Scritto da Rachele Cervaro
Viaggiare in Nuova Zelanda per un mese è stata un’esperienza che ha combinato natura spettacolare, avventura e tranquillità nelle giuste dosi. Durante queste settimane ci siamo dedicati a scoprire sia l’isola Nord sia l’isola Sud, con i loro paesaggi vari che spaziano da spiagge e foreste a montagne e fiordi. In questo diario di viaggio condividiamo giorno per giorno i nostri itinerari, momenti speciali, consigli pratici e alcuni dettagli utili per pianificare un’avventura simile.
Abbiamo scelto di esplorare il paese con un campervan, che ci ha permesso grande libertà di modificare i piani sul momento e di soggiornare in luoghi incredibili, talvolta circondati solo dal silenzio e dalla natura. Abbiamo anche alternato attività all’aperto a visite di paesi e città, cercando sempre un equilibrio tra esplorare e godersi tutto con calma. In questo post ti abbiamo riassunto il racconto del nostro viaggio.
Auckland
Alla fine, dopo 3 ore di ritardo dell’aereo a causa di un motore che si era rotto, con un po’ di paura in corpo lasciamo il continente Sudamericano per scoprirne un altro: Oceania. Non eravamo mai stati così lontano da casa
Il primo paese che andiamo a visitare in questo continente è Nuova Zelanda. Siamo arrivati a Auckland freschi e riposati come due rose dopo 14 ore di viaggio. All’aeroporto c’era il nostro amico Boris ad aspettarci. Boris non è un Kiwi, è un couchsurfer Russo che si è trasferito in Nuova Zelanda. Il tempo ci dette il benvenuto con una pioggia torrenziale che quasi non smise fino a che non abbiamo lasciato la città. Con Boris, Maria e Andrew abbiamo trascorso le nostre giornate a Auckland.
Auckland non è la capitale della Nuova Zelanda ma è la città più grande e forse la più importante del paese. In questo paese le città grandi non sono molto grandi, ed Auckland ci sembrò molto tranquilla. Ciò che si nota fin dal primo momento è che esistono persone più ricche e più povere ma il divario tra ricchi e poveri non è molto grande, è una società del benessere. Questa sarà una delle ragioni per cui la Nuova Zelanda è considerata come uno dei paesi più sicuri al mondo. Con Boris, Maria y Andrew abbiamo fatto un giro in macchina per la città (pioveva a dirotto), ad Auckland non ci sono grandi cose da vedere ma l’atmosfera che si respira è di tranquillità e di una città multiculturale nella quale deve essere abbastanza piacevole vivere.
Il giorno successivo, dato che non pioveva molto, siamo andati a passeggiare un po’ per la città; abbiamo visto l’imponente torre “Sky Tower”, abbiamo passeggiato per il parco Victoria, per la strada principale e per il porto. Il tempo non ci permise di fare molte altre cose ed in più Rachele aveva un raffreddore tremendo.
Di passaggio ci siamo fermati in un ufficio turistico, qui si chiama “i-Site”, per recuperare alcune informazioni sul paese, è una cosa incredibile, qui l’ufficio turistico ha depliants, brochure di tutto ciò che si può visitare nel paese, cartine stradali, informazioni su campeggi, hotel e ostelli. È la prima volta in vita nostra che vediamo un ufficio turistico tanto organizzato e tanto dedicato al turismo. Questi Kiwi sono proprio avanti
Many Thanks Boris, Maria and Andrew for your hospitality, we hope to meet you somewhere one day
Domani iniziano le nostre avventure alla scoperta del paese dei Kiwi con un amico molto speciale……. non perdetevi il prossimo post
Coromandel
Iniziano le nostre avventure a bordo di Speedy. La prima cosa che abbiamo fatto è stato andare ad un Pack’n Save, che è una catena di supermercati di gran lunga i più economici del paese, a fare un buona spesa. In più ti regalano qualche centesimo di sconto sulla benzina in determinate stazioni di servizio.
La nostra prima destinazione fu la penisola di Coromandel. Tra definire i dettagli del contratto con l’agenzia e fare la spesa, siamo partiti abbastanza tardi. Il tempo non era un granché, pioveva ad intermittenza. Passando per la costa di Thames siamo arrivati alla cittadina di Coromandel. E’ una cittadina molto piccolina e tranquilla, come del resto tutte qui in Nuova Zelanda, con varie case colorate. Qui come in tutta la Nuova Zelanda alle cinque chiude tutto e non si trova più nulla di aperto, solo i supermercati. Verso sera ci siamo messi a cercare un posto dove poter parcheggiare e dormire.
