusto per andare a fare la camminata piú famosa del Chalten, quella della Laguna de los Tres nella quale si arriva ai piedi del Fitz Roy, la montagna simbolo del parco nazionale. Il sentiero non è molto diffcile le prime 3 ore sono abbastanza tranquille con qualche salita e qualche discesa ma tutto sommato nulla di estremamente complicato. L’ultima parte peró non è esattamente una passeggiata è un sentiero super pendente e super lungo ed è duro.
Non è stato tanto facile arrivare alla fine sopratutto quando all’ultima curva ti aspetti di essere arrivato e ti accorgi che in realtá ti manca ancora una salita bella grossa. Tanto sforzo peró fu ben ricompensato quando all’arivo in cima abbiamo visto questa montagna imponente con questo lago color azzurro cielo. Il tempo era bello e la temperatura ci permetteva di goderci la vista, cosí alla fine siamo stati li un bel po’ ed abbiamo anche conosciuto un gruppo di ragazzi della Galicia che ci hanno scambiato per catalani, questa volta peró senza insulti hahahaha!!!
Pensiamo che le nostre gambe, in questi giorni, abbiamo accumulato un po’ troppi km perchè al ritorno da questa camminata i nostri piedi ci „sfrittegavano” non poco sopratutto quelli di Rachele che non era piú capace di stare in piedi (donne avete presente quando vi mettete i tacchi e vi fa male sotto il piede? Ecco, il dolore che avevo nei piedi era esattamente lo stesso solo 100 volte piú forte).
Dato che il giorno successivo il nostro autobus partiva alle 3:40 della mattina abbiamo fatto un dritto e non siamo andati a letto,siamo stati nel bar del ostello ad organizzare le prossime tappe e a parlare un con Pablo y Alex. El Chaltén ci è piaciuto molto, sopratutto i cestini sparsi per la cittá che erano delle figure umane fatte di ferro che avevano qualche cosa che fungeva da cestino; ad esempio uno zaino e lo zaino era il cestino, o un carretto ed il carretto era il cestino. I paesaggi sono stupendi e ti fanno voglia di ritornarci. Adesso prendiamo il bus per la famosa Ruta 40 per andare a Esquel, ma questo sará tema del prossimo post.
Esquel ed il Parco Nazionale de los Alerces
Continuiamo la nostra avventura verso la parte nord dell’Argentina precisamente verso Esquel, questa volta ci aspettava un cammino più lungo del solito, 20 ore di bus. Per attraversare la Patagonia da sud a nord ci sono 3 possibilità: per la strada 3 che passa per la costa Argentina, per la strada numero 7 che passa per il Cile o per la famosa strada 40 (ruta 40).
La cosa che a noi conveniva di più era passare per la ruta 40 che rispetto alla strada numero 7 che passa per il Cile è molto meno bella perché è desertica e non c’è nulla mentre la Cilena è verde con molta vegetazione. In ogni caso non avevamo molta scelta anche perché in quella parte del Cile attualmente ci sono dei “conflitti” interni (la popolazione Cilena di quella zona trovandosi molto più collegata con Argentina che con Cile, usa tutti i servizi Argentini che sono piú cari; quindi la popolazione Cilena di quella parte chiede di guadagnare di piú in maniera da poter vivere meglio) e quasi tutti i passi di frontiera tra Cile ed Argentina erano stati chiusi.
Alle 3.40 della mattina abbiamo lasciato el Chaltén per percorrere le nostre 20 ore di tragitto per la famosa ruta 40. Il bus teoricamente doveva avere sedili semi-letto nel senso che doveva essere un po’ più comodo rispetto al normale; niente vero, era una bus normalissimo; per fortuna lo schienale non era rotto e si poteva reclinare un po’. In questa parte della Patagonia non c’è quasi nulla praticamente è desertica con qualche urbanizzazione ogni tanto tanto dello stile che ogni 3-4 ore arrivi a vederne una. Il resto del tempo si possono osservare gli animali che vivono in questa zona come il guanaco una specie di lama ed ogni tipo di volatile.
E’ molto divertente guardare le peripezie che l’autobus deve fare durante il tragitto. Ci sono infatti dei momenti in cui la strada, rigorosamente sempre di terra e sassi, è tagliata per esempio da una montagnola di sabbia e non si può proseguire dritto ma si deve entrare nella terra del deserto e raggirare l’ostacolo. I conduttori di questi autobus sono de campioni molto meglio di Schumacher!!!!! Praticamente e quasi come fare 20 ore di rally presente???? Per noi è stato divertente anche perché non sai mai se l’autobus quando fa una curva o prende una buca si capovolgerà o riuscirà a mantenere l’equilibrio. In ogni caso tranquilli, non ci sono incidenti di bus in queste zone. Molte persone fanno questo tragitto con una macchina affittata, questa all’inizio era anche la nostra idea poi però i locali ce lo sconsigliarono perché quasi sempre la macchina si rompe a causa del tragitto che non è quasi mai asfaltato e quindi optammo per il bus. Durante il tragitto, abbiamo dormito, mangiato, guardato fuori e scritto i post che ci mancavano e finalmente alle 00.00 siamo arrivati a Esquel. Quando recuperammo gli zaini questi erano irriconoscibili da tanta polvere che avevano sopra, erano tutti marroncini e quello di Rachele era quello ridotto peggio. In più la fortuna vuole che al nostro arrivo stava anche piovendo a dirotto per fortuna che Pablo (il nostro amico de El Chaltén) ci aveva raccomandato un ostello vicino alla stazione e così siamo andati li. Grazie al cielo c’erano 2 posti disponibili in una camerata di 9 letti cosi almeno ci siamo distesi un po’ per dormire.
Il giorno seguente appena svegli chiedemmo di cambiare camera dato che la doppia costava solo un po’ di più della camerata e poi siamo andati a fare una passeggiata per Esquel. A Esquel non c’è molto da vedere nella città però la gente è super gentile. I viaggiatori si fermano qui più che altro per andare a vedere il parco nazionale de los Alerces. All’ufficio turistico ci informarono che a 20 km c’è un paesetto che si chiama Trevelin che è stato fondato da un gallico e che ancora mantiene le sue caratteristiche. Nonostante non si notasse più molto la presenza gallica abbiamo incontrato vari luoghi che ancora conservano la tradizione come ad esempio posti per bere il the, una chiesetta gallica, ed una piccola scuola dove chiaramente si insegna la lingua gallica. A Trevelin c’è anche un museo con la riproduzione della casa del fondatore del paesetto e con la storia del suo cavallo che si chiamava Malacara.
Rientrati ad Esquel nel hotel, Rachele rimase nell’ostello a scrivere il blog e a rilassarsi mentre Gabor fu a fare una passeggiata per un sentiero che alla fine fu quasi una scalata perché dato che la strada era troppo lunga Gabor decise di tagliare per la montagna come del resto facevano tutti.
Il giorno dopo ci siamo alzati di buon mattino per prendere l’autobus che ci ha portato al Parco Nazionale de los Alerces all’inizio il tempo era nuvoloso ma poi usci il sole, sembra che dove andiamo portiamo il sole!! Mah vedremmo quanto dura questa bubana!!!! Quando una delle guardie del parco entrò nel bus per farci pagare il biglietto Gabor imitò l’accento argentino in maniera che ci facessero pagare l’entrata come argentini (molto più economica) e a quanto pare ci riuscì o almeno cosi è sembrato perché alla fine abbiamo pagato come argentini.
Questo parco è molto meno famoso di altri e per questo non c’erano molti stranieri. Il parco è molto grande e l’autobus lo attraversa tutto tu decidi dove vuoi scendere. Noi su consiglio dei locali siamo scesi al Lago Verde per vedere il Lago Verde ed il fiume Arrayanes. Per prima cosa siamo saliti per godere di una vista panoramica del lago Verde, del lago Menéndez e dei boschi.
Dal punto panoramico siamo scesi alla passerella del fiume Arrayanes e abbiamo fatto una camminata per un sentiero interpretativo dove ti spiegavano la flora e la fauna del posto. A Rachele sono piaciuti gli alberi di Arrayanes chiamati alberi cannella per il colore del tronco mentre Gabor preferiva gli alerces che se non sbaglio dovrebbero essere larici; ce n’erano che avevano più di 300 anni.
Questo sentiero è molto facile e bello l’unica cosa è che all’entrata c’è un cartello in cui ti spiegano ciò che devi fare se per caso ti incontri con un puma ed il consiglio più bello era quello in cui ti dicevano che fare se il puma diventava aggressivo, bhe il consiglio era: ”lotta con tutte le tue forze” che novità . Premettiamo che incontrarlo non è poi cosi facile, non è che il puma venga a salutarti normalmente, ma siccome fino al giorno prima parte del sentiero era stato chiuso per la presenza di un puma femmina che stava per partorire un po’ di scagotto ce lo avevamo.
In ogni caso nessuna presenza di puma solo tanti volatili e piante. Dopo aver percorso il sentiero e non avere visto nessun puma, abbiamo deciso di mangiare ovviamente lontano dal sentiero e vicino alla laguna. Il nostro pranzo consisteva in panini con paté e siccome le api andavano matte per il paté abbiamo dovuto mangiare in fretta e darcela a gambe. Nell’ultima parte del sentiero abbiamo incontrato a Flor una ragazza di Rosario che avevamo conosciuto il giorno prima nell’ostello, qui ti trovi e ritrovi sempre con la stessa gente è pazzesco!!
