Scritto da Rachele Cervaro
Il Brasile è un paese di contrasti difficili da immaginare finché non lo attraversi. Dalle spiagge tranquille di Paraty alla vastità del Deserto dei Lençóis Maranhenses, passando per la giungla amazzonica dove la vita pulsa con un’intensità unica, la varietà di questo paese è semplicemente inimmaginabile.
Le distanze tra una regione e l’altra sono enormi, e spesso le strade o gli accessi sono tutt’altro che comodi, il che rende ogni spostamento una piccola avventura. Questa difficoltà aggiunge un elemento in più all’esperienza, perché è impossibile andare di fretta in un paese così vasto e vario. Bisogna accettarne i ritmi e lasciarsi guidare dal tempo dei suoi paesaggi e della sua gente.
Questo diario raccoglie quel mix di sensazioni, di luoghi che sembrano impossibili da unire in un solo viaggio, e di momenti che ci hanno lasciato un segno profondo. Il Brasile non si racconta con le parole, si vive. E qui ti lasciamo il nostro racconto, per scoprirlo insieme a noi.
Iguaçú la parte Brasiliana ed il Parco dei Volatili (Parque das Aves)
Attraversando la frontiera tra Puerto de Iguazú e Foz de Iguaçú abbiamo lasciato L’Argentina (ritorneremo tra qualche mese per visitare la parte nord) e siamo entrati in Brasile, un paese tutto da scoprire. Molte persone visitano la parte Brasiliana del Parco Naturale di Iguaçu in giornata rientrando, alla sera, in Argentina. In questo caso alla frontiera solo bisogna timbrare il passaporto nella parte Argentina mentre in quella Brasiliana non importa.
Noi siccome proseguiamo in nostro viaggio in Brasile, abbiamo dovuto fermarci anche alla frontiera Brasiliana per farci timbrare il passaporto e, naturalmente il bus non ti aspetta. Così facemmo la nostra prima apparizione in Brasile con un mezzo di trasporto super mega eccezionale; i nostri piedi; si, avete capito bene, entrammo in Brasile a piedi!!!! Meno male che per arrivare al bus che ti porta alle cascate Brasiliane dalla frontiera ci saranno circa 1 km; fattibile a piedi. Il nostro primo incontro “ufficiale” con il mondo Brasiliano è stato con gli autobus locali.
In Brasile non sono esattamente fatti per viaggiatori con gli zaini come noi, infatti bisogna passare per una porta girevole di ferro e c’è una persona (che non è l’autista) a cui devi pagare il biglietto. Passare per questa porta girevole con gli zaini non è esattamente la cosa più facile e più comoda del mondo. Meno male che c’è sempre qualche buona anima che ti da una mano alzandoti un po’ lo zaino. Da subito abbiamo visto che il Brasile è carissimo, e noi che ci lamentavamo della Patagonia… ,qui ci costerà di più che nei paesi dove siamo stati fino adesso. In Argentina ed in Cile c’erano molte cose care, per lo più le cose turistiche, ma qui è caro anche il trasporto pubblico e le cose di base costano come in Europa, se non di più.
All’entrata del Parco Nazionale di Iguaçu abbiamo lasciato gli zaini in un armadietto o meglio un armadione, dato che ci sono stati tutti e due gli zaini grandi, e ci siamo accinti a fare la prima delle numerose code che ci aspettavano quel giorno. Abbiamo fatto una coda per comprare i biglietti, un’altra per entrare nell’autobus del parco, un’altra per vedere il punto panoramico più bello, e l’ultima per prendere il bus per uscire dal parco; diciamo che abbiamo passato abbastanza tempo in coda; del resto ce lo aspettavamo perché era venerdì santo, per i Brasiliani, un giorno di festa.
Nella parte Brasiliana per vedere le cascate c’è solo un percorso; da qui si ha una vista da di fronte e la cosa più bella è che si ha una visione d’insieme di tutte le cascate che ci sono nel parco. Ti rendi davvero conto che sono moltissime e che il parco è enorme, anche di più di quello che già sapevi avendo visitato la parte Argentina.
La vista da qui è incredibile ci sono tantissime cascate. Ce ne sono anche alcune di sopra delle cascate che già avevamo visto in Argentina; in pratica ci sono vari livelli di cascate uno più in alto che solo si può vedere da qui ed uno più basso che si può vedere anche dalla parte Argentina. La grandezza di questo posto naturale è incredibile!!!!!!
A noi è piaciuta molto la parte Brasiliana ma preferiamo la parte Argentina dove si ha un contatto con la natura e con le stesse cascate più da vicino.
Anche qui abbiamo trovato i nostri amici coati, solo che i coati Brasiliani sono molto più aggressivi di quelli Argentini; qui si mettono nella spazzatura (in Argentina la spazzatura è chiusa in maniera tale che solo una persona la può aprire, qui no) tirano fuori tutto quello che c’è dentro ed appena sentono che apri qualche cosa da mangiare ti guardano in cagnesco e ti vogliono attaccare. Rachele stava aprendo un pacchetto di cracker ed il coati l’ha guardata come per dire:”questo è mio!!!” così lei quando ha visto che il coati non si arrendeva ha distanziato lo zaino dal corpo ed il coati ha fatto un salto e si è appeso allo zaino, meno male che quasi subito si è staccato e prontamente, un signore gli ha lanciato un sacchetto di patatine vuote ed è riuscito a distrarlo. I coati brasiliani non ci piacciono!!
Quando siamo usciti dal parco siamo andati a vedere il Parque das Aves (Parco dei volatili). Per fortuna qui c’era molta meno gente e la verità è che ci siamo divertiti un casino!!! Questo parco è molto bello, anche se normalmente non ci piacciono questi tipi di parco perché sono come degli zoo con gli animali in gabbia, ma qui è differente perché le gabbie sono enormi ed il visitatore può entrarci ed avere un contatto diretto con gli animali. Rachele era da tempo che aspettava questo momento perché voleva vedere i tucani da vicino; dentro alla gabbia sembrava una bambina e si divertì moltissimo a fare 500 foto tutte ai tucani. Siamo anche entrati in una gabbia di farfalle esotiche (alcune delle quali già avevamo visto in natura nel parco di Iguazú in Argentina) in cui c’erano anche dei colibrì che sono simpaticissimi.
Qui abbiamo visto volatili di tutti i tipi come pappagalli dai mille colori ed anche serpenti. All’uscita ci si può anche fare la foto con il pappagallo nel braccio ed è gratis perché la fai con la tua macchina fotografica.
Dopo aver visitato il parco siamo andati a recuperare lo Zaino e ci siamo diretti alla stazione degli autobus. Sao Paulo arriviamo!!!!
Sao Paulo: La cittá infinita
Eccoci qui, arrivati a Sao Paulo, la cui area metropolitana conta con 22,5 milioni di persone, qualche cosa di immenso! Prima di raccontarvi la nostra esperienza nella città più grande del Sud America, vogliamo rendervi partecipi del viaggio notturno in assoluto più turbolento che abbiamo avuto fin ora. Aspettando il bus per Sao Paolo a Foz d’Iguaçu, abbiamo conosciuto Cristian, un ragazzo di Barcellona che anche lui come noi sta viaggiando e che era diretto a Sao Paolo.
Alle 8 della sera abbiamo preso la corriera e dopo più o meno mezz’ora abbiamo avuto la prima sorpresa non proprio positiva, ci fermò la polizia militare ed iniziarono a controllare tutto il bus, sedile per sedile, persona per persona per verificare se c’era della droga. Ciò che più ci ha dato fastidio è stata la maniera con la quale il polizia parlava con i passeggeri, in maniera molto poco cortese. Praticamente trattò un signore anziano ed due ragazzi inglesi come se fossero dei cani dando ordini e senza fare il minimo sforzo per andare incontro a dei poveri turisti che di portoghese non sapevano una mazza.
Nemmeno Gábor si è potuto evitare il “massaggio” in tutto il corpo, parti intime comprese, che facevano ad alcuni passeggeri (sopratutto stranieri) per verificare se avevano armi o droga. Dopo questa ispezione pensavamo di poter seguire il nostro viaggio tranquillamente e poter dormire un po’ invece non fu così perché ci svegliarono nel sonno per un altro controllo, questa volta toccò alle valigie, ispezionarono i bagagli di alcune persone locali ed una signora abbastanza ignorante si pose a discutere con la polizia creando un sacco di confusione, c’era gente che saliva e scendeva del bus, gente che parlava forte e due donne che una volta finito il controllo di polizia si volevano perfino picchiare e volevano farlo anche dopo essere scese dal bus a Sao Paulo, uno show.
BENVENUTI A BRASILE!!!!!! Speriamo che il resto del viaggio sia meno turbolento hahaha!!! Più tardi abbiamo saputo che c’e`un grande traffico di armi e droga attraverso la frontiera con il Paraguay, un paese dove sembra che i controlli siano quasi inesistenti, questa è la ragione per la quale la polizia fa tanti controlli in questa tratta.
Arrivati a Sao Paulo abbiamo preso il metro per incontrare una faccia amica in questo paese: Sandra. Sandra è una ragazza colombiana che ha vissuto a Padova per un periodo e che insegnava spagnolo a Rachele anni fa. Rachele era entusiasta di vedere Sandra dopo tanto tempo!! Sandra ci ha ospitato a casa sua nel quartiere Sumarè in un appartamento molto carino e luminoso con i sue due gatti super simpatici che si chiamano Kiwi e Lilica.
Il metro di Sao Paolo e nuovissimo e pulitissimo, non avevamo mai visto un mezzo di trasporto pubblico tanto buono. Nel cammino che ti porta a casa di Sandra c’è un banchetto dove vendono l’acqua di cocco che ci è piaciuta moltissimo e non potevamo fare a meno di comperare almeno un bicchiere tutte le volte che ci passavamo davanti. Per estrarre l’acqua si fa un buco nel cocco e si mescola con ghiaccio e si beve l’acqua di cocco fresca, buonissima e, a quanto dicono da queste parti anche sanissima!!!!