Per accampare ci sono diverse opzioni:
- Accampare liberamente – è la versione più romantica ed è anche quella che può essere la più cara. Dato che le persone non rispettavo l’ambiente, non si può più accampare liberamente e se lo fai ti puoi beccare una multa molto salata.
- Accampare nelle zone del DOC (Department of Conservation) – in quasi tutte le regioni ci sono zone per accampare che sono mantenute dal DOC. Questi campeggi o sono gratis o se si pagano sono molto economici ma non ti danno nulla c’è solo un bagno ed a volte acqua.
- Accampare in camping privati. In questi camping sempre c’è elettricità, cucina, bagno ed acqua calda. I prezzi sono variabili, ed in questa stagione un po’ più bassi rispetto all’estate.
La prima notte siamo andati ad uno dei camping del DOC, un po’ perché nella parte nord dell’isola nord non fa tanto freddo ed un po’ per vedere come erano. Il camping si trova vicino la spiaggia di “Waikawau Bay”, ci si arriva attraverso una strada di sassi abbastanza buona. Eravamo gli unici in questo camping, non c’era nessuno nemmeno all’entrata; che peccato, non abbiamo potuto pagare…Tanto per cambiare ha piovuto tutta la notte e la mattina ci siamo svegliati con un po’ di freddo. Con il fornello a gas, ci siamo fatti subito un tè ed un caffè caldo per riscaldarci. Una cosa che ci piace molto è fermarci quando abbiamo voglia e farci un tè od un caffè dove e quando vogliamo.
Siamo ritornati a Coromandel passando per un’altra strada lungo la costa, il panorama era bellissimo, si vedevano baie ed il bosco tutto bagnato.
A Coromandel, al posto di continuare per la costa abbiamo preso una strada di sassi in buone condizioni che si chiama “Road 309” e ci siamo fermati a vedere la cascata “Waiau Falls”, a fare una passeggiata in un bosco in cui c’erano molti “Kauris” che sono alberi il cui tronco è di vari metri di diametro e siamo arrivati a Whitianga.
Da qui abbiamo seguito per la costa est della penisola fino ad una strada che si chiama Black Jack Road per poi arrivare ad una spiaggia che si chiama Otama Beach; abbiamo mangiato i nostri panini e per questa giornata finì il bel tempo e si mise a piovere a dirotto.
Le altre spiagge belle che ci sono nella zona le abbiamo viste solo di passaggio; la Cathedral Cove, siamo riusciti a fotografarla in un momento di pietà del tempo e quella di Hot Springs Beach, abbiamo potuto vederla solo dal campervan.
Alla sera siamo andati nuovamente ad uno dei camping del DOC vicino a Waihi anche questa volta eravamo gli unici nel camping. Da quando siamo arrivati la pioggia non ci dà tregua, speriamo migliori nei prossimi giorni.
Hobbiton
Finalmente dopo tanta pioggia un po’ di sole, come si dice:”non può piovere per sempre”. Per celebrare il sole siamo andati a fare colazione nella spiaggia di Waihi Beach. Ci siamo sgranchiti le gambe con una bella passeggiata in riva al mare approfittando del sole.
Seguimmo il nostro itinerario verso l’interno dell’isola nord e la successiva fermata l’abbiamo fatta per soddisfare il lato “friki” di Gábor. Siamo andati a Matamata dove si trova “Hobbiton”, il posto dove girarono parte del film “Il Signore degli Anelli”. A Rachele non interessava molto la cosa, ed il prezzo era esageratamente caro decise però di regalare il tour di Hobbiton a Gábor come regalo di compleanno mentre lei rimase a prendere il sole nel furgone.
Il tour durò più o meno due ore, con una guida molto divertente che raccontò molti retroscena del set. A Gábor piacque moltissimo camminare tra le case degli hobbits, vedere la casa di Bilbo, l’albero “Party Tree”, il lago, mettersi nelle casette degli hobbits etc…
Si vedevano anche le case che hanno costruito per girare il nuovo film “The Hobbit”. La verità è l’area in cui girarono le scene di Hobbiton è molto più grande di ciò che Gábor si aspettava; passeggiò per un’ora intera e non ce la fece a vedere tutto. Un giorno fantastico, è stato un tour incredibile. Gábor rientrò con un sorriso che quasi si mangiava le orecchie.
Lasciato Hobbiton ci siamo diretti alle terre vulcaniche dell’isola nord, la zona di Rotorua, ma questo ve lo racconteremo la prossima volta.
Rotorua, geyser nella città ed il Parco Wai-O-Tapu
Rotorua è una città molto peculiare perché si trova in una zona con molta attività geotermica. Questa è la ragione per la quale puzza a uova marce, in realtà è l’odore a zolfo. Ciò che più ci è piaciuto di Rotorua è stato camminare per l’immenso parco Kairau situato nella città stessa, in questo parco ci sono molti geyser naturali ed è impressionante vedere le aree che sono state appena recintate perché si sta formando un altro geyser. Per noi è stata una sensazione molto strana camminare per le strade della città ed osservare che in molte parti della strada e dei marciapiedi esce fumo.