L’ultimo sentiero che percorremmo era tutto vicino al fiume Arrayanes ed era una cosa spettacolare tanto che Rachele ad un certo punto decise di fermarsi e contemplare il fiume e tutti i suoi animali mentre Gabor continuò il sentiero per vedere un larice chiamato “nonno”che aveva 800 anni.

La sera rientrammo a Esquel, salutammo David (il gestore del ostello El Caminante che ci ha fatto sentire come a casa) e siamo andati a casa di Luciano che ci ospitava. Per la strada Rachele è caduta per terra con lo zaino e tutto e si è sbucciata entrambe le ginocchia, cavolo che dolore!!!!, in ogni caso una volta arrivati a casa di Luciano tutto apposto ci facemmo 4 risate con lui che tra latro aveva vissuto alcuni anni a Barcellona e ce ne andammo a nanna. Prossima fermata el Bolsón.
El Bolsón: pioggia e birra
Dopo appena 2 ore e mezzo di tragitto (sempre per la ruta 40, ma questa volta asfaltata) siamo arrivati a El Bolsón, una cittadina conosciuta per il suo ambiente hippy. Ciò che più ci ha colpito è stata la libertà della quale godono in questo posto, li vedi cucinare con fornelli da campeggio nel prato che circonda la piazza principale, il tutto senza nessun problema. Un’altra cosa per la quale vale la pena di conoscere questa cittadina è la varietà di prodotti biologici; infatti El Bolsón si trova tra le montagne cosa che favorisce l’agricoltura. Qui si possono trovare frutta, verdura e carne tutti biologici e non è difficile trovare una buona gallina “ruspante” di casa.
Quando siamo arrivati pioveva; il buon tempo ci stava abbandonando ma come si diceva nel famoso film Il Corvo: “non può piovere per sempre” quindi nell’attesa del sole cerchiamo di conoscere lo stesso la città ed approfittare di alcuni prodotti tipici locali anche se non proprio tutti biologici. La prima cosa che abbiamo fatto è stato rivolgerci all’ufficio turistico perché ci indicassero la zona di ostelli ed affittacamere e così abbastanza veloce abbiamo trovato l’Hospedaje Salinas dove una signora di una certa età ci ha affittato una stanza con 2 letti allo stesso prezzo di una camerata in un ostello.
Detto tra noi, quel giorno la signora, stava cucinando una gallina “de casada” mmmm che voglia ci fece, purtroppo non ci invitò a mangiare; pace. La signora ci ha raccontato la storia della sua famiglia ed anche la storia della famosa birra di El Bolsón. Ah quasi mi dimenticavo dei due gattini madre e figlio che avevamo nel giardino della casa, erano talmente buffi, soprattutto il piccolo, che alla mattina mentre facevamo colazione ci facevano ridere un sacco.
Dato che ha piovuto tutto il tempo durante i due giorni di permanenza ci siamo dedicati a bere birra artigianale (ne hanno tipo 7 tipi diversi in ogni posto) ed a mangiare. Ogni sabato c’è un mercato artigianale stupendo in cui si vendono cose molto interessanti, noi avremmo voluto comprare qualche cosa ma il peso dei nostri zaini e la durata del nostro viaggio non ce lo permette; c’erano dei porta incensi fatti come una stufa a legna di quelle che si usavano una volta per cucinare, erano bellissimi ma malincuore non abbiamo potuto comprarli.
Ciò che si abbiamo comprato è stato un recipiente per il mate fatto con il frutto del mate (la bevanda tipica Argentina di cui vi abbiamo già parlato) così adesso possiamo bere mate ogni tanto. Abbiamo mangiato in buona quantità empanadas, torte salate con verdura ecologica, ma la cosa migliore sono state le patate fritte ma di quelle vere pelate e tagliate a mano no quelle congelate che vendono da noi!! Giusto giusto nemmeno farlo apposta, questo fine settimana c’era anche la festa della birra artigianale cosi alla sera ci siamo rimpinzati di hamburgers, choripan (pane e salsiccia) e panini super enormi con la cotoletta ed abbiamo bevuto la birra artigianale!!
Causa pioggia escursioni non ne abbiamo praticamente fatte a parte quella del Cerro Amigo da cui si può vedere la città dal’alto ed un’altra al Bosque Tallado (che deve essere stupendo, ci sono dei bassorilievi su alberi morti ) in cui abbiamo cercato di fare autostop per arrivarci ma ci è andata male. Ah quasi dimenticavo, abbiamo incontrato un’altra volta Alex la ragazza Slovacca.
L’ultima sera abbiamo incontrato anche una coppia di Argentini e, dato che a breve loro verranno nel vecchio continente, ci siamo scambiati consigli su ciò che bisogna visitare qui ed in Europa. Ci vediamo a Bariloche!!!!
Bariloche ed il circuito dei 7 laghi
Molti dicono che Bariloche è una città troppo turistica e consumista. può essere così, noi abbiamo visto alcune cose chiaramente orientate ai turisti ma tutto sommato non era così esagerato come ce lo avevano descritto, anzi abbiamo passato alcuni giorni rilassanti nella città. Bariloche è una città ubicata nel Parco Nazionale Nahuel Huapi e che si trova nelle sponde del lago Nahuel Huapi. Questa zona è ricca di laghi e li vicino c’è il circuito dei 7 laghi. Quando siamo arrivati ala stazione degli autobus un ragazzo molto gentile ci regalò una tessera del bus che si poteva ricaricare e con la quale i tragitti in bus ti costano un terzo del prezzo del biglietto.
In totale siamo rimasti a Bariloche 4 notti a casa di Valentina, la persona di CS che ci ospitò. Valentina vive en una casa fatta di legno nel quartiere chiamato Cerro Viejo. L’autista del bus ci aveva detto che dalla fermata dove ci lasciava dovevamo attraversare più o meno 20 strade, ciò che si dimenticò di raccontarci era che tutto il tragitto era in salita, sudammo tanto per arrivare li con gli zaini in spalla che solo Dio sa ma all’arrivo Valentina ci aspettava con una bistecca enorme ed una insalata, lo sforzo è stato ben ricompensato! In casa di Valentina avevano una stanza tutta per noi e con il riscaldamento tutto un lusso!!! Anche qui c’erano 2 gatti che ci facevano ridere ancora di più di quelli dell’affittacamere a El Bolsón perché questi due litigavano in una maniera incredibile come cane e gatto hahaha anche se erano 2 gatti.
Dopo pranzo siamo andati a chiedere informazioni turistiche per decidere ciò che c’era da vedere a Bariloche e dintorni ed abbiamo chiesto info per affittare una macchina per fare il circuito dei 7 laghi. Poi siamo andati al bar che si chiama Cafè Providencia che alla fine abbiamo battezzato come il nostro “barufficio” dato che in casa non avevamo internet, approfittavamo della connessione del bar mangiando empanadas. Una settimana prima del nostro arrivo avevano aggiunto un 4 al numero di telefono normale e quasi tutte le linee si sono bloccate e cosí anche internet; ecco perché era difficile trovare un internet decente ed anche Valentina era rimasta senza.
Alla sera a casa di Valentina c’erano una coppia di tedeshi di circa 50 anni che avevano deciso di fare il secondo giro del mondo, il primo lo avevano fatto alla nostra età ed adesso hanno lasciato tutto per la seconda e via all’avventura. Ci impressionò il fatto che a questa coppia piace fare trekking, ma dei trekking super difficili, di vari giorni che facciamo fatica a fare. Speriamo di avere la loro stessa energia quando avremo la loro etá!
Il giorno dopo ci siamo svegliati con un tempo che sembrava fosse più o meno bello così abbiamo deciso di andare, con il bus numero 20, al Cerro Campanario una montagna da dove si vede un favoloso panorama di Bariloche, si può salire con la seggiovia ma noi, per amore della montagna e del nostro budget, abbiamo deciso di salire a piedi per il sentiero nonostante fosse abbastanza ripido. Dalla cima il panorama era incredibile si vedevano tutti i laghi attorno a Bariloche e soprattutto il lago piú grande il Nahuel Huapi.
Sfortunatamente non siamo potuti rimanere in cima abbastanza tempo perché c’era un vento che ti portava via!! Abbiamo continuato il nostro percorso per il parco Llao LLao; nel bus abbiamo assistito ad una scena divertente, l’autista del bus ad una fermata scese e raccolse delle mele che erano cadute dalla parte della strada e ci disse che non ce la faceva più di vederle li e non raccoglierle. Sono queste piccole cose che più ci piacciono del viaggio. Normalmente a casa siamo talmente impegnati a vivere di corsa che nemmeno ci accorgiamo di queste cose!
Abbiamo fatto un giretto nel parco e siamo arrivati ad una spiaggia sul lago quando si è messo a piovere; grazie al cielo una macchina con 3 ragazze ci ha dato un passaggio per rientrare a Bariloche. Quando si resero conto che eravamo viaggiatori al posto di rientrare direttamente a Bariloche ci fecero fare un giro per tutto il parco così possiamo dire di avere visto buona parte del parco Llao Llao.