Con Sandra siamo andati a mangiare in un ristorante nel quartiere Sumarè ed abbiamo provato la nostra prima Feijoada, una zuppa di fagioli e carne tipica di qui, abbiamo anche bevuto dei centrifugati di frutta buonissimi. Il pomeriggio siamo andati a vedere il parco Ibirapuera un parco grandissimo in cui c’è un sacco di gente che fa sport; abbiamo visto persone correre, pattinare, con skateboard, passeggiare, ragazzi giocare a basket ed abbiamo avuto al controprova che a Sao Paulo c’è un miscuglio di razze incredibile e che ci sono un sacco di persone di origine giapponese perché ci fu forte immigrazione.
Alla fine ha piovuto ma nulla di particolare, dal colore del cielo sembrava si scatenasse una bufera invece nulla di grave solo un po’ di pioggia. Alla sera siamo andati a cenare in un ristorante giapponese, in cui c’era menu self service e si poteva mangiare tutto quello che si voleva ad un prezzo accessibile. Rachele si è riempita di temakis e makis.
Il giorno dopo, è arrivato il momento di visitare il centro storico così abbiamo iniziato per la Via Paulista, che è la strada più importante della città con edifici altissimi, per lo più banche. Abbiamo anche visto atterrare un elicottero sopra un tetto. Sandra poi ci ha raccontato che Sao Paolo ha la flotta di elicotteri privati più grande del mondo, seconda solo dopo New York. Siamo poi arrivati al centro vero e proprio, qui ci sono dei contrasti incredibili, ci sono palazzi molto belli ed antichi ed al lato ci sono palazzi tipo favela dove non ci sono finestre di vetro ed al loro posto ci sono tavole di legno che la gente usa per chiudere le finestre, e sono molto ma molto sporchi.
In centro abbiamo visitato la cattedrale del Sè, il monastero San Bento, e siamo andati in cima all’edificio Altino Arantes che è un grattacielo. Dalla cima di questo edificio si può vedere un fantastico panorama della città e ti rendi conto che quando vedi la linea dell’orizzonte ci sono ancora palazzi e che la città continua anche più in la dell’orizzonte e della tua visione; questo ti fa capire le dimensioni di questa città. Lo spettacolo te lo puoi godere solo per 5 minuti perché la terrazza è piccola e ci sono molte persone che vogliono vederlo, si entra gratis previo registro di documenti e si deve fare una coda abbastanza lunga perché salgono solo 5 persone alla volta, ma ne vale la pena.
Ci avevano raccomandato di non andare in centro il fine settimana, perché è pericoloso dato che i commerci sono chiusi ed in centro rimangono solo le persone povere. Si dice cha Sao Paolo è una città pericolosa, a noi è sembrata pericolosa forse un po’di più di una grande città europea ma non certo tanto come ce lo avevano descritto. Siamo andati anche al mercato dove abbiamo mangiato il tipico panino con la mortadella solo che questo era un panino caldo ed aveva tipo mezzo hg di mortadella dentro, quasi non ci stava dentro la bocca hahaha!!! Ad ogni modo ce lo siamo pappati tutto!!!! Abbiamo continuato la nostra visita alla città con la zona di Luz dove c’è il famoso Museo della Lingua Portoghese che si trova in una parte di una stazione ferroviaria il cui palazzo è molto antico e molto bello, peccato però che tutto attorno l’ambiente non sia poi così piacevole.
Sandra ci ha detto che stanno cercando di rendere il quartiere migliore smantellando case favelas e costruendo edifici nuovi. La nostra visita al centro terminò con la strada 25 di Marzo dove ci sono un sacco di negozi che vendono di tutto e c’è un sacco di gente, insomma un bell’ambiente divertente e piacevole. L’ultima cosa che veramente volevamo vedere prima di andarcene era la zona dei graffiti vicino a casa di Sandra, così prima di rientrare a casa e prima che se ne andasse il sole siamo andati a fare il giro. E’ una zona in cui delle persone hanno iniziato a fare graffiti e poi il comune gli ha dato il permesso, così oggi ce ne sono un sacco e vengono cambiati molto spesso. Ci è piaciuto moltissimo.
La nostra giornata si concluse con una pizza Brasiliana in cui sopra ci mettono di tutto e che con 4 pezzi sei già più che pieno.
L’ultima mattina Sandra ci ha portato a fare una passeggiata nella strada Avenida Faria Lima, un’altra strada simile alla Via Paulista, qui siamo entrati in un centro commerciale super lusso; la crescita economica qui in Brasile sta creando una classe molto ma molto ricca. Per pranzo invece siamo andati al SESC che è tipo un centro culturale patrocinato da imprese private (chi lavora per le imprese private per legge ogni mese deve pagare una tassa per il SESC) dove fanno molte attività e dove si può mangiare ad un buon prezzo.
Questo edificio è molto importante dal punto di vista architettonico, architetti di tutto il mondo vengono a vederlo, Noi grazie all’aiuto di Sandra, che è un architetto, abbiamo potuto apprezzarlo e non dire come molti, che è un edificio brutto. Un’altra volta è arrivata l’ora dei saluti; Sandra grazie 1000 della tua ospitalità, per aver condiviso con noi la tua Sao Paulo e di tutto l’aiuto che ci hai dato!!!!! Speriamo non passino altri 8 anni prima di rivederci ancora!!!!
Paraty, finalmente spiaggia!!!
Ultimamente i nostri tragitti per arrivare alla nuova destinazione sono stai sempre accompagnati da una avventura, anche in questo caso fu così. Il viaggio in corriera da Sao Paulo a Paraty è andato più che bene, non abbiamo avuto nessun problema a parte un po’ di ritardo di ritardo. Arrivati a destinazione ci siamo subito diretti al ristorante dove lavora il nostro amico Roulien di couchsurfing che ci avrebbe ospitato nei prossimi giorni. Sapevamo che Rouline viveva un po’ lontano da Paraty a circa 8 km e sorpresa, quando siamo arrivati al ristorante Rouliene ci disse che l’ultimo bus che andava per casa sua era partito alle 22.30 quindi l’unica opzione era aspettare che lui finisse di lavorare per poi andare a casa con la sua moto e con quella di un suo collega.
Ve lo immaginate noi con i nostri zaini in moto? Ecco ce l’abbiamo fatta siamo arrivati davanti al cancello di casa sani e salvi, ma l’avventura non era ancora finita, Roulien vive praticamente dentro la selva e per arrivare a casa sua c’è un sentiero da fare naturalmente non illuminato con 2 ponti mezzi traballanti da passare. Cosi abbiamo tirato fuori la nostra pila e piano piano controllando bene dove mettevamo i piedi siamo arrivati a casa. Fare questa camminata di notte, con la pila, senza vedere molto bene e attraversare i ponti stretti e traballanti con gli zaini in spalla senza vedere il fiume ma solo ascoltandolo, è qualche cosa che non dimenticheremo mai. Alla fine arrivammo a casa di Roulien, una casa di legno piccolina che ha costruito lui. Al piano terra ci sono la cucina ed il bagno ed al primo piano la camera.
Nel suo giardino c’è anche una pianta di banane che è cresciuta da sola ed i suoi frutti sono state le migliori banane che abbiamo mai mangiato in vita nostra. Erano talmente dolci e saporite che non sembrava nemmeno di mangiare una banana, sembrava un frutto nuovo. Ci sono piaciute talmente tanto che a Rachele una sera le faceva un po’ male lo stomaco da quante ne aveva mangiate.
Il giorno successivo, mentre aspettavamo l’autobus per andare in centro a Paraty, la signora che vive vicino a Roulien si offri di darci un passaggio. E’ una signora di una settantina di anni che dopo essere andata in pensione si è trasferita qui e si è fatta fare una casa tutta di vetro tipo loft nel mezzo della selva. Dopo essere andati ad informarci sulle cose che si possono fare a Paraty abbiamo deciso di andare a vedere se potevano fare una escursione chiamata “escuna” (per il tipo di barca) ed alla fine siamo andati con una che ti portava su due spiagge e due isole nelle vicinanze di Paraty.
Nella barca c’era una signora che cantava tutto il tempo le canzoni tipiche portoghesi, ci dettero della frutta di benvenuto e si poteva anche mangiare in barca. Avevamo molta voglia di farci un bel bagno in Brasile e questa escursione è stata perfetta.. Le due spiagge e le due isole in cui ci hanno portato erano bellissime e c’erano pochissime persone, l’acqua era cristallina e non era redda.
Abbiamo noleggiato la maschera ed il boccaglio per fare snorkelling ed in una delle isole abbiamo visto molti pesci colorati. Il momento più bello è stato quando abbiamo visto un gruppo di delfini nuotare e saltare nell’acqua; per Gábor era la prima volta che vedeva i delfini ed i pesci nel suo ambiente naturale ed era contento come un bambino a cui regalano una cosa che tanto ha desiderato. Rientrammo dall’escursione contenti per la nuotata, per avere visto i pesci ed avere preso anche il sole.
Il secondo giorno siamo andati a Trinidade che è un paesetto e dista 30 km da Paraty. Abbiamo preso il sentiero che va alla piscina naturale, passando per varie spiagge tutte molto belle e quasi vuote; arrivati alla piscina naturale ci siamo fatti un bagno con i pesci colorati, da un lato avevamo l’oceano e dall’altro la selva. Le correnti marine portarono nella piscina naturale anche una tartaruga, peccato però che fosse morta. Qui ci siamo divertiti molto facendo il bagno con i pesci e dandogli da mangiare.
Siamo poi andati al paese ed abbiamo mangiato qualche cosa prima di andare a prendere il sole in un’altra spiaggia.
Quando abbiamo preso i bus per rientrare a Paraty abbiamo trovato una ragazza Irlandese, unaa Norveggiese ed un ragazzo Spagnolo che avevamo conosciuto aspettando il bus a Foz d’Iguaçú , un’altra volta è il caso di dire: “che piccolo il mondo!! A Paraty abbiamo visitato il centro storico dove ci sono chiesette carine e casette colorate con uno stile un po’ particolare; lo stile di Paraty.