Siamo andati poi al lago Rotorua, dove abbiamo visto un fantastico tramonto e ci siamo diretti a Waikite Valley dove abbiamo dormito nel campeggio con le piscine termali. In questa zona del paese abbiamo visto molte altre zone in cui usciva fumo e molti altri geyser, qui ce ne sono da tutte le parti. All’arrivo al campeggio sapete come lo abbiamo riconosciuto?
La mattina successiva abbiamo approfittato un bel po’ delle sei piscine termali del campeggio e poi belli rilassati e contenti siamo andati a visitare il parco Wai-O-Tapu dove, come in tutto il territorio, ci sono geyser; tutto il parco è in piena attività geotermica e si possono osservare fiumi di acqua calda.
Varie cose in questo parco ci sono piaciute e ci hanno impressionato: la Artist’s Palette, che è un lago di acqua che bolle nel quale si sono formati dei cerchi in superficie che sono gialli, azzurri e verdi, sembra incredibile che madre natura possa creare queste cose.
Un’altra cosa che ci lasciò a bocca aperta è stata la Champagne Pool che con il suo colore arancione forte ci ha sorpreso ed incantato.
Il Devil’s Bath in cui l’acqua è di un verde fluorescente che sembra acqua che viene da un altro pianeta, e per ultimo ma non per questo meno importante, il lago Ngakoro Waterfalls con il suo fantastico panorama.
Terminata la visita del parco siamo andati a vedere la Mud Pool che è un lago con fango che bolle, un’altra cosa un po’ particolare che sembra impossibile che sia stata creata dalla natura.
Il pomeriggio a bordo di Speedy ci siamo diretti a Taupo per vedere il lago Taupo, per la strada ci siamo fermati alla cascata di Huka Falls, che è la più conosciuta in Nuova Zelanda perché è quella che carica più acqua; pensate che ogni secondo cadono 250 mila litri di acqua. Inutile dire che con la forza di questa cascata generano un sacco di energia idroelettrica. È impressionante vedere l’acqua cadere e vedere i vortici la corrente crea nell’acqua, in più l’acqua in questo punto è di un azzurro intenso.
Il lago Taupo è il lago più grande di tutta l’Australasia, da qui abbiamo visto un altro tramonto. La verità è che non ci stanchiamo mai di vedere i tramonti, ogni giorno è qualche cosa di magico.
Un’altra volta con Speedy ci siamo messi in strada per trovare un posto dove poter dormire, l’idea era andare in campeggio del DOC che si trova dopo Turangi. Una volta arrivati li, quando abbiamo visto il posto e siamo scappati. Ci fece un po’ di timore perché era nel mezzo di un bosco molto lontano da tutto e sopratutto a Rachele non le fece buona impressione. Meno male che ce ne andammo perché così arrivammo al camping di una signora molto gentile e simpatica che ci aiutò moltissimo… questo però lo leggerete nel prossimo post.
Il favoloso Parco Tongariro
Terminammo l’ultimo post con l’arrivo a Turangi, dove nel camping avevamo conosciuto una signora molto simpatica che ci aiutò a organizzare il giorno successivo al parco Tongariro. Avevamo letto online che il Tongariro Alpine Crossing, probabilmente il trekking più popolare in NZ, in inverno si può fare solo con guida e attrezzatura speciale per neve, ghiaccio e rischio valanghe. La signora ci disse che erano due settimane che non nevicava e che il rischio valanghe era minimo, confermato anche dai cartelli del parco. Ci consigliò di iniziare la camminata dal punto in cui normalmente finisce, così nel caso di maltempo saremmo potuti tornare indietro senza problemi. Noi, comunque, saremmo rientrati al punto di partenza per evitare il costo del bus che porta da un punto all’altro.
Dato che la mattina ha l’oro in bocca, alle sei ci svegliammo un po’ nervosi per l’incertezza, pronti per l’avventura che Gábor aspettava da tempo. Alle 7.30 stavamo già camminando, con il cielo leggermente nuvoloso. Dopo la prima parte nel bosco, il paesaggio cambiò in arbusti bassi di colore giallo, marrone e rosso, con lo sfondo del lago Rotoaira e, più in alto, il lago Taupo.
Arrivati al rifugio Ketetahi Hut, incontrammo un ragazzo inglese che ci spiegò che c’era poca neve nella parte più difficile del trekking e che, con attenzione, si poteva raggiungere il Cratere Rosso, il punto più alto del Tongariro Alpine Crossing. La vegetazione lasciò spazio alla terra arida e marrone scuro, simile a Mordor nel Signore degli Anelli, con alcune zone ancora coperte di neve.