Nel parco ci sono dei laghi e c’è un percorso asfaltato che passa tutto dentro il parco che si chiama percorso del circuito Chico, molte persone lo fanno in bicicletta, noi lo abbiamo fatto in macchina. Al rientro a Bariloche ovviamente siamo passati per il nostro “barufficio”, il Caffè Providencia, abbiamo controllato la mail, comperato una bistecca enorme e siamo rientrati a casa. In Argentina anche la carne del supermercato è buonissima, stiamo facendo il pieno!!!!
La mattina dopo ci siamo alzati con una pioggia che Dio la mandava e siamo usciti da casa all’alba di mezzogiorno per andare a mangiare, abbiamo mangiato agnello Patagonico mmm!!! Mentre mangiavamo Alex, che nel frattempo era arrivata a Bariloche, ci chiamò e abbiamo deciso di fare il circuito dei 7 laghi tutti assieme. Il pomeriggio abbiamo recuperato la macchina e siamo rientrati a casa.
Il Circuito dei Sette Laghi
Di buon mattino ci siamo svegliati siamo andati a prendere Alex ed iniziò il nostro “road-trip”! Nel cammino si cominciava a vedere la cenere da tutte le parti. L’anno scorso il vulcano Puyehue che si trova in Cile eruttò e da allora continua ad emettere cenere che trasportata dal vento arrivano fino a qui e coprendo le città. Alcune di esse sono abbastanza pulite ma qua e la si vedono montagnole di cenere. Dove si nota di più la cenere è nei paesaggi naturali, in cui ce ne sono tipo 15 cm, una peccato. La prima città che abbiamo visitato e dove la cenere ha lasciato il segno è stata Villa la Angostura.
Da qui la strada bella asfaltata passò ad essere una strada di terra e sassi; qui iniziò la nostra avventura per le strade come le chiamano qui di “ripio” che altro non significa che terra e sassi. Ci tengo a precisare che in Argentina e Cile non esiste l’assicurazione casco perché la gente ne approfittava, quindi c’è franchigia ogni volta che affitti la macchina ed una strada di “ripio” non è la cosa migliore. In questa zona ci sono vari laghi, non per nulla si chiama dei 7 laghi, tutti molto belli.

Dato che l’alloggio lo avevamo in Villa Traful, prima di arrivare a San Martín de los Andes facemmo una deviazione del circuito, lasciammo il Parco Nahuel Huapi dove ci sono tutti i laghi per entrare nel Parco Nazionale Lanin quest’ultimo ci è piaciuto da morire! C’erano rocce enormi subito sopra della strada e sembrava di essere nel cartone animato “Alla ricerca della valle incantata” incredibile, davanti a quella maestosità avevamo una sensazione di essere un essere insignificante e non fermarsi a contemplare il posto era impossibile, credo che solo li abbiamo scattato 150 foto. Se non fosse stato perché ormai era già tardi ci saremo trattenuti in quella parte del parco più a lungo.
Alla sera arrivammo a Villa Traful, che è un paesetto molto tranquillo e carino, e grazie ad Alex siamo stati nel migliore alloggio fino ad ora la Cabañas Ruca Lico. Alex ha un sito internet (https://www.crazysexyfuntraveler.com) nel quale scrive articoli di viaggio e promuove anche hotel e molte volte riesce ad ottenere alloggio gratis. Questa volta l’alloggio era come un bungalow che qui si chiama cabaña tutto in legno e con Jacuzzi con vista al lago inclusa, tutto un relax!!!! La mattina abbiamo fatto colazione sul terrazzo guardando il lago, questa si che è vita!!!!
Dopo la nostra super colazione lasciammo a malincuore il bungalow e continuammo il nostro giro fino a San Martin de los Andes, poi siamo andati a visitare la comunità Mapuche di Quila Quina (comunità autoctona) solo che a parte di offrirci giri in cavallo e vedere le casette tipiche non c’era un granché la gente era come se si nascondesse da noi. Siamo riusciti ad entrare in una casa solo perché ci viveva una persona non appartenente alla comunità e vendeva una torta fritta che alla fine era come pane fritto. Con la macchina ci mettemmo dentro il territorio della comunità per cercare di vedere qualche cosa, trovammo tre bambini, due maschietti e una femminuccia, di rientro dalla scuola che ci presero in giro perché ci eravamo persi. Fu molto simpatica la cosa soprattutto il piccolino vestito in pantaloni, con il suo baschetto rideva un sacco e se non ricordo male era anche senza denti!!!
Successivamente iniziò a piovere e decidemmo di rientrare a Bariloche per l’ultima cena con Valentina che fu talmente gentile che ci lavò i vestiti mentre eravamo fuori. Valentina grazie mille per averci ospitato ti aspettiamo in Europa!!!!
La mattina dopo ci siamo svegliati presto perché avevamo il bus per Puerto Montt alle 7.30 per rientrare in Cile. Ci vediamo a Puerto Varas!!!
Buon vino e nuovi amici a Mendoza
Siamo arrivati a Mendoza dopo un viaggio lunghissimo. L’autobus notturno che avevamo preso a Pucón ci ha lasciato a Santiago de Chile alle 6 della mattina e dopo un ora abbiamo preso quello per Mendoza. Il viaggio durò all’incirca 20 ore considerando anche la classica fermata eterna alla frontiera. Trovare un ostello a Mendoza non fu impresa facile (qui gli ostelli sono disseminati dappertutto e non c’è una zona bene definita in cui si può cercare) anche perché come quasi sempre succede qui in Sud America gli uffici turistici servono a ben poco, alla fine però ne abbiamo trovato uno pulito ed ad un prezzo decente.
Camminare in una grande città dopo aver passato molto tempo in posti molto tranquilli e con poca gente fu una sensazione strana, eravamo un poco disorientati; ci siamo però riabituati presto quando camminando per via Villanueva abbiamo visto la quantità di bar e ristoranti.
Con nuovi amici a Maipú
Il giorno dopo sveglia di buon mattino e via con il bus fino a Maipú dove i nostri amici di cs Javier e Romina ci aspettavano per andare a scoprire i dintorni di Maipú ed andare a degustare del buon vino Mendocino cioè di Mendoza. Maipú è un paesetto piccolino con una piazza veramente carina piena di fiori e tranquillità. Con Romina e Javier siamo andati a visitare il museo del vino che anticamente era la casa della famiglia Gargantini una delle prime famiglie a portare la produzione del vino a Mendoza. Gargantini era di Lugano ed assieme a Giol, un italiano di Udine, volevano “Fare L’america” diciamo che alla fine più che l’America hanno fatto i soldi.
Questa zona e molto arida ma la buona terra, il sole e i sistemi di irrigazione fanno si che sia una delle zone più importanti al mondo per la produzione di vino. Siamo poi passati all’azione visitando la vecchia cantina Giol, in questa cantina non si produce vino attualmente ma si possono vedere le 400 botti che venivano impiegate per immagazzinare il vino. Siamo anche entrati in una botte di metallo (dalla porticina che si usava per pulire la botte) la botte era altissima e profonda 14 metri, non c’era luce e se dicevi qualche cosa dentro l’eco era fortissimo e si ripeteva all’infinito!!!!
Alla fine della visita toccava una cata di vino ed abbiamo provato circa 5 tipi diversi di vino, meno male che poi ci siamo fermati per la strada a comperare delle empanadas cosi almeno abbiamo inzuppato un po’ lo stomaco. Dopo aver riempito la pancia con Javier e Romina siamo andati a Potrerillos una località famosa per il suo lago. Il lago si trova ai piedi della precordigliera e si possono vedere i contorni di alcune montagne alte 6000 metri. In questo lago la gente va a fare la grigliata e a prendere il sole la domenica, noi siamo andati a prendere il sole e a bere un mate parlando del nostro viaggio e del viaggio che Javi e Romina inizieranno tra poco.
Alla sera siamo andati a fare un giro nel Parco di Mendoza dove c’era un concerto e dove abbiamo potuto mangiare un piatto tipico della zona: il pollo al disco che è pollo con verdure e birra o vino davvero buono. La serata la passammo parlando con i nostri nuovi amici e con due dei loro amici. Una cosa che ci ha fatto sorridere è che a Mendoza adesso va di moda tra i ragazzi giovani, parcheggiare nella strada vicino al parco e rimanere davanti l’auto guardando la gente che passa nella strada. Rachele si è sentita come quando a 16 anni stava fuori nel portico del bar del patronato al freddo, quando in realtà nel bar faceva caldo ed era molto più comodo; mah la moda!!!!!
Quando Romina e Javi ci accompagnarono all’ostello ci invitarono a cena nella loro casa il giorno successivo, noi accettammo anche perché ci eravamo trovati molto bene con loro. Quando la mattina ci siamo svegliati abbiamo trovato un messaggio di Romina che ci diceva che, nonostante loro non ospitano durante la settimana, potevamo rimanere a dormire nella loro casa.
Visitando Mendoza
La giornata l’abbiamo passata visitando Mendoza, abbiamo visto le piazze principali e siamo andati in cima al Cerro de la Gloria dove c’è una statua enorme in nome di San Martino delle Ande e da dove si può vedere il panorama che non è un granché, poi abbiamo fatto una passeggiata per il parco che ci è piaciuto molto ed abbiamo verificando i prezzi per affittare una macchina. Siccome affittare una macchina qui sembra essere più caro che in Europa abbiamo deciso di contrattare un tour guidato per visitare la zona di alta montagna che si trova nella frontiera tra Cile e Argentina; normalmente non ci piacciono questo tipo di escursioni ma questa volta era la cosa più conveniente.