Alla sera siamo stati con Roulien che aveva il giorno libero. Roulien è una persona molto gentile e simpatica ci è piaciuto molto conversare con lui, ed era anche divertente perché parla solo portoghese e così, lui parlando portoghese e noi spagnolo, siamo riusciti a farci quattro chiacchiere. L’ultimo giorno dopo un’incontro con una farfalla azzurra che adora le banane, abbiamo salutato Roulien e ci siamo imbarcati per la nostra prossima avventura; Ilha Grande!!!! Roulien siamo stati molto bene nella tua casa nel mezzo della natura, ti ringraziamo moltissimo per la tua ospitalità e sincerità.
Ilha Grande: 5 giorni di mare, sole, selva e relax
Ilha Grande è un’isola che si trova nello stato di Rio de Janeiro in Brasile, di fronte alla cittá di Angra Dos Reis. Per arrivarci abbiamo preso una corriera da Paraty fino a Andra Dos Reis e poi una barca che ci ha portato all’isola. Per fare la traversata ci sono 2 opzioni la prima è aspettare le 15.30 e pagare 4,5 reales per il biglietto, la seconda è andare con un catamarano che costa circa 25 reales. Noi ovviamente abbiamo scelto l’opzione più economica ed alle 15.30 abbiamo preso la barca che si chiama “La Barca” e dopo un’oretta e mezza siamo arrivati a Abraoo l’unica cittadina dell’isola.
Una delle particolarità di Ilha Grande è che non ci sono mezzi motorizzati in terra, quindi, non ci sono macchine ne moto e gli unici mezzi a motore in terra, sono degli organismi ufficiali come la polizia. Essendo venerdì non era molto facile trovare una sistemazione ad un prezzo decente e, dopo avere girato un po’ abbiamo incrociato una coppia (lei tedesca, lui cileno) che ci hanno detto che loro stavano in un ostello ad un buon prezzo; siamo andati a vedere ed alla fine siamo rimasti li. Nell’ostello Harmoni di proprietà di José Agnaldo fin da subito ci siamo sentiti molto bene, avevamo la nostra stanza bella grande con bagno privato e l’ambiente molto buono e familiare. Dato che siamo rimasti varie notti, José ci ha fatto un po’ di sconto; e siamo anche stati fortunati ad entrare nelle sue grazie visto che la prima sera Gábor lo aveva battuto a 5 partite di scacchi.
Il giorno successivo siamo andati a scoprire l’isola che come dice il nome è veramente grande e ci vorrebbero molti più giorni per vederla tutta. Ci sono 16 sentieri che si possono fare per raggiungere le oltre 100 spiagge presenti nell’isola. Noi abbiamo iniziato con la camminata più famosa, quella che ti porta alla spiaggia Lopes Mendes. Questa camminata dura circa 2 orette e mezza; il sentiero va per la maggior parte del tempo nel mezzo della foresta e si passano 3 spiagge prima di arrivarci. La camminata non è difficile, ci sono salite e discese abbastanza fattibili la cosa che più ti ammazza è l’umidità; si suda un sacco. Rachele no aveva mai sudato tanto in vita sua!!! La spiaggia Lopes Mendes è conosciuta in tutto il mondo per essere una spiaggia vergine di sabbia bianca larga piú di 3 km. Qui siamo stati un bel po’ rilassandoci, facendo il bagno e prendendo il sole.
Al rientro, nel sentiero, abbiamo trovato due Ungheresi ed abbiamo condiviso parte della camminata con loro. Le ore del tardo pomeriggio sono molto buone per vedere animali nella selva ed infatti noi abbiamo visto delle scimmiette piccole e delle scimmie più grandi che, fino a quel momento, avevamo solo sentito senza mai riuscire a vederle. A Gábor piacciono molto e gli avrà fatto tipo 100 foto!!! Nel nostro ostello c’era anche un ragazzo francese Jean-Baptiste, e con lui abbiamo condiviso alcune camminate ed alcune cene in questi giorni.
Il giorno successivo siamo andati a fare la camminata di Dois Rios, qui si trovava l’antica carcere dell’isola e quindi c’è una strada abbastanza larga di sassi attraverso la quale passavano i mezzi diretti al carcere. In totale sono 4km in salita non molto pendente e 4km in discesa. Nel cammino abbiamo visto molte farfalle di differenti colori, abbiamo sentito e visto alcuni uccellini ed in particolare uno con la testa rossa ed un altro tutto giallo, stupendi!! La spiaggia di Dois Rios ci è piaciuta di piú di Lopes Mendes anche perché c’erano meno persone e si stava molto bene. Come dice il nome stesso qui, in questa spiaggia, sfociano due fiumi, un po’ come isola verde solo che il mare ed il paesaggio non hanno nulla a che vedere hahaha!!!!!
Il pomeriggio il cielo divento grigio e ci incamminammo per evitare la pioggia, peccato però che non siamo riusciti ad evitarla e ci siamo inzuppati tutti!!! La pioggia non ci è dispiaciuta più di tanto perché faceva un caldo incredibile ed un po’ di fresco ci andava bene per camminare. Con la pioggia anche la foresta si sveglia e si è svegliato anche un animale abbastanza grande, noi abbiamo solo sentito il “rumore” che faceva non sappiamo che animale era e nemmeno vogliamo saperlo, ci è bastato sentirlo e ci è servito a camminare un po’ più veloce. Siamo rientrati al ostello super zuppi, e dopo una doccia super rilassante, Jean-Baptise ci ha preparato una pasta alla francese che non era per niente male.
Il giorno seguente il tempo non migliorò, la mattina pioveva e siamo stati in ostello a riposare, vesros l’ora di pranzo abbiamo mangiato qualche cosa, ed al pomeriggio Gábor con Jean- Baptiste sono andati a fare un sentiero corto passando per delle spiaggette completamente deserte.
L’ultimo giorno abbiamo fatto l’escursione in barca che consisteva nel fare il giro dell’isola, ci siamo divertiti un sacco!!! A bordo di un gommone che saltava tra le onde, abbiamo fatto il giro dell’isola passando per varie spiagge. Rachele si è divertita doppiamente perché le venivano alla mente i ricordi di quando era piccola ed andava con la famiglia al mare con il gommone. La prima fermata è stata nella spiaggia di Caxadaço, una spiaggia piccolina ma piena di pesci a righe grigie e gialle fantastica per fare snorkelling.
La seconda fermata è stata la spiaggia Parnaioca che è una spiaggia tipo Lopes Mendes, vergine e molto grande dietro la quale c’è un cimitero. Poi la spiaggia Aventureiro, dove c’era una palma inclinata alla quale abbiamo fatto molte foto, successivamente la spiaggia Meros che è piccolina e ci è piaciuta moltissimo; qui abbiamo visto molti pesci colorati ed anche una stella marina.
Il giro dell’isola si è concluso con un bagno nella lagune Verde ed Azzurra in cui c’era una grande varietà di pesci; peccato che le lagune erano all’ombra e non faceva tanto caldo come per rimanere in acqua molto tempo. Nemmeno stavolta è potuto andare tutto liscio, sul più bello al rientro abbiamo finito la benzina nel gommone ed un’altra barca è venuta a recuperarci. Siamo rientrati all’isola quando già era buio e c’era un cielo che minacciava un’altro temporale forte, ma siamo arrivati al ostello sani e salvi e super contenti per la bella giornata passata.
Dovevamo passare nell’isola 3 giorni, ma ci è piaciuto tanto e ci siamo sentiti talmente bene nell’ostello che abbiamo deciso di rimanere 5 giorni. Dopo aver salutato José, ci siamo diretti al molo per prendere “La Barca”, Rio de Janeiro ci aspetta!!!
Soggiorno di lusso a Río de Janeiro
Il tragitto in barca ed in bus da Ilha Grande a Rio è passato in fretta, nel bus abbiamo conosciuto una signora inglese che ha vissuto molti anni a Rio e ci ha detto che le piace da morire. Arrivati alla “rodoviaria”, stazione dei bus, di Rio de Janeiro, abbiamo preso un taxi e ci siamo diretti dove lavora David, un couchsurfer che ci ospitò le prime due notti. Il tassista è stato molto gentile tanto che ha chiamato David per chiedergli dove doveva lasciarci. Siccome David doveva lavorare fino alle 18, siamo andati a mangiare qualche cosa li vicino e poi con lui siamo andati a casa.
1. Santa Teresa – il quartiere boemio
David vive nel quartiere di Santa Teresa che è ubicato in una delle tante colline di Rio de Janeiro, un quartiere pittoresco con molti edifici antichi e belli ed un panorama spettacolare. A Santa Teresa vivono molti artisti e David ci ha spiegato che un fine settimana all’anno gli artisti che vivono qui aprono le porte di casa sua e le persone possono entrare a vedere come lavora l’artista e a partecipare a seminari, ci è sembrata una cosa molto carina ed interessante.
Vicino a Santa Teresa c’è Lapa un quartiere molto popolare per la vita notturna, qui si va per ballare o bere qualche cosa, il venerdì ed il sabato sera arriva ad esserci talmente tanta gente fuori dai locali che per sicurezza chiudono perfino la strada. A cena siamo andati in un ristorante casereccio in cui si poteva mangiare pizza a volontà e te ne portavano fino a che non dicevi basta. Dopo cena David ci ha disegnato un mappa dettagliato del quartiere e ci spiegò come arrivare a tutti i punti turistici.
2. Il Cristo Redentor, osservando la cittá dall’alto
Abbiamo approfittato del buon tempo del giorno seguente per andare a vedere il famoso Cristo Redentore che si trova nella montagna di Corcovado. Il treno che parte dal centro è abbastanza caro, però noi, su consiglio di David, abbiamo preso un bus davanti casa (quartiere Santa Teresa), con il bus siamo arrivati fino alla salita del monte e da li abbiamo continuato a piedi, avremmo camminato un’oretta.
Nel cammino ci siamo fermati nel punto panoramico di Santa Marta da dove si vede il Pao de Azuçar, la città, le spiagge e dall’altro lato il Cristo, la cosa bella è che siamo arrivati li giusto giusto quando non c’era nessuno e abbiamo potuto contemplare il panorama in solitario. Una volta arrivati a qualche km dal monumento si compra il biglietto e con un minibus si sale sopra la montagna per vedere il Cristo Redentore. Il Cristo è impressionante più che altro perché la statua è fatta molto bene, non è molto grande ma lo stesso ti da una sensazione di rispetto e di grandezza.