Nel sentiero c’era poca neve fino al Cratere Centrale, dove tutto era bianco e il Lago Azzurro era congelato. Quando arrivammo, le nuvole erano quasi scomparse e il panorama del cratere e delle montagne innevate era spettacolare. L’unica zona senza neve era il Cratere Rosso, un vulcano attivo dal quale sale fumo, con dietro il Monte Ngauruhoe, il Mount Doom del film.
Ci restava la parte più difficile: attraversare il Cratere Centrale coperto di neve fino agli “Emerald Lakes” e poi salire al Cratere Rosso. Lo strato di neve era sottile e congelato, quindi camminabile. L’ascesa al Cratere Rosso era pendente, ma gestibile. Solo una piccola zona di neve richiedeva di aggirarla.
In cima ci attendeva una ricompensa grandiosa: dietro di noi il Cratere Centrale, sulla sinistra il Cratere Rosso con il fumo e davanti il Mount Doom. Faceva freddo, ma eravamo felici; Gábor camminava quasi sospeso dall’entusiasmo.
Siamo scesi dall’altro lato per vedere il monte da vicino e contemplare le montagne innevate. Arrivati al parcheggio eravamo stanchissimi ma felici per la fortuna avuta. La signora del campeggio notò subito la soddisfazione sulla faccia di Gábor. Ancora prestino, siamo andati a vedere le cascate “Tawhai Falls”, Whakapapa Village e le piste da sci, ammirando sempre il Monte Ngauruhoe. Il giorno seguente avremmo scoperto quanto eravamo stati fortunati, con tutto coperto dalle nuvole e le montagne invisibili.
L’incredibile Wanganui River Road e Wellington
Il fiume Whanganui è un corso d’acqua molto grande situato nell’isola nord della Nuova Zelanda. Qui si possono praticare attività come kayak, canoa o escursioni in barca, ma poiché sono costose e fuori dal nostro budget, ci siamo limitati ad ammirarlo. La particolarità di questo fiume è che è racchiuso da sponde molto alte e circondato da montagne ricoperte di vegetazione rigogliosa, un paesaggio mai visto prima. Abbiamo percorso la Whanganui River Road lungo circa 80 km, da Wanganui fino a Pipiriki, ma l’abbiamo fatta in senso inverso.
La parte più suggestiva si trova tra Pipiriki e Jerusalem, dove il fiume mostra tutta la sua imponenza: le pareti alte, la vegetazione e l’acqua verde intenso ricordano alcune scene del “Signore degli Anelli”.
Sono 80 km di pura bellezza: ogni pochi metri viene voglia di fermarsi per fotografare e contemplare il paesaggio.
Ci siamo fermati a mangiare in un’area di sosta e abbiamo conosciuto un viaggiatore di Nelson che ci ha dato consigli su cosa vedere nell’isola sud. Successivamente abbiamo visitato il centro di Wanganui e ci siamo diretti a Wellington.
L’ultimo giorno nell’isola nord siamo andati a Upper Hutt, al Parco Kaitoke, dove si trova Rivendell nel film del “Signore degli Anelli”. Non rimane nulla del set, ma il bosco fitto e il fiume rendono il luogo molto suggestivo.
Dopo quattro giorni di bel tempo, iniziò a piovere di nuovo. Abbiamo pranzato all’interno di Speedy per riscaldarci e siamo andati a visitare la capitale. Non c’è molto da vedere, ma siamo saliti al punto panoramico sul monte Victoria per una vista sulla città.
Con questo termina la nostra avventura nell’isola nord della Nuova Zelanda. Domani ci sposteremo sull’isola sud.
L’isola Sud: Il Parco Naturale Abel Tasman, Takaka ed il Buller River
Picton è la cittá dell’isola sud della Nuova Zelanda dove arrivano i traghetti da Wellington. Alle 8 del mattino siamo partiti con Speedy dal porto di Wellington, con biglietto acquistato tramite la compagnia Bluebridge, la più economica. Dopo tre ore e mezza di navigazione siamo arrivati a Picton. Il tragitto è molto bello, attraversando fiordi e vegetazione spettacolare. Appena arrivati abbiamo deciso di percorrere subito la Queen Charlotte Road, una strada panoramica che mostra tutte le baie fino a Havelock. È una strada di montagna con molte curve, tipica dell’isola sud, ma molto scenografica; qui si incontrano molti più campervan rispetto all’isola nord.