Dopo aver parlato il giorno precedente con Romina e Javi ed avere consultato la nostra guida e la mappa e visto i luoghi che pensiamo visitare abbiamo cambiato i nostri piani, abbiamo deciso che la zona di San Juan nel nord dell’Argentina la faremo al ritorno prima di arrivare a Santiago de Chile. Detto, fatto siamo andati a comperare i biglietti per andare a Rosario tra due giorni. Alla sera Javi è venuto a prenderci all’ostello e siamo andati a casa sua a cenare, ci ha preparato una pizza fatta in casa che per essere fatta in casa era buonissima un miliardo di volte migliore della mia. Ma dico io dovevo venire in Argentina per imparare come si fa la buona pizza fatta in casa? Proverò a farla e se mi viene bene vi svelerò il segreto. Con una buona pizza due chiacchiere e un vinello abbiamo passato una serata fantastica in compagnia dei nostri nuovi amici.
Escursione “Alta Montagna”
Dato che il mattino ha l’oro in bocca ci siamo svegliati alle 6 per prendere il bus del tour che parte da Mendoza. La prima fermata fu Potrerillos e per fortuna che noi ci eravamo già stati la domenica con un sole che spaccava le pietre perché quel giorno era tutto nuvoloso, i colori erano spenti e della pre cordigliera nemmeno l’ombra. Dalla seconda fermata a Uspallata il sole cominciò a onorarci della sua presenza e non ci abbandonò per tutto il giorno; meno male!
Uspallata è un paesetto di 4 gatti che solo ha 2 cose un casinò per i camionisti che durante l’inverno quando c’è molta neve devono fermarsi li vari giorni nell’attesa che la strada sia di nuovo accessibile, ed il bar dove si conservano alcuni pezzi della scenografia di “Sette anni in Tibet” e dove Brad Pitt andava a mangiare durante la registrazione del film. Si, non mi sono sbagliata, il film sette anni in Tibet è stato girato in Argentina!!!!!!! Buona parte della strada che stavamo percorrendo passava al lato di una valle enorme dentro della quale scorre un piccolo fiume (che tempo fa era un grande fiume) dall’altro ci sono montagne altissime; la sensazione era di essere un essere minuscolo dentro una lattina (il bus), sensazione ricorrente in questo paese.
Noi siamo rimasti con il naso attaccato al finestrino come 2 bambini tutto il tempo! Le successive 3 fermate per noi sono state le più belle e incredibili: la prima è stata nel Ponte del Inca che è una meravigliosa, imponente e incredibile creazione della natura in sostanza è un ponte naturale sotto il quale scorre acqua solforica che da alle pareti del fiume un colore giallo ocra e svariati altri colori in più veniva usata come acqua termale per riscaldarsi durante i freddi inverni. Siamo rimasti a contemplare questa incredibile meraviglia un bel po’ e la verità che saremmo potuti rimanere li molto ma molto più tempo.
La seconda fermata è stata in un punto panoramico da dove si vede il monte Aconcagua che è il monte più alto dell’emisfero sud con 6962 metri è imponente anche se noi lo abbiamo visto da 40 km di distanza.
La terza fermata è stata a 4200 metri dove il nostro mini bus è salito di 1000 metri in pochi km per una strada di sassi e con un precipizio al lato. Dava un po’ di caccarella ma confidavamo negli autisti che fanno questo tragitto tutti i giorni. Arrivati in alto la altura si è fatta un po’ sentire nella respirazione un po’pesante, non eravamo mai stati così in alto!!! In questo luogo si viene per vedere il Cristo Redentore, una statua enorme che simboleggia l’amicizia tra Cile e Argentina in sostanza con una gamba sei Cile e con l’altra in Argentina forte no?
Dopo tutto queste fatiche e emozioni siamo scesi a 3000 metri e ci siamo mangiati i nostri panini di mortadella; che fame avevamo!!! Qui abbiamo visitato una stazione dei treni abbandonata e siamo rientrati a Maipu dove Javier ci è venuto a prendere per andare a casa. Alla fine abbiamo fatto bene a contrattare il tour anche perché avevamo una buona guida, Gustavo, un ragazzo simpatico e giovane ed un cs!!!!
Il giorno successivo non abbiamo fatto un granché, ci siamo svegliati tardi e siamo andati a prendere Romina al lavoro, abbiamo preparato melanzane ripiene alla maniera veloce e abbiamo mangiato anche con Javier che nel frattempo ci ha raggiunto. Verso sera Javi ci ha portato a prendere il bus direzione Rosario!!!!!
Javi, Romina moltissime grazie per la vostra ospitalitá e amicizia, speriamo di vedervi in Perú!!!!
Rosario: incontro con vecchi amici e con i pattini!!!!!!
Arrivati a Rosario la mattina dopo un viaggio durato tutta la notte, ci siamo subito diretti dove lavora la nostra amica Patricia che ci ospitava durante la nostra permanenza a Rosario. Patricia (per gli amici Pato) l’abbiamo conosciuta l’anno scorso quando è venuta a Barcellona durante il suo viaggio in Europa. Anche lei è una pattinatrice accanita, e con Rachele visitarono tutta Barcellona in pattini. Al rincontraci ci siamo salutati con un forte abbraccio eravamo tutti super contenti di rivederci; poi siamo andati a casa sua per rilassarci.
Il suo appartamento si trova nel centro in un edificio abbastanza antico, è piccolino ma molto comodo e accogliente e come direbbe Pato: “casa piccola ma cuore grande!” Al rientro di Pato dal lavoro siamo andati a fare un giro sul “lungomare” in realtà è una camminata lungo il fiume Paraná. C’era un sacco di gente che faceva vari tipi di sport (corsa, pattini, skateboard ecc..) hanno perfino costruito un capannone in cui si può andare a correre con le bici da cross. In questa zona ci sono dei ristoranti abbastanza caratteristici perché sono localizzati nell’argine del fiume e per entrare bisogna scendere con un ascensore. Ci sarebbe piaciuto mangiare qui ma il prezzo non ce lo permetteva ed alla fine siamo capitati in una specie di circolo sportivo dove facevano una grigliata a prezzo accessibile e tanto per cambiare abbiamo mangiato carne jajaja!!!
Il giorno successivo siamo andati a visitare la città di Rosario. A noi la città è piaciuta e per certi aspetti ci ricordava Barcellona. Siamo andati per la zona pedonale fino al monumento della bandiera. Questo monumento è enorme non abbiamo mai visto un monumento che occupi tanto spazio! Qui si possono trovare varie informazioni sulla storia della bandiera Argentina.
Camminando, camminando siamo poi arrivati al fiume Paraná dove abbiamo mangiato un panino caldo nel parco. Dopo pranzo con la pancia piena abbiamo fatto come fanno i Rosarinos (la gente locale) siamo andati a passeggiare lungo il fiume e sempre come fanno i locali ci siamo seduti a rilassarci. L’acqua del fiume è marrone per via del fondo fangoso, in ogni caso non crediamo sia più di tanto pulita dato che è l’unica via di accesso alla città per mare e passano moltissime navi. In ogni caso molte persone locali fanno il bagno e ogni sorta di sport acquatico in queste acque. La verità è che a noi non ci ha fatto molta voglia di buttarci.
Rosario è una città molto conosciuta in Europa per due personaggi molto famosi: Messi e Che Guevara. Messi è presente da tutte le parti qui a Rosario tutti hanno una maglietta del Barca o del Albiceleste con il suo nome. Ultimamente hanno anche fatto una pubblicità con Messi per promuovere il turismo della città. Di Che Guevara invece si possono incontrare la casa natale e vari monumenti in suo ricordo come una statua (situata fuori della città) ed un altro monumento situato in centro. Il pomeriggio siamo rientrati a casa ed abbiamo bevuto mate con Pato.
Come buoni Argentini e nel rispetto della cultura locale qui abbiamo bevuto un sacco di mate; bhé dicono che fa molto bene e poi se ti abitui il gusto tanto male non è, quindi a bere mate a go go!!! La sera Pato fu a prendere l’auto di suo padre e ci portò a vedere il Ponte Vittoria che connette la città di Rosario con quella di Santa Fe’. Qui ci siamo rilassati bevendo una birretta vicino al fiume.
Il giorno successivo, sabato, Patricia non lavorava, così dopo esserci alzati con molto comodo siamo andati a prendere il sole nella spiaggia lungo il fiume. Dopo aver mangiato un altro panino caldo con bife de chorizo, buonissimo, Gábor è andato a comprarsi un gelato di Dulche de Leche (per noi è il toffee) ed ha passato il pomeriggio leggendo e bevendo mate seduto in una sedia da spiaggia che aveva portato Patrcia. Siccome era super rilassato noi ragazze abbiamo iniziato a chiamarlo Re Gábor.