Il panorama qui è praticamente lo stesso che dal punto panoramico di Santa Marta, l’unica differenza è che qui c’è un sacco di gente e diventa tutto meno idilliaco.
3. Una foresta nella cittá, il Parco Naturale Tijuca
Abbiamo proseguito la nostra passeggiata attraversando il parco naturale Tijuca. Rio è l’unica città al mondo ad avere una selva dentro della città stessa. Qui abbiamo visto un sacco di scimmie, ascoltato un sacco di cinguettii diversi e visto dei tucani, questa volta liberi!
In questo parco non ci sono sentieri e si cammina sempre per la strada, con vari taxi che trasportano i turisti ricchi avanti ed indietro e che un po’ disturbano la quiete del parco. Volevamo andare ad un punto panoramico che si chiama “Vista Chinesa” ma a piedi non ci saremo mai arrivati perché era molto lontano (non lo sapevamo), per fortuna ci siamo fermati a chiedere informazioni ed il signore quando ha sentito che volevamo andare fino a li ci ha detto che era molto lontano e che ci dava un passaggio lui, era un carabiniere, cosí lo abbiamo ringraziato e ci siamo fidati; e meno male perché era davvero molto lontano!! Arrivati li abbiamo potuto godere della grandiosa vista, da qui si vede tutta Rio de Janeiro, il Pao de Azuçar ed il Cristo, ne è valsa veramente la pena, anche se il Cristo ci ha fatto un po’ penare perché si nascondeva dietro le nuvole. Alla fine però, siamo riusciti a fargli una foto.
Alla sera siamo andati con David a fare una passeggiata per Santa Teresa, qui c’è un ambiente tranquillo ma allo stesso tempo ci sono molti locali e con molta gente che beve qualche cosa in strada; ci è sembrato un posto molto gradevole.
4. Altre bellezze di Santa Teresa
Il giorno successivo abbiamo continuato la nostra visita di Santa Teresa, siamo andati a vedere il Parco de las Ruinas e poi la famosa scala di Selarón, è un posto incredibilmente originale, l’artista ha decorato, e sta ancora lavorando, una scala enorme con piastrelle la maggior parte rosse in maniera da fare lo sfondo rosso, poi ha messo in mezzo varie piastrelle con disegni e fumetti fatte da lui con un personaggio che è una donna nera che racconta la storia della città, e non mancano piastrelle da tutto il mondo, ce ne sono di 180 paesi e non mancavano quelle di Barcellona, quelle Ungheresi ed anche quelle di Padova e Venezia, troppo forte!!!! Abbiamo parlato con l’artista che dice che la gente afferma che questa scala è più bella del Parco Guell di Barcellona;mah.
5. Il Pao de Azúcar e le luci di Río
A mezzogiorno abbiamo salutato David e siamo andati a casa di Hilton, un ragazzo di couchsurfing che Rachele aveva conosciuto due anni fa a Oporto. Arrivati a casa sua, Hilton, ci ha fatto una grande sorpresa, dato che lui se ne doveva andare a Buenos Aires e sarebbe rientrato il giorno in cui noi partivamo, ci ha lasciato l’appartamento. Ci è dispiaciuto molto non poter passare tempo con lui ma allo stesso tempo non capita tutti i giorni mentre si viaggia di poter godere di tanta privacy, in più l’appartamento di Hilton è molto bello e si trova in una buona zona di Rio.
Abbiamo approfittato del regalo e ci siamo goduti il nostro soggiorno 5 stelle a Rio de Janeiro. Verso sera siamo andati a vedere il Pao de Azuçar che sono due colline da cui si può vedere la città. Per arrivarci c’è un teleferico che però é molto caro, per fortuna David ci aveva dato una dritta: alla prima collina si può salire a piedi (ci si mette mezzoretta), per salire alla seconda si deve per forza prendere il teleferico (si paga andata e ritorno). Se poi si scende dopo le 19, il primo teleferico non si paga.
Grazie a David ed ai suoi consigli ci siamo risparmiati un soldino. Dall’alto del Pao de Azuçar si vede tutta Rio de Janeiro nel suo splendore: le spiagge, il Cristo, le strade ed anche le favelas. Qui abbiamo visto il tramonto, ci siamo rimasti un’oretta e mezza ed abbiamo potuto vedere tutti i colori del tramonto e tutte le luci della città accendersi lentamente, bellissimo.
6. Passeggiando per le spiagge emblematiche di Río
Il sabato mattina ci siamo svegliati sotto la pioggia, abbiamo fatto le cose con calma, e dopo pranzo, quando smise di piovere, abbiamo preso un autobus e siamo andati alla spiaggia di Ipanema, una delle spiagge più famose della città. Nonostante non ci fosse molto sole, la spiaggia era piena di gente. Abbiamo camminato lungo tutta la spiaggia di Ipanema, abbiamo bevuto un acqua di cocco, qui ti danno direttamente il cocco, ed abbiamo continuato la nostra passeggiata in un’altra spiaggia molto famosa: Copacabana. Copacabana è una spiaggia urbana molto grande, e non è strano vedere bambini giocare a pallone (è capitato che qui i manager del calcio vengano a vedere i bambini giocare e li selezionino per giocare in squadre vere). Copacabana è sempre piena di persone che fanno sport, giocano a beach volley, corrono o si siedono ad un bar.
La domenica siamo rimasti a casa tutto il giorno perché pioveva. Solo alla sera siamo usciti per incontrarci con Clarissa, la figlia della moglie dello zio di Rachele. Con Clarissa e la sua coinquilina abbiamo bevuto una birra e mangiato temaki (un piatto giapponese); abbiamo passato una serata divertente e piacevole. Clarissa è una ragazza giovane, molto gentile e carina.
7. Favelas, l’altra faccia di Río de Janeiro
L’ultimo giorno della nostra permanenza a Rio de Janeiro smise di piovere ed abbiamo potuto approfittare per passeggiare lungo il lago vicino alla spiaggia di Ipanema e dare l’ultimo saluto alle spiagge più popolari di Rio de Janeiro: Ipanema e Copacabana. Il pomeriggio ci siamo trovati con David che ci ha portato a vedere la favela di Santa Marta. Questa favela è pacifica, quindi non pericolosa ed i turisti sono bene accetti. E’ una esperienza abbastanza dura vedere le condizioni in cui vivono queste persone. In questa favela c’è anche una statua di Michael Jackson perché fece un videoclip per attirare l’attenzione della gente sulla condizione esasperante che c’è in questi posti.
Alla sera Rachele è uscita un’altra volta con Clarissa ed Eduarda, una sua grande amica, si sono divertite molto e le ragazze sono state super carine, le hanno perfino fatto un regalo, anzi due, le hanno regalato due spille di Rio in ricordo di questo soggiorno.
L’ultimo giorno abbiamo spettato Hilton a casa, lo abbiamo ringraziato e, mentre lui è andato al lavoro, noi siamo andati all’aeroporto, destinazione Salvador de Bahia!!!
Rio de Janeiro ci è piaciuta molto, è una città piena di vita e non è tanto pericolosa come la descrivono. Ci ha fatto una buona impressione e la gente che abbiamo incontrato è stata molto gentile e ci ha aiutato molto.
David, grazie moltissime di tutto l’aiuto che ci hai dato, della tua disponibilità e ospitalità!!!!!!
Hilton, grazie per lasciarci l’appartamento e per la tua totale fiducia, speriamo di vederti un po’ di più la prossima volta!!!!!!!!!!
Salvador de Bahía e Morro de Sao Paulo
Dal nostro arrivo a Ushuaia non abbiamo più preso nessun volo, la nostra idea era viaggiare tutto via terra, ma il continente è molto grande e Brasile da solo è grande come tutta Europa, quindi per stare dentro ai tempi abbiamo dovuto cambiare un po’ i nostri progetti e prenotare alcuni voli. Per fortuna qui in Brasile ci sono le compagnie low cost. Dopo essere arrivati all’aeroporto di Salvador de Bahia abbiamo preso un bus e poi un taxi per arrivare a casa di Liane la signora che ci ospitava in loco.
Quando siamo arrivati a casa sua, Liane non c’era, c’era invece Gabriel suo figlio, che è molto gentile e parla spagnolo cosa che ci aiuto non poco. Dopo un po’ arrivò anche Liane con un’amica (entrambe parlano spagnolo) e siamo andati a mangiare in un bar tipo bacaro che partecipava ad un concorso di nuovi piatti. Siccome era la prima volta che partecipavano al concorso erano un poco disorganizzati e molte pietanze erano finite.
Il giorno dopo siamo andati a visitare il famoso centro di Salvador de Bahia. Da casa abbiamo preso un bus che ci ha fatto fare un giro turistico di un’ora prima di arrivare al Mercato Modelo che si trova nel centro. Siamo andati in un panifico a fare colazione ed abbiamo provato il buonissimo pane di cocco e poi abbiamo preso l’ascensore che ti porta nel centro storico che è ubicato in una collina. Salvador è considerata la capitale del Brasile Africano; è una città molto grande e abbastanza caotica con la reputazione di essere una delle città più pericolose di tutto il Brasile.
La verità è che nelle strade si vede molta povertà, nella città ci sono molte favelas e, le persone locali non vanno in centro il fine settimana, perché tutte le attività sono chiuse ed il centro diventa pericoloso. In tutte le grandi città Brasiliane che abbiamo visto fino ad ora è sconsigliato girare per il centro il fine settimana. Fino adesso, se non aprivamo bocca, ci potevamo confondere con le persone locali; qui a Salvador ciò non impossibile si vede lontano un miglio che siamo stranieri perché quasi la totalità della popolazione è nera. ll centro storico nella parte alta della città si chiama Pelourinho ed è conosciuto per avere edifici in stile barocco perfettamente conservati. Ci sono case di vari colori e molte ma molte chiese.