Proseguendo verso Nelson e poi Richmond, dove comprammo una pizza da Domino’s per 5 dollari NZ, siamo arrivati a Motueka. Qui ci siamo fermati in un i-Site per avere informazioni sul Parco Abel Tasman. Con Speedy abbiamo raggiunto Marahau, punto di partenza delle escursioni in barca verso il parco. Abbiamo acquistato i biglietti per il giorno successivo e ci siamo fermati alle spiagge Kaiteriteri e Piccola Kaiteriteri, pernottando in un camping economico. Per cena abbiamo provato l’agnello neozelandese.
Nonostante le previsioni di pioggia, la giornata si è rivelata asciutta. Con la barca Aquataxi siamo arrivati a Bark Bay. Il mare era mosso, ma il capitano della barca era tranquillo. Lungo il percorso abbiamo visto la Mela Rotta (Split Apple), una roccia caduta in mare e divisa in due metà.
Proseguendo fino ad Anchorage e poi Bark Bay, è iniziato il trekking nel Parco Naturale Abel Tasman, il più piccolo e visitato della Nuova Zelanda. La camminata è facile e permette di vedere numerose cale con spiagge dorate; lungo il percorso si sente anche un uccello che ricorda il suono di un orologio a cucù.
Da Bark Bay fino a Marahau abbiamo impiegato circa 6 ore. Il tratto più bello è stato da Bark Bay ad Anchorage Bay, mentre l’ultima parte fino a Marahau attraversa prevalentemente il bosco. Per raggiungere Anchorage Bay abbiamo preso una scorciatoia su una spiaggia che normalmente si inonda con la marea alta, attraversando acqua gelida fino alle caviglie.
Dopo il trekking abbiamo proseguito verso Takaka, dove abbiamo dormito. Il giorno successivo siamo andati a vedere le Pupu Springs, sorgenti di acqua fredda cristallina che raggiungono una profondità di 60 metri, paragonata alla purezza dell’acqua antartica.
Seguendo la costa ovest, abbiamo percorso la strada lungo il Buller River e ci siamo fermati allo Swing Bridge, un ponte sospeso sopra il fiume che dondola. Molto divertente, ma sconsigliato a chi soffre di vertigini.
Rocce e Ghiacciai nella costa ovest
Westport ci ha accolto quando il sole era ormai sparito. La scelta per il pernottamento era limitata: niente camping del DOC e solo due campeggi piuttosto costosi. Abbiamo scelto quello più vicino a Cape Foulwind, dove saremmo andati il giorno successivo. Almeno abbiamo potuto approfittare di internet a pagamento per aggiornare il blog.
Al Cape Foulwind c’è un faro e il paesaggio roccioso sul mare è suggestivo. La vera attrazione è la colonia di foche a Tauranga Bay. Le abbiamo viste in piena attività, molto diverse dai leoni marini che avevamo incontrato finora, e ci hanno divertito parecchio.
Salutate le foche, ci siamo diretti a Punakaiki per vedere le famose Pancake Rocks. Queste rocce prendono il nome perché dovrebbero ricordare i pancake; a noi la somiglianza non è sembrata evidente, ma restano comunque un panorama interessante.
Abbiamo pranzato su una bella spiaggia, anche se i “sandfly”, le zanzare della zona, ci hanno infastidito parecchio. Fa parte del gioco, e il panorama ripaga ogni puntura.
Abbiamo proseguito fino al camping del DOC scelto per la notte, facendo prima una sosta a Hotikika per visitare il piccolo centro e la spiaggia. Al camping finalmente non eravamo soli: la prima volta in un DOC con altre persone!
I ghiacciai ci aspettavano: prima il Franz Josef, dal nome dell’imperatore austro-ungarico. Speedy era emozionatissimo e voleva correre, ma dovevamo tenerlo sotto controllo. Il ghiacciaio era visibile da circa 500 metri; qui abbiamo incontrato Sol e León, una coppia di spagnoli in vacanza.
Con il Fox Glacier siamo stati più fortunati: siamo arrivati a circa 200 metri di distanza. I ghiacciai sono impressionanti, ma più che da loro siamo rimasti affascinati dalla valle circostante, con montagne altissime e vegetazione rigogliosa. Ogni angolo è uno spettacolo per gli occhi.
L’ultima tappa della West Coast è stata Lake Matheson, famoso per il riflesso del Monte Cook. La giornata era nuvolosa e il riflesso lo abbiamo visto solo sulle cartoline. Attraversando il passo di Haast ci ha accolto una pioggia torrenziale, così ci siamo fermati al primo camping disponibile, sperando che i laghi del sud ci regalino un po’ di sole.
Queenstown e Glenorchy….. una zona tutta da scoprire!
Dopo una notte di pioggia incessante, durante la quale era quasi una sfida uscire per andare al bagno, ci siamo svegliati nel camping del DOC di Cameron Flat. Il paesaggio del fiume e delle montagne era rilassante e suggestivo, un bel risveglio dopo una notte movimentata.