Prima di rientrare a casa ci siamo fermati a prendere la carne per la grigliata della sera con il nostro amico Juan e con Patricia naturalmente. Juan è un ragazzo di cs che avevamo ospitato a Barcellona e così abbiamo colto l’occasione per fare un cenetta nel cortile di casa sua dove c’è un barbecue. Ah non vi abbiamo detto che qui la maggior parte dei condomini ha un barbecue comune, del resto “el asado” è una cosa super tipica in Argentina e gli Argentini lo mangiano tutte le domeniche. A noi, che non piace molto la carne facciamo un po’ fatica a mangiare qui jajajaja!!!! Scherzi a parte, la carne qui è talmente buona che anche il vegetariano più rigido la mangerebbe!!!
Juan venne a prendere Gábor a casa di Patricia mentre Patricia e Rachele erano andate a pattinare. I ragazzi con la birretta le ragazze con i pattini, perfetto!!! Era da quando siamo partiti che Rachele aspettava questo momento e la voglia di pattinare era tantissima. Patrcia le procurò un paio di pattini e anche se erano 5 numeri più grandi del suo piede Rachele era super contenta, l’importante era pattinare!!! Il percorso non era molto lungo ma si divertirono moltissimo! I ragazzi di Rosario Rollers sono tutti simpatici e la accolsero molto bene.
Le regalarono perfino una maglietta ufficiale del gruppo, così adesso si sente un po’ parte anche di questo fantastico gruppo. Che peccato che dobbiamo andarcene così presto, Rachele quando incontra un paio di pattini ed un gruppo di pattinatori, che abbiamo visto sono matti pure qui, non se ne andrebbe più; ma come si dice in gergo “pattinatore” il percorso continua e anche noi dobbiamo continuare il nostro!
Quando le ragazze arrivarono a casa di Juan i ragazzi avevano preparato tutto avevano cucinato un pezzo di carne che qui si chiama cuadril, ossetti di manzo, cervello, reni e pannocchie di grano. Era tutto talmente buono che avrebbe risuscitato un morto!!! In piú il cuoco che avevamo, Juan è incredibilmente bravo, si vede che sa fare “el asado”!!!! Ci siamo divertiti un sacco a mangiare, bere, chiacchierare e ridere.
Il giorno successivo ci siamo svegliati con tutta la calma del mondo, ci siamo preparati, abbiamo mangiato qualche cosa e ci siamo diretti a prendere il bus per Buenos Aires. Abbiamo salutato Patricia con un forte abbraccio, anche lei veniva a Buenos Aires ma con un autobus diverso, andava a vedere il concerto di Roger Waters allo stadio del River Plate, immaginate l’invidia di Gábor!!! Pato, siamo molto contenti di avere passato alcuni giorni con te, grazie di tutto, ci vediamo presto e speriamo su ruote!!!! Juan chissà dove ci vedremo la prossima volta per un’altra birretta in compagnia!!! Grazie anche ai Rosario Rollers per la calda accoglienza e per l’uscita splendida!!! E adesso è il caso di dire: “IL PERCORSO CONTINUA!!!!!!!!!”
Buenos Aires: una settimana nella capitale Argentina
Siamo arrivati a Buenos Aires la domenica pomeriggio e dalla stazione di Retiro abbiamo preso un autobus per andare a casa di Estela (la ragazza che ci aveva ospitato la prima notte nel continente americano). Estela è talmente gentile che accettò ospitarci anche questa volta. Siccome siamo stati a Buenos Aires una settimana intera cerchiamo di riassumere ciò che abbiamo fatto senza annoiarvi a morte.
Giorno 1: Riunione familiare e passeggiata in centro
Il nostro soggiorno a Buenos Aires iniziò con un incontro di famiglia. Abbiamo trascorso la mattinata con Miki (il fratello di Gábor) e Feri (un amico di Miki) che erano venuti in occasione di un matrimonio di un’amica di loro due. Siamo stati molto contenti di essere arrivati giusto giusto l’ultimo giorno prima che se ne tornassero in Ungheria. Con loro siamo andati a fare una passeggiata e a bere una birretta. Dopo alcune ore ci salutammo perché loro dovevano andare all’aeroporto per rientrare in Europa.
Noi continuammo la visita della città passeggiando per la Avenida 9 de Julio, che è la strada più larga del mondo dove nel mezzo c’è un obelisco enorme, per la Avenida de Mayo con il Congresso Nazionale e Plaza de Mayo. Questa strada è piena di edifici splendidi e camminando si deve sempre guardare in alto per non perderne nemmeno uno. Siamo passati anche per la calle Florida, una via pedonale piena di negozi e gente, per terminare poi la nostra visita in Plaza de Mayo contemplando la cattedrale, il Cabildo e la Casa Rosada.
Giorno 2: San Telmo e dintorni
Il secondo giorno lo abbiamo dedicato al quartiere di San Telmo. Un tempo abitato da famiglie benestanti, poi spostate verso Recoleta, oggi è una zona umile ma piena di fascino. La principale arteria, calle Defensa, ospita ogni domenica un vivace mercato dell’antiquariato; nei giorni feriali, invece, è costellata di botteghe. Abbiamo passeggiato fino al Parque Lezama e trascorso del tempo in Plaza Dorrego, sempre animata da tangueros che ballano tra i tavolini. Abbiamo visitato anche la Manzana de las Luces, il complesso più antico della città, scoprendo storie affascinanti durante la visita guidata.
La sera Estela ci ha portato in una milonga autentica, frequentata da ballerini locali e non turisti. È stato emozionante osservare come ci si invita a ballare: solo con lo sguardo, come un corteggiamento di altri tempi. Rachele è stata invitata e, anche se non era proprio una professionista, è stato un onore per lei. Un’esperienza diversa rispetto all’Europa, dove spesso entrambi possono invitare.
Giorno 3: Palermo e Recoleta
Quel giorno Gábor non stava molto bene, con raffreddore e tosse, quindi siamo usciti più tardi del solito e siamo andati a Palermo. Palermo è enorme e diviso in Soho e Hollywood, zone piene di ostelli, bar e locali, piuttosto costosi. L’altra zona, invece, è verde e rilassante: abbiamo passeggiato nel giardino botanico e volevamo visitare il Rosedal, ma era chiuso alle 17. Siamo poi andati a piedi verso Recoleta, quartiere elegante con ambasciate e palazzi moderni, passando per il Parco delle Nazioni Unite con il monumento a fiore che si apre e chiude come un fiore vero. Abbiamo scelto il cimitero della Recoleta, ma purtroppo era chiuso.
Giorno 4: Recoleta e Palermo
Il giorno successivo siamo tornati a Recoleta. Gábor era ancora debilitato, Estela sbagliò chiudendo la porta e dovemmo chiamarla al lavoro. Inoltre, c’era sciopero della metro e dovemmo usare un bus, impiegando oltre un’ora. Il trasporto pubblico di Buenos Aires non è semplice: la metro chiude alle 23 e i bus impiegano tanto. Alla fine abbiamo visitato il famoso cimitero della Recoleta, guida alla mano, scoprendo la tomba di Eva Perón e storie interessanti. Poi siamo andati al Giardino Giapponese, carino ma non eccezionale.
Giorno 5: La Boca e centro
Il venerdì mattina siamo stati a La Boca, quartiere tra i più colorati della città. Le case del Caminito, costruite dagli immigrati genovesi, trasmettono allegria e musica tanghera. Tra spettacoli di strada, un sosia di Maradona, una banda di ritmi africani e botteghe di souvenir, l’atmosfera era incredibile. Vicino c’è il famoso stadio del Boca Juniors. Tuttavia, dopo un paio di strade, la zona diventa povera e un po’ insicura.
Successivamente siamo tornati in centro, abbiamo camminato lungo la 9 de Julio (teatro Colón), poi Córdoba e abbiamo comprato il biglietto per l’Uruguay. La giornata è terminata con una cioccolata calda e churros al Café Tortoni, storica caffetteria centenaria.
Giorno 6: Gauchos a San Antonio de Areco
Volevamo conoscere la vita nella Pampa e il mondo gaucho, così siamo andati a San Antonio de Areco, a 100 km da Buenos Aires. Il sabato Estela non lavorava, quindi abbiamo preso l’autobus al mattino. Il paese è tranquillo e sorprende che la chiesa sia dedicata a Sant’Antonio da Padova, lo stesso santo della città di Rachele. A pranzo abbiamo gustato un asado al asador (carne cotta verticalmente) invece che alla parilla.
Mentre cercavamo una estancia, abbiamo incontrato cavalli, lama, padroni gauchos e un forno di fango. Abbiamo bevuto mate nel parco e parlato con due gauchos vestiti a tema. Al ritorno, in un vecchio bar accanto alla stazione, abbiamo sorseggiato un fernet con Coca-Cola insieme a un altro gaucho.
Giorno 7: Tigre e ultima passeggiata
Domenica siamo andati a Tigre, meta di fine settimana per i porteños, con fiumi, sport acquatici e barche. Il posto non ci ha entusiasmato molto. Tornati a Buenos Aires, abbiamo cercato la feria del matadero, ma non si teneva. In compenso abbiamo mangiato empanadas in un bar locale e siamo stati sorpresi dal folklore popolare con balli balli.
La sera abbiamo fatto un giro con Estela per il centro e Puerto Madero, illuminati e vivaci, un finale perfetto per la nostra avventura a Buenos Aires.