Nella strada si vedono signore vestite in abiti tipici, si chiamano le Bahiane alcune sono li solo per farsi fare la foto con i turisti e farsi pagare, altre vendono una piatto tipico Baiano che si chiama acarajè che è una specie di bolla di pasta fatta con farina di fagioli e fritta alla quale fanno un taglio nel mezzo e ci mettono dentro delle salse tipiche. Naturalmente l’abbiamo provata ed era buonissima!!!
Dopo aver passeggiato per il centro e la sua principale strada commerciale abbiamo preso il bus, che non fu facile da trovare, e siamo rientrati a casa. Alla sera abbiamo preparato lo zaino per andare a Morro de Sao Paolo il giorno dopo.
Morro de Sao Paulo
Per arrivare a Morro de Sao Paulo ci sono come sempre due opzioni, una costosa che consiste nel prendere una barca che fa tutto il tragitto via mare o una più economica che naturalmente è l’opzione che abbiamo scelto noi. Questa opzione a parte di essere la più economica é anche l’unica che ti permette di vedere un po’ i paesetti dell’isola e la verità è che il tragitto e molto bello dato che tutti i paesetti sono circondati da selva.
Abbiamo preso prima una barca che ci ha portato a Mare Grande che si trova in un’isola di fronte a Salvador de Bahia, da qui abbiamo preso un camioncino privato per Valeça, eravamo gli unici stranieri a bordo, a metà strada il camioncino si è fermato e l’autista ci ha fatto salire in un altro, per un momento abbiamo avuto la sensazione che ci lascassero li piantati o che ci chiedessero di pagare un’altra volta, ma no, solo stavano aspettando che il camioncino si riempisse per poi riprendere il viaggio.
Arrivati al porto di Valeça abbiamo preso una barca che in mezz’ora ci ha portato a destinazione. Appena scesi dalla barca siamo stati agganciati da una guida turistica che non siamo riusciti a scollarci di dosso e che a tutti i costi voleva venire con noi per aiutarci a cercare alloggiamento. In realtà lui voleva venire perché così il proprietario dell’ostello poi gli avrebbe dato una percentuale. Alla fine siamo riusciti a spuntare un buon presso in un ostello il cui proprietario assomigliava a Bob Marley e che aveva decorato tutto l’ostello in stile reggae. Il signore era molto gentile e ci ha dato molti consigli su come visitare l’isola.
Tra l’latro ogni sera faceva minimo 3 torte che poi ci serviva per colazione, la colazione era buonissima con frutta fresca e torte, appunto. Abbiamo conosciuto anche un ragazzo siciliano Tony che lavora in un altro ostello e che ci ha dato molte dritte utili. Alla sera siamo andati a fare una passeggiata nella spiaggia numero due, dove c’è più vita notturna. Qui le spiagge si chiamano uno, due, tre e quattro. La spiaggia quattro è quella più tranquilla. Nella spiaggia due tutte le sere c’è festa, i locali mettono la musica a tutto volume e ci sono un sacco di banchetti pieni di frutta fresca in cui ti fanno cocktails con frutta e vodka o con frutta e cachassa (un liquore tipico di qui). Noi quella sera abbiamo provato l’açai na tigella, che è tipo un yogurt gelato fatto con il frutto di açai e sopra mettono cereali e frutta fresca, una bomba calorica ma buonissima!!!!!!!!! Da oggi açai!!!
Dopo una bella dormita siamo andati a fare una escursione in barca per fare il giro dell’isola, ci siamo fermati in due piscine naturali, una vicino a Morro de Sao Paolo e l’altra vicino all’isola di Boipeba. La seconda piscina naturale era molto meglio della prima, c’erano molti più pesci ed abbiamo passato abbastanza tempo in acqua correndo dietro ai pesci e cercando di vedere dei coralli.
Ci siamo poi fermati nella spiaggia di Boipeba, nulla di che c’erano molti ristoranti, e ci siamo messi sotto una palma a mangiare i nostri panini.
Siamo passati poi per il fiume dell’inferno dove il paesaggio è simile ad uno di quei film su Vietnam, la barca va per il fiume ed in entrambi i lati c’è una vegetazione fitta di alberi che hanno le proprie radici nel’acqua. L’ultima fermata è stata Cairú, la seconda cittadina più antica del Brasile qui abbiamo visitato il centro ed il convento nulla di speciale. L’escursione non è stata male, ma non ha nulla a che vedere con quella che abbiamo fatto in Ilha Grande. Al rientro ci siamo goduti il tramonto dal molo e sopratutto i colori che assunse il cielo dopo che il sole era sceso. Dopo cena siamo andati a fare un giro nella spiaggia due e stasera si, abbiamo provato un cocktail di frutta con cachassa davvero buono e saporito!!! Qui la frutta è incredibile!!!
Il giorno successivo siamo andati nelle spiagge che si trovano dall’altra parte dell’isola che sono molto più belle e molto meno frequentate. Qui si può arrivare a piedi solo se la marea lo permette e normalmente il rientro si effettua in barca. In una di queste spiagge abbiamo fatto il bagno completamente soli, è stato molto rilassante!!!!
Arrivati alla spiaggia di Gamboa, siamo riusciti a spuntare un prezzo stracciato per andare fino all’isola di fronte in una piscina naturale che è enorme con acqua bassissima. Al rientro da questa breve escursione ci siamo fatti un piccolo regalo e siamo andati a mangiare in un ristorante sula spiaggia la moqueca di pesce che è un piatto tipico di Bahía, e consiste in pesce con verdura e con un po’ di brodo, accompagnato da una specie di polenta con verdura e farofa (una farina che qui mangiano con tutto come il riso ed i fagioli).
L’ultimo giorno siamo andati a fare un giretto veloce per vedere il faro ed il punto panoramico dell’isola da dove si vedono le quattro spiagge. Abbiamo sautato Bob Marley, ed abbiamo iniziato il viaggio di ritorno che fu abbastanza largo. Da Morro abbiamo preso una barca fino a atracoduro, poi un bus per Valeça e poi un van per Bom Despacho ed alla fine il ferry per Salvador de Bahía, il ferry andava talmente lento che credo che se fossimo andati a nuoto avremmo fatto prima. Siamo Arrivati a Salvador abbastanza stanchi ma contenti, ci sarebbe piaciuto fermarci un po’ di piú a Morro, ma il tempo stringe e le cose da vedere sono ancora molte!!! Domani volo per Fortaleza e poi le dune di Jericoacoara ci aspettano!!!!!!
Jericoacoara: mare e deserto
Siamo arrivati a Fortaleza in aereo da Salvador de Bahía con la idea di andare a Jericoacoara. Dato che era impossibile arrivarci lo stesso giorno abbiamo trascorso una notte a Fortaleza in un ostello che non era male ma sicuramente il più strano in cui siamo stati fino adesso. Per entrare devi passare due porte con codici di sicurezza e le porte delle camere non avevano chiave, devi usare il tuo lucchetto e se non ce l’hai? Semplice non chiudi la stanza!!! La proprietaria dell’ostello è una signora di mezza età molto simpatica e gentile ma anche un po’ strana, bastava vedere l’ostello per capirlo, inoltre ha messo cartelli in cui scrive che non si può bere alcool dopo le 22.
Qui abbiamo conosciuto una coppia di Brasiliani che alla fine hanno deciso di venire a Jericoacoara con noi. La mattina ci siamo svegliati presto e siamo andati a prendere la corriera direzione Jijoca. Angela, una ragazza di cs ci aveva raccomandato di andare fino a Jijoca e da li prendere un 4×4 fino a Jericoacoara, in questa maniera abbiamo risparmiato un soldino. Fino a Jijoca è stato un viaggio normale e corrente, il divertimento è cominciato dopo. Jericoacoara conosciuto anche come Jeri o Jerico si trova nel medio del deserto, vicino al mare; per arrivare non ci sono strade bisogna passare per dune e lagune.
Dopo aver negoziato il prezzo del 4×4 (Angela ci aveva detto che era più o meno 7 reales) è iniziata l’avventura!!! Il tragitto non era per niente lungo ma noi ci siamo divertiti molto andando su strade di sabbia e passando laghetti, anche se a volte eravamo un po’ preoccupati che gli zaini volassero fuori dell’auto perché l’autista li aveva posizionati sulla cappotta ed a volte si sentivano muovere.
Vi lasciamo un VIDEO del tragitto in 4×4
In meno di mezz’ora siamo arrivati alla posada dove abbiamo dormito e dato che era prestino, abbiamo approfittato per andare a fare un giretto per il paese e vedere il tramonto da una duna. Il paesetto è piccolino ci sono solo 4 strade principali, tutte le strade sono rigorosamente tutte di sabbia, ed in alta stagione è molto turistico (ci sono soprattutto Italiani e Tedeschi) quindi ci sono un sacco di bar e ristoranti. In più molte persone Europee si sono trasferite qui ed hanno iniziato un’attività.
A Rachele le veniva male vedersi nel mezzo del deserto e vedere la quantità di italiani che c’era. Ad ogni modo in bassa stagione (per fortuna adesso è bassa stagione) il paesetto è abbastanza autentico. Il pomeriggio tardi siamo andati sopra la duna per vedere il sole cadere nel mare, sembrava di stare in una processione data la quantità di gente che c’era (era il 1 maggio, festa anche in Brasile).
Jerico è molto piccola e se non si considerano le escursioni che ti vogliono vendere, in buggy, a cavallo ecc…. non c’è molto da vedere. La verità è che all’inizio pensavamo di fare un’escursione con il buggy (una specie di macchina adatta per andare nel deserto) ma poi abbiamo pensato che era meglio risparmiare i soldi per fare qualche cosa di bello nel parco di Leçois Maranheses, dove il paesaggio è simile ma è molto più grande e molto meno turistico.
Il secondo giorno siamo andati a vedere ciò che si può raggiungere a piedi.