Proseguendo verso Wanaka le nuvole si sono diradate e il sole è apparso lentamente. Abbiamo costeggiato il lago Wanaka e il lago Hawea, fermandoci in alcuni punti panoramici. Dal punto di osservazione si vede normalmente il Mount Aspiring, la montagna più alta del paese, ma quella mattina era nascosto dalle nuvole.
Dopo una sosta per fare rifornimento al supermercato di Wanaka, ci siamo diretti a Queenstown tramite la Crown Range Road, la strada più alta del paese. Dalla parte più alta si apre un panorama straordinario della valle di Arrow e delle montagne Remarkables. Abbiamo mangiato all’interno del campervan, al freddo, prima di scendere verso Arrowtown.
Arrowtown conserva edifici del XIX secolo, con un’atmosfera da far west. Dopo la visita siamo ripartiti verso Queenstown, capitale degli sport d’avventura. Per chi ha visto la Patagonia, la città ricorda Bariloche in stile kiwi: montagne innevate intorno e al centro il lago Wakatipu. Abbiamo dormito in un camping del DOC sulle sponde del lago, a Twelve Mile Delta, uno dei più belli fino a quel momento.
Il giorno seguente ci siamo diretti a Glenorchy. La strada che porta lì è considerata tra le più belle della Nuova Zelanda. Le nuvole basse tra le montagne creavano un effetto quasi mistico.
Glenorchy è un villaggio tranquillo. Con il sole che illuminava le montagne innevate riflesse nel lago, lo scenario era davvero affascinante.
Da curiosi, abbiamo proseguito lungo la strada che costeggia il lago fino alla Paradise Road. Appena entrati, il panorama sembrava un paradiso: cielo azzurro, campi verdi e gialli, boschi e montagne sullo sfondo. Non sorprende che molte scene del Signore degli Anelli siano state girate qui; i tour sono costosi, ma la bellezza del luogo li giustifica.
Dopo alcune ore a Paradise Road siamo rientrati a Queenstown, dove ci siamo concessi un hamburger da Ferburger’s. Semplice ma abbondante. Subito dopo ci siamo messi in marcia verso la South Scenic Route in direzione Te Anau, pronti per i fiordi.
Milford Sound, nella terra dei Fiordi
La strada da Te Anau a Milford Sound, il fiordo più famoso della Nuova Zelanda, si chiama Milford Road. Attraversa paesaggi alpini spettacolari. In inverno può essere problematica per neve o ghiaccio, ma in generale è una normale strada di montagna che richiede solo attenzione. Noi siamo stati fortunati: nessuna neve né ghiaccio, un inverno meno rigido del solito.
Durante il percorso ci sono molti punti panoramici e sentieri. Ci siamo fermati ai Mirror Lakes, dove le montagne si riflettono nell’acqua, e al lago Lake Gunn, dove abbiamo esplorato il campeggio del DOC per vedere com’era.
Successivamente abbiamo imboccato la Hollyford Road con l’intenzione di fare un trekking di tre ore fino al Lake Marion. La prima parte passava vicino a un fiume e a una cascata, ma il sentiero era poco curato con molti alberi caduti. Arrivati a un punto segnalato come soggetto a frane, con il cielo nuvoloso, abbiamo deciso di tornare indietro. Appena arrivati al campervan, ha iniziato a piovere. Più tardi, con la pioggia cessata e la pancia piena, abbiamo proseguito sulla Hollyford Road fino al sentiero delle Humboldt Falls, la cascata più alta che abbiamo visto in Nuova Zelanda, prima di fermarci a dormire nel campeggio vicino al lago.
Il giorno successivo ci siamo alzati presto per l’escursione in barca a Milford Sound. Le prime ore sono più economiche, prima dell’arrivo dei tour di massa. Abbiamo fatto colazione con vista sulle montagne innevate, passato l’Homer Tunnel e sceso fino al fiordo lungo una strada piena di tornanti. L’escursione di due ore ci ha permesso di vedere da vicino l’imponente Mitre Peak, simbolo del paese e una delle montagne che emergono dall’acqua più alte del mondo.
La navigazione tra montagne alte e scoscese è stata suggestiva. Abbiamo visto cascate spettacolari, alcune così vicine da bagnarci nonostante i giubbotti impermeabili forniti.
Siamo arrivati fino al mare di Tasman, avvistando molte foche e due pinguini, endemici del fiordo. Vedere i pinguini è stato un momento speciale, l’ultima volta li avevamo incontrati nel Canale Beagle a Ushuaia.