Estela grazie mille per averci ospitati una settimana e per averci fatto scoprire la cultura porteña! Un abbraccio enorme, e speriamo di rivederti presto in Europa!!!
Incredibile Iguazú (la parte Argentina)
Le cascate di Iguazú sono una di quelle bellezze che sono uniche al mondo e che tutti vorrebbero vedere almeno una volta nella loro vita. Il nostro viaggio per arrivare fu ricco di avvenimenti e con qualche inghippo. Siamo partiti alla mattina da Montevideo, abbiamo preso un autobus per arrivare a Salto, che si trova in Uruguay vicino alla frontiera con Argentina, qui abbiamo cambiato autobus per arrivare a Concordia in Argentina, ed alla fine abbiamo preso l’ultimo autobus notturno per arrivare a Puerto Iguazú.
Concordia è un paese piccolino ed i viaggiatori si trovano qui solo di passaggio. La strada principale dista circa 15 km dal paese, e per gli autobus di tratta lunga entrare a Concordia rappresenta una perdita di tempo, così la compagnia ti mette a disposizione un taxi che ti accompagna nella strada ed aspetta con te l’autobus corretto. Questo autobus è stato il più comodo in assoluto nel quale abbiamo viaggiato, peccato però che quando mancavano circa 3 ore per arrivare a destinazione l’autobus si è rotto; dapprima abbiamo aspettato il meccanico, che non è mai arrivato a causa di una manifestazione che bloccava la strada, poi per fortuna ci hanno mandato un autobus sostitutivo.
In totale abbiamo passato 2 ore nella stazione di servizio; in tutto questo tempo abbiamo fatto amicizia con le persone locali che erano nel bus con noi e ci hanno raccontato tutti i loro punti di vista su Europa, la crisi e la situazione economica in Argentina. Alla fine eravamo tutti amici. Siamo arrivati a Puerto Iguazú dopo 27 ore di viaggio. Grazie al cielo abbiamo trovato quasi subito un ostello libero, pulito ed economico (era la settimana di Pasqua) che da poco avevano cambiato gestione e la proprietaria doveva farsi conoscere così faceva buoni prezzi. L’ostello si chiama Irupe Hostel.
Puerto Iguazú non offre molto al turista, le persone alloggiano li per andare a vedere le cascate di Iguazú e l’unica cosa che vale la pena visitare nella cittadina è Hito Tres Fronteras dove si incontrano i fiumi Paraná ed Iguazú. Qui c’è un punto panoramico da cui si vedono il lato Brasiliano ed il lato Paraguaiano; in sostanza da qui si vedono tutti e 3 i paesi. A Hito Tres Fronteras abbiamo conosciuto Luci, una ragazza spagnola con la quale abbiamo parlato un bel po’.
Il giorno successivo abbiamo preso il primo autobus per andare al Parco Nazionale di Iguazú a vedere le cascate. Il parco dal lato Argentino è molto grande e ci sono molte cose da vedere, noi, per non vedere tutto di corsa, abbiamo deciso di andarci 2 giorni. Appena entrati nel parco abbiamo incontrato un sacco di animaletti simili a scoiattoli che si chiamano coatis. Questi animali non hanno per niente paura delle persone e si avvicinano a grandi e piccini, occhio, sono sempre animali selvatici quindi bisogna stare un po’ attenti. La prima cosa che volevamo vedere era la Garganta del Diablo (la Gola del Diavolo) la cascata più grande e più famosa del parco. Per arrivare bisogna prendere un trenino che ti lascia davanti della passerella di 1 km che passa sopra alla parte superiore del fiume Iguazú. A mano a mano che ci avvicinavamo alla Gola de Diavolo il rumore dell’acqua si faceva sempre più forte. Con abilità e destrezza abbiamo lasciato tutti indietro ed abbiamo potuto, anche se solo per pochi minuti, goderci lo spettacolo quasi in solitario prima che la montagna di turisti arrivasse. Alla vista di questa meraviglia siamo rimasti di pietra, la cascata è davvero enorme e meravigliosa. La quantità di acqua che scorre è una cosa impossibile da immaginare, il forte rumore dell’acqua e la nebbiolina di acqua che ti viene addosso e ti bagna tutto ti fa sentire parte integrante di questa bellezza naturale.
Dopo aver contemplato e ricontemplato questa stupenda creazione della natura, abbiamo ripreso il treno per andare a percorrere il cammino Inferiore che passa sotto le cascate. Nel circuito ci sono vari punti panoramici con vista alle altre cascate principali ed alla Garganta del Diablo da lontano. Anche queste cascate sono meravigliose, sono tante, e vederle tutte assieme ti sembra di essere in una valle incantata.
Abbiamo deciso poi di fare una cosa tipicamente da turista che però ci è piaciuta molto. Con un gommone con 2 motori super potenti siamo andati talmente vicino alle cascate che ci siamo bagnati dalla testa ai piedi. L’intensità dell’acqua che ti cade sopra ti fa mancare il respiro, il rumore della cascata è fortissimo e tutti gridano più che altro stimolati dal cameraman e dall’adrenalina che ti mette questa esperienza. Fantastico, noi lo consigliamo a grandi e piccini.
Tutti zuppi ma felici, siamo andati ad asciugarci e mangiare un panino nella mini spiaggia dell’isola San Martin (qui ci si arriva con una barca piccolina inclusa nel prezzo del biglietto del parco). Faceva un caldo incredibile così ci siamo asciugati abbastanza in fretta. Soddisfatti e quasi asciutti, siamo andati per il sentiero che c’è nell’isola. Alla fine del sentiero si arriva ad un punto panoramico da cui si vedono le cascate di fronte. Sono talmente tante e talmente belle che anche qui siamo rimasti un bel po’ a contemplarle, ascoltando il rumore dell’acqua e osservando ogni singolo particolare.
In questa parte c’è meno gente così si può stare più tranquilli. Qui abbiamo incontrato vari animali, quello che più ci ha incuriosito è stato un lucertolone grande che passeggiava per il sentiero. Rientrammo dall’isola con l’ultima barca disponibile e terminammo il circuito inferiore prima di uscire dal parco e farci timbrare il biglietto in maniera da pagare solo la metà il giorno successivo.
Il nostro secondo giorno nel parco iniziò con un sentiero che passa nel mezzo della selva, il sentiero Macuco è il sentiero più naturale e selvaggio di tutto il parco. Qui vengono poche persone perché non ci sono grandi cascate ma si, si possono vedere molti animali se si ha fortuna. Noi per cercare di vedere qualche animale camminavamo pianino pianino prestando attenzione ad ogni singolo rumore, ad ogni singolo cinguettio più o meno strano (qui ci sono uccelli che fanno rumori di ogni tipo dai cinguetti più leggeri, a dei rumori come di una sega, o come di un martello etc… rumori strani e forti che non ti sembra vengano da animaletti tanto carini). Sapere che milioni di occhi sono puntati su di te in quel momento, assieme a tutti questi suoni nuovi che un po’ ti inquietano ed un po’ ti incuriosiscono; è un miscuglio di sentimenti contrastanti. Alla fine siamo riusciti a vedere e fotografare un armadillo, varie lucertole, molte farfalle di colori differenti e bellissime (Rachele va matta per le farfalle) ma il piatto stella fu vedere un serpente verde che si stava mangiando un animaletto.
Alla fine del sentiero si arriva ad una piccola cascata, diciamo che il bello è il sentiero, non dove arriva. Quando quasi eravamo usciti dal sentiero si alzò un vento fortissimo ed il cielo diventò rapidamente nero; di li a poco iniziò una pioggia torrenziale; meno male che ci dette il tempo di arrivare in una zona del parco coperta. Abbiamo approfittato per mangiare i nostri panini e dopo la tormenta abbiamo preso il treno e, fiduciosi nel fatto che molti turisti spaventati dal tempo se ne erano andati, siamo ritornati alla Garganta del Diablo; c’era gente, ma non moltissima (almeno quando siamo arrivati noi) il cielo non era splendido come il giorno prima ma c’era meno vento, quasi non ti veniva acqua addosso e si poteva vedere la Gola ancora meglio fino in fondo dove cade l’acqua. La nostra seconda giornata terminò con la visita all’ultimo percorso che ci mancava il percorso superiore, da qui si vedono le cascate dall’alto.
Verso l’ora di chiusura siamo usciti dal parco super emozionati, per avere potuto vedere questo spettacolo naturale così da vicino ed essere entrati in contatto con la selva che la circonda. Il lato Brasiliano delle cascate ed il Brasile ci aspettano!!!!!
La Quebrada de Humahuaca
Ancora una volta abbiamo attraversato la frontiera tra Cile de Argentina, siamo usciti dal Cile a San Pedro de Atacama e dopo due ore di viaggio attraverso il passo di Jama siamo arrivati alla frontiera Argentina. Il viaggio è iniziato in una maniera un po’ strana; arrivati alla frontiera Cilena abbiamo dovuto aspettare due ore dei passeggeri che erano in ritardo e che avevano perso il bus a Calama.