Siamo usciti di casa con l’idea di vedere il faro e la famosa Pietra Forata, una pietra enorme ch si trova nella spiaggia che ha nel mezzo un buco. Nel cammino per arrivare al faro iniziò a piovere fortissimo e ci siamo bagnati completamente!!! Per fortuna era un temporale tropicale di quelli che come viene se ne va!!!! Il faro non è nulla di che, il paesaggio circostante però è molto molto bello; è una collina tutta verde con un sacco di animali liberi, mucche, pecore ed asini che pascolano tranquilli e indisturbati, qui abbiamo visto il primo cactus gigante della nostra vita. Ovviamente non poteva mancare una foto con il cactusssss hahahahaha!!!
collina si vede da un lato il mare e dall’altro la grande estensione di dune, un paesaggio stupendo. Siamo rimasti li un bel po’ guardando la spiaggia ed il deserto. Ci siamo poi diretti alla spiaggia per vedere la Pietra Forata (Piedra Fourada). C’è chi dice che è solo una pietra, a noi è piaciuta molto, non è di tutti i giorni vedere una pietra così grande nel bagnasciuga e con le onde del mare che passano attraverso il buco.
Il pomeriggio siamo andati un’altra volta a vedere la duna principale di Jeri, questa volta però non siamo andati sopra, ci siamo goduti il tramonto dalla spiaggia.
Dopo il tramonto abbiamo visto un gruppo di gente che ballava capoeira, ballavano sia bambini che adulti ed alcuni erano veramente bravi!!! Rachele si è divertita un sacco vedere questo spettacolo!!!!
Vi lasciamo un VIDEO della Capoeira
La nostra giornata si concluse con una passeggiata nel centro ed organizzando il trasporto fino a Barreirinhas (cosa non molto facile), dove ci aspetta il Parco Nazionale di Leçois Maranheses e dove ci perderemo nei prossimi giorni.
Lençóis Maranheses: Isolati per 3 giorni!!!!
Fino ad oggi abbiamo già definito come meravigliosi, incredibili, stupendi molti dei luoghi che abbiamo visto ma i giorni che abbiamo passato nel Parco Nazionale di Lençois Maranheses sono stati indimenticabili.
Arrivare in questo posto è tutta un avventura. La mattina prestino siamo partiti da Jericoacoara in una jeep che ci ha portato per un cammino molto bello fino ad arrivare a Camocin. Nel cammino siamo passati per spiagge lunghissime, dune e laghetti. La parte più divertente è stata quando la jeep è salita sopra una zattera di legno e “l’autista” la spingeva mettendo un bastone di legno nel fondo del lago.
A Camocin dopo aver aspettato un paio di orette abbiamo preso un van in direzione Parnaíba, e da qui un bus per Paulino Neves dove finisce la strada.
Alle 4 del mattino (ancora non sapevamo che sarebbe stato l’inizio di 4 giorni consecutivi con sveglia prima del’alba) abbiamo preso una jeep per arrivare a Barreirinhas che è il paesetto da dove partono le escursioni per il parco nazionale. Questa è stata la parte del viaggio in assoluto più divertente. Siamo partiti che ancora era notte, siamo passati per vari laghetti profondi quanto basta per sentire il motore del 4×4 andare sotto acqua e siamo andati su e giù per le dune del deserto per terminare poi il tragitto tra la vegetazione tropicale in una “strada” di sabbia con un miliardo di buche. Passando abbiamo svegliato tutta la natura, cavalli, mucche, pecore, asini ed un sacco di volatili. Tutti ci guardavano e sembravano inviarci a quel paese!!!
Nel tragitto ci siamo fermati varie volte a caricare delle persone che sembravano apparse dal nulla; attorno a noi solo c’erano solo dune e vegetazione fitta, niente altro, non c’erano strade ne di asfalto ne di terra ne di sassi, nulla di nulla, l’unica “strada” era dove passavamo noi, eppure quelle persone erano li ad aspettare la jeep, chissà da dove venivano!! Arrivati a Barreirinhas abbiamo conosciuto Irene una ragazza catalana che stava viaggiando per il Brasile, con lei siamo andati a fare colazione e poi a vedere come potevamo arrivare ad Atins.
Avevamo letto abbastanza della zona ed Atins ci sembrava il posto migliore da dove iniziare la nostra visita al parco nazionale. Peccato però che a Barreirinhas tutti ti dicono che ad Atins non c’è nulla e cercano di venderti uno dei loro tour. Noi cocciuti abbiamo insistito finché abbiamo trovato una barca che ci ha portato a destinazione. La barca era piccolina; per fortuna, dato che avevamo tutti gli zaini, eravamo gli unici passeggeri a bordo. Abbiamo percorso il fiume fino ad Atins ma prima di arrivarci abbiamo fatto qualche fermata; ci siamo fermati a Vassouras dove c’è il Parco Nazionale del Piccolo Lençois Maranheses qui siamo saliti su una duna e ci siamo goduti lo spettacolo del piccolo deserto; peccato però che nei laghi non c’era nemmeno una goccia d’acqua.
La seconda fermata l’abbiamo fatta a Caburè che è un paesetto che si trova in una lingua di terra tra il mare ed il fiume, qui vivono solo pescatori in casette di legno e foglie di palma e ci sono alcune pousada (un po’ meglio di un ostello), Caburè è veramente molto bello. L’ultima fermata prima di Atins l’abbiamo fatta a Madacaru, un’altro paesetto di 3000 persone in cui c’è un faro da cui si può vedere il panorama circostante, basicamente vegetazione e deserto, molto strano e molto molto bello. Quando sia arriva a Madacaru con la barca dei bambini attorno ai 6-8 anni si offrono di farti da guida e ti cantano canzoni tipiche del posto mentre ti accompagnano al faro. Siamo arrivati ad Atins verso le 15 e non c’era un’ anima viva, faceva un caldo cane e noi avevamo tutti i bagagli; camminare sotto il sole con gli zaini, in una strada di sabbia di circa 20 cm di altezza in cui sprofondi con le scarpe fino a quasi la caviglia, non è facile così alla prima pousada che abbiamo trovato ci siamo fermati.
Avevamo una fame cane, e siamo andati a vedere se trovavamo qualche cosa da mangiare, sembrava di stare in un film del terrore, tutto deserto niente strade solo sabbia e di tanto in tanto qualcuno che si affacciava dalla porta o finestra per curiosare e vedere chi eravamo. Qui l’elettricità c’è ma non è costatante ed a volte la tolgono quindi i pochi ristoranti che ci sono non comprano provviste per paura che gli vadano a male. Alla fine per fortuna abbiamo trovato un ristorante/pousada dove la ragazza si e messa a farci un petto di pollo fritto con naturalmente riso e fagioli. Ah vi informo che internet ed la rete mobile non arrivano quindi si è completamente isolati.
Facendo una passeggiata per il paese abbiamo conosciuto Maduro (il suo nome originale è Fernando) che è una guida molto esperta del Parco Nazionale de Lençois Maranheses. All’inizio abbiamo parlato con lui per fare la camminata fino a la Laguna Verde poi però camminando per la spiaggia abbiamo incontrato Masieo (amico di Maduro) e guida anche lui che rientrava da una camminata di 3 giorni con quattro francesi e ci ha proposto di fare una camminata di 2 giorni dormendo in un oasi nel deserto.
A noi sembrava una cosa super interessante così dopo aver discusso i dettagli ci siamo messi d’accordo per partire il giorno successivo. Quella stessa sera siamo stati in compagnia di una guida Argentina con due inglesi e con i francesi che avevamo trovato con Masieo di rientro dalla camminata. Non sapevamo che Maria la proprietaria della pousada dove alloggiavamo è una buona cuoca e tutti vengono li a mangiare. I ragazzi inglesi arrivavano dall’amazzonia, perfetto per darci dei consigli!!
Alle 4 del mattino stavamo già facendo colazione ed alle 4.30 stavamo già camminando; per fortuna c’era luna piena che ci illuminava un po’il cammino. E’ una camminata abbastanza dura che passa per il deserto, quindi si parte molto presto la mattina per evitare per quanto possibile il caldo. Alla fine siccome Masieo aveva male ad una spalla, ci ha accompagnato Maduro. Dopo essere usciti da Atins abbiamo camminato nel mezzo delle dune fino ad arrivare ad un altro paesetto che si chiama Canto di Atins, qui abbiamo fatto una pausa e Maduro si è fumato una canna (ed abbiamo riso tanto quando la sera ci ha spiegato che senza la canna non gli funziona il navigatore per orientarsi tra le dune hahahaha!!!), abbiamo ripreso il cammino dapprima per la spiaggia, un’altra oretta e mezza, per poi rientrare nel mezzo delle dune.
La verità è che essendo molto vicini all’equatore il sole si alza molto velocemente e ce l’hai in testa fino dalle 8 del mattino, così già da quell’ora fa un caldo incredibile. Non siamo Vatussi ma la luce del sole l’abbiamo vista per primi lo stesso!!!! 🙂 Ci siamo messi un sacco di protettore solare, eravamo bardati con pantaloni lunghi e cappello tutto per non bruciarci ma alla fine un pelino ci siamo bruciati lo stesso. Nonostante ci fossero anche qui molte laghi secchi, a mano a mano che avanzavamo cominciavamo a vedere laghi con sempre più acqua in un paesaggio super iper mega incredibile.
C’erano dune e sabbia ovunque ed in mezzo laghi con acqua azzurra e cristallina uno spettacolo indimenticabile!!! Eravamo affascinati da ciò che vedevamo e non ci sembrava nemmeno di stare sulla terra, sembrava un’altro pianeta, nuovo, sconosciuto e bellissimo!! Quando siamo arrivati al Lago Verde, ci siamo fatti un bel bagno, che soddisfazione, la temperatura dell’acqua era perfetta, l’acqua era pulitissima, azzurrissima e cristallinissima.
Siamo stati un bel po’ nell’acqua per rilassarci un po’ anche perché non essendoci vegetazione non c’è nessun posto in cui si può stare all’ombra. Dopo il bagno siamo ripartiti per il deserto. Per tutto il tempo eravamo gli unici nel deserto, non c’era nessun altro nè turisti nè persone locali, il deserto ed i laghi erano tutti per noi!!! Che pace e tranquillitá!!!! Camminare tra le dune non è cosa semplice specialmente quando come adesso non piove molto (questa è la stagione delle piogge ma ci hanno detto che quest’anno è molto secca) la sabbia al posto di essere ben compatta e dura è molle e si sprofonda un po’ con i piedi.