In barca abbiamo incontrato una coppia di spagnoli residenti in Australia e fatto due chiacchiere. Alla fine dell’escursione siamo andati in un punto panoramico per osservare meglio il Mitre Peak. Durante il ritorno a Te Anau, prima dell’Homer Tunnel, siamo stati distratti da un pappagallo Kea che interagiva con un turista: alla fine abbiamo fotografato l’uccello invece delle montagne.
L’ultima sosta sulla Milford Road è stata in una valle dopo l’Homer Tunnel, con enormi rocce nere che impressionano per dimensioni e forma.
Prima di arrivare al campeggio del DOC vicino al Lake Monowai, ci siamo fermati per un caffè al Lake Manapouri. Al campeggio abbiamo incontrato una coppia di inglesi provenienti dall’Australia che ci hanno parlato dei costi altissimi del loro paese… ci siamo sentiti sollevati pensando che la Nuova Zelanda, pur cara, non fosse ancora così estrema per il nostro budget.
La Southern Scenic Route, alla ricerca di balene, delfini e pinguini
Ci siamo svegliati, fatto colazione e fatto una passeggiata al Lake Monowai. È una camminata breve di mezz’ora, giusta per svegliarsi. Salutati i nostri amici inglesi, ci siamo diretti al Lake Hauroko, la cui immagine ci aveva attratto perché ricordava a Rachele il film Stand by Me. La strada per il lago attraversa enormi campi verdi e il lago, circondato da montagne, merita davvero una visita.
Abbiamo messo in moto Speedy e ci siamo fermati al McCrakens Rest, dove abbiamo pranzato al sole, scrutando il mare nella speranza di vedere balene o delfini. Non ci sono riusciti, ma abbiamo conosciuto un ragazzo tedesco che viaggiava da solo con una super furgo.
Proseguendo verso Invercargill, ci siamo fermati alla Monkey Island, una piccola isola accessibile solo con la bassa marea e legata a una leggenda dei Kiwi. Prima di arrivare al campeggio, abbiamo visitato Bluff, la città più a sud della Nuova Zelanda, osservando lo Stirling Point con i cartelli delle distanze e salendo sulla Bluff Hill per il tramonto.
Il giorno successivo siamo andati al PackN’Save di Invercargill, il supermercato più economico della zona, per fare scorta di prodotti Budget, e poi ci siamo immersi nella zona di The Catlins.
Nei The Catlins ci sono boschi, cascate e paesaggi incredibili. Ci siamo fermati al Waipapa Point, dove si possono vedere leoni marini e pinguini, e visitare il faro costruito in memoria delle vittime di un disastro navale del 1881. Le foche le abbiamo viste; i pinguini invece rientrano al tramonto dopo la pesca, quindi la nostra fortuna con loro è stata limitata. In compenso, abbiamo apprezzato i simpatici cartelli che segnalano la loro presenza.
Abbiamo proseguito fino al Slope Point, il punto più a sud del paese, da cui si vede chiaramente Stewart Island.
A Curio Bay non abbiamo incontrato pinguini, ma la baia offre foglie pietrificate della foresta sommersa dal mare. Ci siamo fermati alle McLean Falls, la sola vista delle cascate è rilassante.
Abbiamo scoperto che il campeggio del DOC dove avremmo dormito era vicino al Nugget Point e alla Roaring Bay, dove si possono osservare i pinguini Yellow Eye nascondendosi in una casetta. Arrivati al tramonto, ci siamo nascosti e in pochi minuti siamo riusciti a vedere uno dei rari pinguini dagli occhi gialli.
Per concludere la giornata, ci siamo fermati al Nugget Point, famoso per le rocce a forma di pepite. La notte abbiamo dormito al campeggio DOC nella baia di Purakauni, con il rumore del mare come ninna nanna, svegliandoci con un panorama incredibile.
L’ultimo giorno nella Southern Scenic Route e nei The Catlins abbiamo visitato le Purakaunui Falls, le cascate più belle della zona, dove l’acqua scende a più livelli creando un effetto unico.
Proseguendo verso Dunedin e la Otago Peninsula, abbiamo trovato la spiaggia di Sandyfly Bay, dove i leoni marini si riposano e al tramonto arrivano i pinguini. L’incontro con un viaggiatore uruguaiano ci ha permesso di chiacchierare in spagnolo e ascoltare le sue esperienze.
Ci aspettavano poi il Monte Cook e i laghi Tekapo e Pukaki, la parte più spettacolare del paese, sperando di avere fortuna con il tempo.
Il maestuoso Mount Cook
Dopo una notte al campeggio DOC vicino a Herbert, ci siamo diretti a Moeraki sulla costa est. Qui si trovano le famose Moeraki Boulders, grandi pietre sferiche sulla spiaggia. Purtroppo abbiamo potuto ammirarle solo di sfuggita perché pioveva molto.