Ancora oggi non sappiamo chi erano queste ragazze per aver fatto in maniera che il bus le aspettasse, normalmente se lo perdi sono cavoli tuoi. Il paesaggio che si vede in questa tratta è bellissimo, si passa vicino a montagne innevate, ad alcune lagune e ad una salina abbastanza grande. Siamo arrivati a Purmamarca che era già sera. Purmamarca è un paesetto abbastanza turistico e gli ostelli e hotel sono cari, per fortuna abbiamo trovato alloggio a buon prezzo in una casa privata. Il proprietario era molto gentile e nella stanza c’era il riscaldamentoooooo!!!!!! Yuppi!!!!! Ti amiamo Argentina!!!!!!!!!!!
La mattina abbiamo fatto una passeggiata, Purmamarca è pittoresco e ha come sfondo la montagna dei sette colori che è una meraviglia!!!!!! Purmamarca si trova nella zona che si chiama Quebrada de Huamahuaca, la quebrada è un tipo di valle con formazioni rocciose molto interessanti e distinte. Dato che eravamo molto contenti della nostra sistemazione, abbiamo deciso di rimanere qui 2 notti e di vistare la vicina Tilcara durante il giorno. Tilcara è un paesetto un po’ più grande di Purmamarca, tutto sommato è carino ma a noi è piaciuta di più Purmamarca.
A Tilcara abbiamo visitato il Pucarà che è una fortezza Inca, peccato però che è stata tutta ricostruita senza rispettare l’architettura Inca ed in più come monumento agli archeologi hanno costruito una piramide Maia; furbi sono stati, niente a che vedere con gli Inca!!!! Per fortuna la Gola del Diavolo salva la reputazione alla città. La Gola del Diavolo si trova nel fondo di una valle a 4 km dal paese e ci si può arrivare in macchina o a piedi attraverso un facile sentiero.
Qui ci sono pareti di roccia abbastanza profondi sotto le quali passa un fiume. Il sentiero continua poi, verso una cascata di 14 metri alla quale si arriva attraversando il fiume saltando di pietra in pietra molte volte. Qui abbiamo conosciuto una coppia di ragazzi Argentini con i quali abbiamo passato il pomeriggio.
Il giorno successivo siamo andati a vedere la montagna dei sette colori. E’ una montagna bellissima con un sacco di colori differenti sembra una grande torta con tipi diversi di creme.
Siamo saliti poi ad un punto panoramico dal quale si vede la montagna dei sette colori da davanti con il paese sotto; una vista mozzafiato!!!!
Al pomeriggio abbiamo preso il bus per Humahuaca, l’idea era di passare una notte lì ma arrivati alla stazione abbiamo visto che giusto giusto stava per partire il bus per Iruya, un paesetto in una valle che ci avevano detto essere prezioso. Cambio di programma; andiamo a Iruya. Il viaggio è durato circa 4 ore per una strada di terra e sassi, il paesaggio è molto bello ma lo stesso il viaggio dura un’eternità!!! In più entra tanta polvere che non si immagina nemmeno!! Considerando la quantità di alloggi che abbiamo visto, questo paesetto in alta stagione deve essere un delirio di turisti. Alla sera per trovare un posto dove mangiare abbiamo dovuto cercare per tutto il paese, non c’era nulla di aperto solo un piccolo ristorante che aveva 3 piatti in croce. Qui abbiamo conosciuto Candela, una ragazza di Buenos Aires molto simpatica con la quale poi, abbiamo condiviso una parte del viaggio.
La mattina abbiamo fatto colazione nella terrazza dell’ostello con vista alla montagna e poi ci siamo diretti al punto panoramico che si trova in una collina sopra il paese, qui abbiamo conosciuto una coppia di Argentini con i quali abbiamo parlato un po’ e ci siamo scambiati consigli di viaggio.
Abbiamo pranzato in un altro ristorante dove abbiamo ritrovato Candela e tutti e tre abbiamo preso il bus di rientro a Humahuaca. A Humahuaca solo siamo rimasti alcune ore, abbiamo visitato il centro, la piazza principale ed il monumento all’indipendenza. Humahuaca è un posto carino ma Purmamarca e Iruya sono migliori.
Con Humahuaca finisce la nostra visita a la Quebrada de Humahuaca. Iniziamo a scendere verso Mendoza; Salta ci aspetta!!!!
La preziosa Salta!!!
Il viaggio da Humahuaca a Salta è stato abbastanza stancante, la prima mezz’ora siamo dovuti rimanere in piedi perché non c’era posto. Il bus arrivò a Humahuaca con mezz’ora di ritardo e come se non bastasse, oltre al danno la beffa, dopo dieci minuti di viaggio abbiamo dovuto fermarci ad un posto do polizia per un controllo. Il bus veniva dalla frontiera con Bolivia e molte volte le persone comprano molte borse di coca per poi trasformarla in cocaina. Per fortuna abbiamo spiegato al poliziotto che venivamo da Humahuaca e non ci ha aperto lo zaino, sennò sarebbe stata una rottura tirare fuori tutto per poi rimetterlo dentro. Alla fine siamo arrivati a Salta con alcune ore di ritardo, meno male che Candela conosceva un buon ostello nel quale ci siamo sistemati tutti e tre in una stanza.
La mattina ci siamo svegliati, abbiamo fatto colazione e con tutta calma a mezzogiorno siamo andati con Candela all’ufficio turistico per informarci sulle cose da vedere nella zona. Abbiamo pranzato in una baracca vicino ad un lago ed abbiamo continuato la visita alla città. Salta è una città grande e si trova di tutto, la cattedrale e sopratutto la chiesa di San Francesco sono due chiese imponenti e belle.
Ció che più ci è piaciuto è stato il museo di Alta Montagna nel quale si trovano i corpi di tre bambini che gli Inca avevano sacrificato per omaggiare agli dei. Venivano scelti i bambini più perfetti, più belli ed era un grande onore essere sacrificati. I bambini venivano drogati ed accompagnati in cima alla montagna, qui venivano seppelliti e morivano di ipotermia. Grazie all’altitudine ed alla mancanza di ossigeno questi corpi si sono conservati in una maniera spettacolare, hanno 500 anni e sono in perfetto stato. Nel museo usano strumenti molto sofisticati per mantenere i corpi alle stesse condizioni nelle quali sono stati trovati. Espongono solo un bambino per volta e questo rimane in esposizione 6-8 mesi dipende dallo stato di degradazione. Noi abbiamo visto il bambino, sembrava stesse dormendo, la pelle i capelli ed i vestiti sono perfettamente conservati, una cosa incredibile!!!!
Alla sera Candela ci ha invitato a cenare in una Peña, una delle più famose di Salta. La peña è un posto dove si può assistere ad uno spettacolo di balli e canzoni popolari. La cena è stata deliziosa e le canzoni e i balli molto piacevoli, ci siamo divertiti molto.
Il giorno successivo, levataccia per andare a vedere Cachi, un paesetto che si trova nella valle de Calchaquies. Abbiamo comperato il tour con l’agenzia Guadalquivir, dove le ragazze ti servono con una gentilezza estrema e risolvono tutti i dubbi che una persona può avere relativamente al nord Argentina. Se passate di là dite che venite da parte di surfingtheplanet.com. Prima di arrivare a Cachi abbiamo fatto alcune fermate per apprezzare il paesaggio; abbiamo visto montagne dai colori fantastici, una valle molto profonda, montagne innevate ed una enorme distesa di Cactus.
Cachi è un paesetto carino, assomiglia ad un paesetto del sud della Spagna.
I nostri compagni di viaggio erano persone molto divertenti e piacevoli, erano tutti Argentini e noi abbiamo buon feeling con gli Argentini in generale. Rientrati a Salta abbiamo preso un bus notturno per Cafayate, un’altra Quebrada ci aspetta!!!!
Cafayate e la Quebrada de las Conchas
Siamo arrivati a Cafayate abbastanza tardi la sera, meno male che l’ostello era ad un tiro di schioppo da dove ci aveva lasciato il bus. Eravamo stanchi morti per non avere dormito molto negli ultimi giorni, così ce ne andammo a letto quasi di immediato.
Abbiamo fatto colazione con Alejandro, un ragazzo Argentino che ci ha raccontato di avere visitato la Quebrada de las Conchas con un guida locale che gli ha fatto fare un giro diverso da quello che fanno tutti i normali tour, ci piacque l’idea così accompagnammo il ragazzo a prendere il bus ed a conoscere Leo, il guida del quale ci aveva parlato. Leo ci sembrò una persona molto interessante, ha vissuto molti anni in Canada ed ha viaggiato per il mondo quattro anni di seguito.
Con Leo siamo andati a fare un giro per il paese e dopo aver mangiato alcune empanadas, con lui siamo andati a visitare la Quebrada de las Conchas. Con noi c’era anche una coppia di Buenos Aires. Abbiamo iniziato la visita dall’anfiteatro che è un posto con delle pareti di roccia altissime ed un’acustica incredibile dalla quale viene il nome di anfiteatro, qui molte volte ci sono persone che suonano e cantano, noi non abbiamo avuto la fortuna di vederne uno. Siamo andati poi alla Garganta del Diablo (Gola del Diavolo) dove abbiamo fatto un piccolo trekking tra le rocce. Abbiamo visto il panorama che si vede dal punto panoramico delle tre croci, dal quale si vedeva tutta la valle, il fiume e le montagne; molto suggestivo.
Il posto in cui abbiamo trascorso più tempo è stato a Yesara, siamo rimasti un’ora e mezza camminando tra le differenti formazioni rocciose.