In questa zona le dune hanno un lato in cui la sabbia e compatta ed un altro in cui la sabbia è molto molto molle nella quale si sprofonda fino al ginocchio. L’unica cosa che ti aiuta abbastanza durante questa camminata sono i laghi che trovi in cui puoi rinfrescarti e bagnare tutti i vestiti per resistere al calore.
Maduro cammina molto più veloce di noi ed a volte stava a 2 -3 dune di distanza senza però mai perderci di vista, e sempre indicandoci il cammino più facile per evitare il più possibile di salire e scendere dalle dune quando non era necessario. Dopo 7,5 di cammino un miraggio, della vegetazione!!! No, non era un miraggio era davvero vegetazione, era l’oasi dove andavamo a dormire yuppi!!!! La felicità si stroncò quasi di immediato quando Maduro ci disse quanto tempo mancava per arrivare, non importa la vediamo e presto si avvicinerà!!!!
Dopo 10 ore di camminata siamo arrivati all’oasi, qui c’è un sacco di vegetazione e laghi è molto bello e rincuorante vedere tutta questa vegetazione in mezzo al deserto!!! L’oasi si chiama Baixa Grande qui vivono solo cinque famiglie, completamente isolate dal resto del mondo. Già stavamo immaginando il nostro pranzo, ma no no no, ci aspettava un’altra ora di strada in cui abbiamo dovuto attraversare vari laghi alcuni con un sacco di pantano nel fondo, a volte mettendoci gli zaini sulla testa per non bagnarli. Rachele era molto stanza anche perché ogni volta che attraversavamo un lago si doveva togliere le scarpe e rimetterle per camminare nella sabbia che era abbastanza calda o nell’erba. Gli ultimi laghi in cui l’acqua era bassa Gabor l’ha presa sulle spalle.
Alla fine dopo 11 ore di camminata siamo arrivati alla casa dove abbiamo trascorso la notte. Qui vive una famiglia nella sua umile casa fatta di legno e foglie di palma con i suoi animali: galline, capre, maiali, cani tutti assieme appassionatamente.
Vicino alla casa principale c’era un’altra casetta fatta con gli stessi materiali in cui la signora mise 3 amache dove abbiamo dormito noi e Maduro.
Qui non ci sono porte e quindi dentro passa sempre un po’ d’aria. L’acqua la raccolgono da un pozzo e hanno un generatore elettrico che accendono per alcune ore la sera. Per pranzo/cena abbiamo mangiato una gallina di casa buonissima che la signora aveva ammazzato poco tempo prima e poi ci siamo fatti una doccia con l’acqua del pozzo che avevamo messo in un contenitore grande nel bagno e si doveva usare un’altro più piccolo per lavarsi. Eravamo talmente stanchi che dopo aver mangiato e fatto due chiacchiere con Maduro ed il padrone di casa alle 9 siamo andati a letto.
Il giorno dopo, altra levataccia, alle 4 tutti in piedi, colazione veloce e via per il deserto!!! Per fortuna ci aspettavano solo due ore di deserto, poi saremo arrivati alla spiaggia in cui la strada è piana, basta saliscendi per le dune. Per svegliarci definitivamente, alle 5 del mattino, ci è caduto sulla testa un temporale super forte di 10 minuti. Camminare tra le dune e vedere spuntare l’alba è qualche cosa di indescrivibile, ci sono dei colori stupendi e si vede il sole crescere tra le dune; eravamo ancora più affascinati del giorno precedente ed abbiamo fatto un sacco di foto!!!
Arrivati alla spiaggia ci siamo riposati in una capanna di pescatori (loro stanno qui tutta la settimana e se ne vanno il fine settimana), ad aspettare che la marea scendesse. Nonostante facesse molto caldo e molto vento abbiamo camminato abbastanza velocemente in un paesaggio di spiaggia infinito interrotto solamente da alcune capanne di pescatori e da alcune capre selvagge.
Per l’ora di pranzo siamo arrivati a Canto di Atins dove abbiamo mangiato un piatto di gamberoni con una salsa squisita e dove ci siamo fatti un pisolino di un’oretta prima di rientrare ad Atins. La sera ci siamo regalati una cena di pesce che ci ha preparato Maria. I nostri fisici erano abbastanza stanchi e ci sarebbe piaciuto dormire ma per arrivare a Barreirinhas c’è una barca che parte alle 3 del mattino, così un’altra levataccia ed alle 2.30 freschi come due rose appassite ci siamo presentati per bere il caffè prima di andare a prendere la barca con il marito di Maria (la proprietaria dell’ostello).
Sembrava una cosa surreale camminare alle 3 del mattino per strade di sabbia con una persona anziana che trasportava barattoli di pittura e noi con gli zaini. Il viaggio durò quattro ore e naturalmente noi eravamo gli unici turisti a bordo. Questi quattro giorni nonostante la stanchezza ci hanno riempito di energia per avere visto la bellezza di questi luoghi tanto diversi da quelli che avevamo visto in precedenza e per aver vissuto un’esperienza tanto autentica in un posto remoto con persone locali molto gentili come la nostra guida Maduro. Ci aspetta Sao Luís per entrare alle porte dell’Amazzonia da Belém!!
Sao Luís e Belém: Stiamo per entrare in Amazzonia!!!!
Da Barreirinhas, dopo alcune peripezie per incontrare la stazione degli autobus che avevano appena spostato, siamo riusciti a prendere la corriera per Sao Luis, fermata obbligatoria per arrivare poi alle porte dell’Amazzonia. Arrivati a Sao Luis abbiamo preso un bus di linea che teoricamente doveva lasciarci in centro, alla fine abbiamo dovuto camminare una ventina di minuti per raggiungere il vero centro e trovare un ostello.
Sao Luís
Qui nemmeno farlo apposta abbiamo ritrovato Irene, la ragazza di Girona che era in partenza per rientrare a Fortaleza. Dato che eravamo molto stanchi delle nottate precedenti quel pomeriggio non abbiamo fatto molto, siamo solo andati al supermercato a comperare qualche cosa per la cena. Qui le informazioni stradali e le distanze sono molto relative ed alla fine il supermercato era a più di venti minuti dall’ostello in una strada molto movimentata con un sacco di negozi e gente che ti vende di tutto. Molto caratteristico e divertente!!!
Il giorno successivo abbiamo deciso di andare a vedere la città prima di prendere di nuovo la corriera per Belém. Sao Luis è una città il cui centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
C’è un mercato e molti edifici storici anche se alcuni sono abbastanza decadenti.
Verso sera siamo andati alla stazione degli autobus che dista una trentina di minuti dal centro. Abbiamo preso un bus di linea che era pieno zeppo di gente ed in cui stavamo talmente tanto schiacciati che ci facevano perfino male alle gambe. Rachele ha avuto una conversazione interessante con un signore anziano ed un bambino, che alla fine ha capito che siamo Tedeschi e che andiamo in Germania in autobus; è stato molto divertente, ed il bimbo era tanto carino e simpatico.
Belém
Di buon mattino siamo arrivati a Belém e ci siamo diretti in un ostello decente, non molto buono, ma con un prezzo corretto. Qui gli ostelli sono cari!!! Stanchi del viaggio non abbiamo fatto molto siamo solo andati a comprare il biglietto della barca per andare a Santarém!!! Questa barca ci mette due giorni e mezzo ad arrivare a Santarém per il fiume Amazzonia e ci sono due alternative per dormire: o si va in amaca in spazi aperti con molte altre persone o si prenota una cabina privata che però è molto più cara. Siccome Gábor non aveva voglia di stare sempre a controllare gli zaini e le nostre cose, abbiamo deciso di prendere una cabina.
Belém è una delle la città dalle quali si entra in Amazzonia, è abbastanza grande e storica che però a noi non è piaciuta più di tanto. Dista solo 60 km dall’Equatore, per noi è la prima volta che ci arriviamo tanto vicino!!!! Il secondo giorno siamo andati a visitare il centro e siamo andati a fare un giro per la zona del mercato “Ver-o-Peso” dove abbiamo mangiato un piatto tipico che era pesce fritto con açai, solo che l’açai non era dolce come quello che avevamo provato a Morro de Sao Paulo, era açai puro, non male ma nemmeno incredibilmente buono.
Abbiamo continuato con il centro storico che è abbastanza decadente, con il parco •Mangal de Garças” in cui ci sono laghetti e molti animali ed abbiamo concluso la visita con il famoso teatro “de Paz”.
Il giorno successivo prima di prendere la barca per Santarém siamo andati a rinfrescarci le idee in un centro commerciale ed a mangiare qualche cosa. L’Amazzonia ci aspetta!!!!
Verso le 15.30 con il nostro amico tedesco Eyke abbiamo preso un taxi per arrivare al porto. Arrivati li ci siamo messi in fila per salire sulla barca ma, al controllo di sicurezza ci hanno rimandato indietro, apparentemente dovevamo passare per un banchetto in cui ti davano un braccialetto con scritto il nome della barca. Con il braccialetto ritornammo all’imbarco e sorpresa sorpresa era chiuso. Erano le 16.30 ed abbiamo dovuto aspettare fino alle 18 per imbarcare. Una volta saliti nella Liberty Star, Eyke si è diretto dove nell’area in cui si dorme con l’amaca e noi siamo andati nella nostra cabina.
La cabina era più piccola di quello che pensavamo i nostri zaini ci stavano appena!! La partenza era prevista per le 18, in realtà abbiamo dovuto aspettare che caricassero merce di alcuni camion. Quando sembrava che avessero finito di caricare e si potesse salpare ne arrivò un’altro uffff no, partivamo più!!!! Finalmente dopo 3 ore e mezza di ritardo lasciammo Belém. Abbiamo cenato con i nostri panini nella nostra cabina, che aveva aria condizionata, ed abbiamo visto un film prima di dormire.
La notte fu tranquilla, la barca non si muoveva particolarmente ed abbiamo potuto dormire abbastanza bene. In una barca come questa non c’è molto da fare, abbiamo approfittato per scrivere i post che ci mancavano, per vedere serie tv, fare nuove amicizie e finire tutto quello che avevamo lasciato in sospeso. Rachele ha fatto anche un gattino con l’uncinetto.