Ci siamo fermati a Omarau dove c’è una colonia di pinguini azzurri, ma erano in mare a pescare. Lasciamo la costa per dirigersi verso l’interno passando per Waitaki, famosa per le sue presse. Arrivati a Omarama abbiamo confermato le previsioni: pioggia per i prossimi 2-3 giorni. Alle due del pomeriggio eravamo già al campeggio, sfruttando il tempo per scrivere il blog e organizzare l’itinerario in Australia.
Il giorno successivo, nonostante il tempo non migliore, siamo riusciti a visitare i Clay Cliffs, formazioni rocciose spettacolari, con le montagne innevate sullo sfondo.
Dal lago Pukaki si dovrebbero vedere le Alpi e il Monte Cook, ma quel giorno il cielo era coperto. Arrivammo presto al campeggio del lago Tekapo, scegliendo una piazzola con vista lago, così almeno il pomeriggio avevamo qualcosa di bello da guardare.
Il giorno successivo ci siamo spostati a Fairlie, dove abbiamo trovato internet gratuito e illimitato, perfino per fare una chiamata su Skype a casa.
Dopo tre giorni di maltempo, finalmente il sole è tornato. Siamo andati all’osservatorio vicino al lago Pukaki e poi al Parco Naturale Aoraki/Mount Cook.
Nonostante le nuvole, abbiamo iniziato la passeggiata verso il lago Hooker. Il percorso attraversa boschi, montagne innevate e un fiume da guadare due volte. Le punte del Mount Cook, alto 3.850 metri, si intravedevano appena. Abbiamo aspettato un po’ ma nulla.
Da lontano abbiamo osservato le valanghe in alta quota. Rientrati al campeggio DOC, il freddo ci ha spinti a visitare un campeggio a pagamento: non c’era nessuno, solo un cartello con prezzi e orari, ma abbiamo approfittato per una doccia calda e poi siamo tornati al DOC. Durante la notte il cielo si è aperto: un tappeto di stelle come in una cupola, quasi a scorgere la curvatura della Terra.
Il giorno successivo abbiamo rifatto la passeggiata verso il lago, attraversando il secondo ponte: le due vette del Mount Cook si riflettevano perfettamente nel lago. Abbiamo passato circa un’ora a giocare con le pietre e osservare come sparivano nel ghiaccio fino al fondo.
Felici di aver visto l’ultima attrazione desiderata in Nuova Zelanda, abbiamo fatto una tappa al lago e ghiacciaio del Mount Tasman.
Abbiamo concluso la giornata al lago Pukaki, osservando il tramonto e il riflesso delle Alpi e del Mount Cook, con il cielo dipinto di rosa.
Il campeggio DOC era chiuso per allagamento, quindi abbiamo dormito a Fairlie con internet gratis.
Christchurch, Goodbye New Zealand!
L’ultimo giorno completo, prima di arrivare a Christchurch e lasciare Speedy, lo abbiamo trascorso percorrendo la Route 72 tra campi verdi e montagne. Ci siamo fermati a mangiare in un prato e la notte siamo stati in un campeggio DOC a 50 metri da Christchurch, trascorrendo in solitaria l’ultima notte con Speedy, un po’ tristi per doverlo lasciare.
L’ultima fermata in Nuova Zelanda è stata Christchurch. Dopo quasi un mese di comodità con Speedy ci tocca di nuovo caricare lo zaino in spalla. Con un po’ di emozione, dopo aver percorso 5706 chilometri in 26 giorni, salutammo Speedy e ci dirigemmo a casa di Reekah che aveva accettato ospitarci per l’ultima notte nella terra dei Kiwi.
La verità è che con tutto quello che avevamo letto su Christchurch e considerando il fatto che il terremoto dell’anno scorso ha distrutto completamente tutta la parte più bella della città abbiamo dedicato solo una giornata alla città più importante dell’isola sud. La maggior parte del centro è chiuso a causa di edifici pericolanti ma ci ha piacevolmente sorpreso il fatto che nella parte del centro accessibile i negozi ed i bar si siano organizzati dentro a container colorati che sembrano quasi un nuovo stile. Siamo stati al parco ed abbiamo assistito ad una partita di rugby.
Il pomeriggio lo abbiamo trascorso con Rebekah, suo marito Craig de i suoi figli Jennifer e Joel. Ci è sembrata una famiglia meravigliosa e ci ha fatto molto piacere stare in loro compagnia; abbiamo cucinato assieme, parlato molto e ci hanno perfino insegnato un gioco a carte che si chiama “Spoons”, ci siamo proprio divertiti.
La nostra permanenza in Nuova Zelanda finisce qui, Fiji ed il caldo ci aspettano!!!!!!!!!!!
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