Ci avevano parlato bene di questo posto, la verità è che a noi ci ha impressionato in una maniera incredibile, uno dei posti più belli che abbiamo visto!!!! Vedere tutte queste montagne di colori differenti e di formazioni rocciose differenti è stato come stare in un sogno. E’ incredibile come nello stesso posto si siano potute formare rocce tanto differenti è un posto magico che ti cattura!!!!!!!!
Leo ci ha spiegato anche come riconoscere le pietre che hanno dentro pirite. Nel momento meno opportuno la batteria della macchina fotografica si scaricò e ci toccò correre in macchina per recuperare quella di riserva.
Al rientro a Cafayate ci siamo fermati in un posto che si chiama Castillos che è un posto di rocce rosse che davvero assomiglia ad un castello.
Quando il sole scese siamo andati in un altro posto magico in cui le rocce sono altissime e rosse, da qui abbiamo contemplato i colori del tramonto, la vista della montagna e delle rocce che con la luce del tramonto erano ancora più rosse. Ci trovavamo di fronte ad un incredibile spettacolo, talmente bello da toglierci il fiato.
Siamo rientrati a Cafayate super contenti e con molta voglia di ritornare qui un giorno per rimanere un po’ più a lungo. Per la cena abbiamo mangiato un bel pezzo di carne e delle zucchine. Siamo andati a letto presto perché il giorno dopo dovevamo alzarci alle 5 per prendere il bus per Tafi del Valle.
Arrivati a Tafí del Valle siamo andati a vedere la città dall’alto di una momtagna, abbiamo poi pranzato con un piatto di Locro che è un piatto tipico della zona fatto con mais, carne e trippa. Per il nostro gusto non era speciale. Il pomeriggio abbiamo incontrato un signore che ci ha offerto un passaggio a Tucuman allo stesso prezzo del bus, così non abbiamo dovuto aspettare il bus di linea. Con noi c’era Fabiana, una produttrice televisiva di Buenos Aires con la quale abbiamo fatto amicizia e che ci aiutò dandoci un contatto per andare a visitare il parco di Ischigualasto, la prossima destinazione. Arrivati a Tucuman abbiamo salutato Fabiana ed il signore della macchina ci ha fatto fare un mini giro turistico prima di portarci alla stazione degli autobus. San Juan ci aspetta!!!!!!!!!!!
Il Parco Ischigualasto e gli ultimi giorni in Argentina
Dopo il millesimo viaggio notturno in bus, siamo arrivati a San Juan dove all’uscita del bus abbiamo dovuto affrontare un grande nemico sopratutto per Rachele…. il freddo!!! Fu il momento nel quale abbiamo realizzato che davvero qui è inverno!!! Sapevamo che non era estate, ma nel nord Argentino e Cileno avevamo trovato temperature miti… qui di mite c’è proprio poco hahaha!!! Pensare che da casa ci dicono che lí ci sono 30 gradi…. che invidia!!!!!
Per visitare il Parco Ischigualasto il miglior punto di partenza è da San Augustin de Valle Fértil un paesetto pittoresco al quale si arriva in 4 ore di bus da San Juan. Per San Augustin ci sono solo 2 bus al giorno quindi abbiamo dovuto aspettare le 14; nell’attesa ci siamo rifugiati al caldino di un bar con internet.
Arrivati a Valle Fertil abbiamo scoperto che eravamo quasi gli unici turisti del paese. Nell’ostello Campo Base Valle de la Luna a parte noi c’era solo un’altra ragazza. Per fortuna che i ragazzi che lavorano li erano molto simpatici cosí almeno ce la siamo passata bene.
Eravamo arrivati li appositamente per vedere il Parco Ischigualasto (detto piú semplicemente Valle della Luna, anche se in Sudamerica ce ne sono un sacco di Valle della Luna) ed il Parco Nazionale Talampaya; il problema è che per organizzare un tour servono un minimo di quattro persone e noi eravamo solo due. Che fare? O pagavamo per quattro, cosa che non ci sembrò il caso, o trovavamo un’alternativa.
Alla fine abbiamo deciso di andare facendo l’autostop; la zona ci hanno detto essere molto sicura ed è la unica alternativa per riuscire a vedere almeno uno dei due parchi. Alle 9.00 della mattina eravamo già all’uscita del paese per vedere se qualcuno ci caricava. Non abbiamo dovuto aspettare molto, un signore molto gentile ci portò fino al paese vicino; qui abbiamo dovuto aspettare un po’ per essere caricati di nuovo, passavano poche auto e non sembravano aver voglia di caricarci. Dopo circa mezz’ora un camion di operai si fermò e ci caricó fino a Baldecitos dove c’è lo svincolo che porta al parco.
Da qui mancano ancora 20 km circa. Per fortuna c’era una inaugurazione di una centrale elettrica di energie rinnovabili o qualche cosa di simile ed il polizia incaricato di mandare a parcheggiare le auto ci dette una mano e fermò tutte le macchine che andavano al parco per chiedere se ci potevano caricare. Dopo un po’ arrivò un auto con due signore che accettarono di darci un passaggio per arrivare al parco e furono talmente gentili che ci permisero anche di visitare il parco in auto con loro. Questo parco si visita in auto e si fa una coda di macchine; nella prima mcchina c’è il guida. Il Parco Ischigualasto è un parco con rocce dell’epoca triassica. Abbiamo fatto varie fermate nei punti piú interessanti da dove abbiamo potuto contemplare il paesaggio ed ascoltare le spiegazioni della guida.
Il bruco, è una formazione rocciosa la cui forma ricorda appunto, quella di un bruco. Qui abbiamo potuto vedere alcuni petroglifi nella roccia. Il punto panoramico della Valle della Luna è stata la fermata forse più impressionante; la superficie assomiglia a quella lunare e durante le notti di luna piena la luce della luna si riflette nella terra e davvero sembra di essere nella luna.
Abbiamo visto diverse formazioni rocciose: delle palle di pietra, delle rocce a forma di Sottomarino e di Fungo.
Il Sottomarino ed il Fungo ci sono piaciuti moltissimo, sono davvero molto particolari ed impressionanti e non solo per la formazione rocciosa ma anche per il paesaggio che gli fa da sfondo; una parete di rocce rosse alte… uno spettacolo!!!!
Il parco ci è piaciuto molto, la cosa migliore peró è stato conoscere Micaela e Nacho una coppia di Argentini di Córdoba. Con Nacho e Micaela abbiamo condiviso la ultima parte della nostra permanenza in Argentina fino a Mendoza. Loro stavano visitando il nord Argentina in macchina e come noi andavano fino a Mendoza. Rientrando tutti e quattro a San Augustin de Valle Fértil abbiamo visto il tramonto ed all’orizzonte è apparsa una luna pienissima ed enorme. Il colore della luna all’inizio sembrava più da sole che da luna, inutile dire che ci siamo fermati a guardare lo spettacolo ed a fare 10000000 di foto.
Arrivati all’ostello a Valle Fértil abbiamo cucinato un bel piatto di spaghetti alla carbonara ed abbiamo chiuso in bellezza questa fantastica giornata.
Nella strada per Mendoza, con Micaela e Nacho ci siamo fermati in un posto molto speciale per gli Argentini: il monumento della Defunta Correa. La Defunta Correa è una signora che andò a cercare il marito che era andato in guerra o qualche cosa di simile e durante il cammino morí di sete, il suo bimbo però si salvò perché continuò a bere il latte dal suo seno. Molte persone vengono a chiedere favori alla Defunta Correa e, se il desiderio si realizza, le portano un regalo. Nel monumento si puó incontrare di tutto, miniature di case e di aziende, macchine, vestiti da sposa etc…. Ció che abbiamo visto di più sono state le miniature di case delle persone che ringraziavano per essere state aiutate a realizzare il loro desiderio.
Arrivati a Mendoza grazie ad i nostri amici Romina e Javi (che avevamo conosciuto in marzo) abbiamo scoperto che la frontiera tra Argentina e Cile era chiusa a causa neve. Ci siamo sistemati in un hotel con Micaela e Nacho, ed alla sera siamo usciti tutti e quattro con Romina e Javi; ci siamo divertiti molto tutti assieme!!
Il giorno successivo la frontiera era ancora chiusa cosí abbiamo approfittato per riposare un po’ sempre tenendo sotto controllo lo condizioni della frontiera. La sera siamo andati con Micaela e Nacho a mangiare una pizza argentina sperando di poter lasciare il paese il giorno successivo. Micaela e Nacho è stato un piacere conoscervi, speriamo di vedervi in Tailandia!!
La mattina abbiamo deciso di andare alla stazione dei bus per vedere se i bus diretti in Cile partivano o meno. Si, partivano, abbiamo potuto prenderne uno, ma non è stato semplice entrare in Cile perchè con la neve le procedure per entrare in Cile erano molto piú lente del solito, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Arrivati in Cile siamo stati a Santiago due giorni dove abbiamo visitato il centro, ma non abbiamo avuto il tempo di visitare con calma la città, ma ci siamo ripromessi di tornare per vedere tutto con calma.
Il nostro viaggio in Cile è continuato, a breve altre avventure da questo paese con paesaggi incredibili e chilometri di strade a perderci di vista.
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