All’inizio pensavamo di annoiarci ma alla fine quasi non siamo riusciti a fare tutto quello che avevamo previsto. Abbiamo conosciuto nuovi amici e con loro abbiamo passato la maggior parte del tempo parlando, ridendo e bevendo birra. Siamo stati con Eyke, il ragazzo Tedesco che avevamo conosciuto nell’ostello, con Lili una ragazza Ungherese che vive in Germania, con Ori un ragazzo Israeliano che sta viaggiando dopo tre lunghi anni di servizio militare e Lotti e Mark una coppia di scozzesi che stanno viaggiando per il Sud America dopo aver trascorso 2 anni in Nuova Zelanda.
Ci siamo divertiti molto, anche perché a parte di aver condiviso le nostre avventure di viaggio avevamo anche qualche passione in comune. A Ori piace molto la fotografia ed abbiamo approfittato per fare qualche bella foto in compagnia, a Lili piace fare braccialetti così lei e Rachele si misero a lavorare assieme una con i braccialetti e l’altra con l’uncinetto; si sono perfino scambiate i fili colorati in maniera che ognuna avesse più colori. Con Eyke abbiamo condiviso chiacchierate interessanti su molti argomenti. Siamo stati molto fortunati ad incontrarci perché pensiamo che alla fine tutti lo abbiamo passato meglio!!!!! Trascorrere tante ore in una barca nella quale non c’è molto da fare, può diventare molto lungo e noioso se non si trovano le persone giuste!!
Tutto il tragitto eravamo contro corrente, questa fu la ragione per la quale molte volte passavamo vicino alle sponde del fiume, da qui abbiamo visto per la prima volta la foresta amazzonica e le case di palafitte molte delle quali erano abbastanza sott’acqua a causa dell’epoca di pioggia in cui siamo. Ci siamo fermati in vari paesetti come Breves, Mont Alegre e Prainha. Qui si caricavano merci e/o passeggeri, normalmente ci fermavamo in media tra i trenta minuti e due ore.
Mentre navigavamo, a volte ci si agganciavano barche di piccole dimensioni per caricare merci in corsa, altre volte ci si agganciavano barche con dei bambini che si arrampicavano sulla barca per vendere frutta e pane o semplicemente si avvicinavano per vedere se qualcuno gli lanciava qualche cosa. Ci ha fatto effetto vedere delle barche così piccole con a volte anche solo un bambino avvicinarsi.
Quando ci siamo fermati a Breves la barca abbiamo attraccato ad alcuni metri di distanza dal pontile e per scaricare la merce hanno messo una tavola di legno che faceva da ponte. Bambini e uomini si sono arrampicati nella nostra barca per vendere pane, frutta e gelato. Fu molto divertente vedere come si passavano le cose e come si arrampicavano sulla barca.
Due barche piccoline a remi si misero tra la nostra barca ed il pontile, in una c’erano una mamma con due bambini e sull’altra c’erano tre bambini; tutti aspettavano un soldino. Anche noi, siccome ci facevano tenerezza, gli abbiamo lanciato una moneta. C’era anche un bambino molto carino che sorrideva a tutti quanti, anche a lui abbiamo tirato una monetina ma purtroppo è caduta in acqua, per fortuna che poi Mark, il nostro vicino si cabina scozzese, gliene ha tirato un’altra, almeno così il bimbo non è rimasto senza niente.
Nella barca servivano pranzo e cena (naturalmente non incluso nel prezzo del biglietto) e, anche se il primo giorno abbiamo perso il pranzo (era tra le 10.30 e le 13, ma chi mangia alle 10.30??????) i giorni successivi abbiamo sempre fatto almeno un pasto decente. Le cameriere erano molto antipatiche solo si salvava una ragazza giovane. In generale tutto l’equipaggio era poco gradevole, non ti sorridevano nemmeno a pagarli!!!
L’ultima mattina dalla barca abbiamo visto i delfini rosa, erano enormi e bellissimi!!!!
Ciò che fu abbastanza sgradevole è che nemmeno l’ultima sera sapevano darci informazioni sicure sull’orario di arrivo e sul tempo in cui la barca sarebbe stata attraccata al porto di Santarém. Dato che la barca continuava il tragitto fino a Manaos, non ci sarebbe piaciuto rimanere li. Per non perdere la fermata di Santarém e tirare dritto fino a Manaos, l’ultima notte abbiamo dormito malissimo e pochissimo. Alle tre della mattina con un giorno e mezzo di ritardo siamo arrivati a destinazione, alla fine sciamo scesi dalla barca alle 7. Abbiamo fatto colazione per l’ultima volta con tutto il gruppo e ci siamo salutati.
Dormendo nella Foresta Amazzonica a Santarém
Appena scesi dalla barca nel porto di Santarém ci abbordò un signore che alla fine era il cognato di Gil, la guida che avevamo contattato per fare una escursione i due giorni successivi nella selva. Dato che siamo arrivati con un giorno di ritardo e non avevamo avuto la possibilità di parlare con Gil durante il viaggio in barca, non sapevamo esattamente il programma. Appena abbiamo incontrato Gil, è iniziata la nostra avventura.
Il gruppo era formato da noi e da Caroline una ragazza olandese che sta facendo una ricerca per l’università sulle piantagioni di soia che a quanto pare qui a Santarém si stanno moltiplicando di giorno in giorno. Gil è nato a Santarém, la sua famiglia viveva nella selva e pertanto anche lui è cresciuto in questo ambiente, inoltre sono molti anni che lavora come guida in questa zona e parla perfettamente inglese. Lui non solo ti fa conoscere la bellezza dell’Amazzonia ma si impegna anche molto per sensibilizzare le persone relativamente all’importanza della protezione e conservazione di questa meraviglia della natura che è il polmone della terra e che sempre più è a rischio.
La nostra escursione è iniziata con la visita del mercato di Santarém dove ogni giorno un signore dà pesce ai delfini rosa ed a degli uccelli bianchi. Qui è diventato una specie di attrazione turistica.
Dopo aver comperato qualche cosa per il pranzo siamo andati a vedere una delle piccole cittadine create da Henry Ford, il multimilionario dell’impresa Ford. Tutta la zona si chiama Fordlandia e noi abbiamo visto la località di Belterra, qui ci sono case molto carine con dei giardinetti molto ben tenuti. Nella strada fu molto triste vedere come l’uomo ha distrutto parte della selva chiamata secondaria, per creare piantagioni di soia. La parte più triste è che il governo al posto di proibire tutto ciò lo incentiva per fare in modo che le popolazioni possano avere più soldi.
A mezzogiorno siamo andati a mangiare a casa di una coppia che vive al lato del Parco Naturale Tapajós e dopo pranzo ci siamo addentrati nella selva. Aparecida (la signora della casa) ci ha fatto da guida nella giungla profonda. Aparecida, per gli amici Cida è cresciuta nella selva e conosce tutto di questo ambiente e si muove nella giungla con una naturalezza incredibile. Abbiamo lasciato la macchina nel sentiero principale e ci siamo addentrati nella selva fitta fitta. Qui non ci sono sentieri e per passare bisogna farsi spazio tra la vegetazione.
Cida con un’accetta creava un cammino, tagliando le rame a mano a mano che avanzavamo. Fu molto emozionante, eravamo molto eccitati; camminare nella giungla tagliando la vegetazione per poter passare, lo avevamo visto fare solo nei film!! La vegetazione è molto fitta, l’umidità è altissima ed in più ogni due secondi ci sono foglie ed insetti che ti cadono sulla testa, tutta un’avventura!!! Dopo aver camminato un po’, Cida incontrò l’albero perfetto dove mettere le nostre amache, era un albero enorme con un tronco super grosso, l’unico problemino era che tutto attorno era pieno di erbe e piccoli arbusti. Senza nessun problema e nel giro di cinque minuti Cida tagliò ciò che era necessario in maniera da creare uno spazio per le nostre amache.
Dato che questa è stagione delle piogge, bisogna essere pronti nel caso in cui, nel bel mezzo della notte, inizi a piovere. Ricordiamo che siamo in mezzo alla selva e non è facile ne veloce ritornare all’auto e meno nel mezzo della notte quindi bisogna trovare un altro rimedio. Per questa ragione, abbiamo iniziato a costruire una tettoia al lato delle amache in modo da ripararci qualora fosse stato necessario.
L’unico problema è stato che non abbiamo trovato la palma adatta dalla quale prendere le foglie per creare il tetto; così quando Gil è andato a prendere il marito ed il figlio di Cida, ha preso anche un telone di plastica per fare il tetto. Dopo aver sistemato la tettoia, che per fortuna alla fine non abbiamo usato perché non ha piovuto, abbiamo iniziato a preparare la cena. Cida taglio dei rami di alcuni alberi ci fece una punta e ci infilzò il pollo che abbiamo cucinato nel fuoco. Inutile dire che era super iper mega buono anche perché Cida ci aveva messo il Colorado, una spezia molto usata da queste parti.
Con la pancia piena e molto contenti ci siamo distesi nelle nostre amache bevendo Caipirinha, fatta da Gil, ed abbiamo ascoltato le avventure di Gil nella selva e la storia di quando è andato a vedere una tribù. Alla fine per farci dormire meglio Gil ci rassicurò dicendoci di dormire tranquilli che nel caso di attacco da parte di un giaguaro nessuno avrebbe potuto farci nulla, nemmeno lui. Rassicuriamo tutti informando che non è poi così facile incontrare giaguari in questa zona, siccome le tribù locali li cacciavano, normalmente si mantengono ben lontani dagli esseri umani.
Dormire nell’amaca ascoltando i rumori della giungla è una esperienza indimenticabile. Abbiamo ascoltato molti grilli, scorpioni, volatili di tutti i tipi e ci fecero visita anche delle scimmie notturne che facevano cadere foglie e piccoli rametti nelle nostre amache. Gábor ha dormito abbastanza bene, svegliandosi di tanto in tanto per i rumori degli animali, mentre Rachele fece un po’ più di fatica anche se alla fine è stata contenta così perché ha potuto apprezzare tutti i minimi suoni che la circondavano. Di notte certi animali fanno un rumore fortissimo specialmente quando le scimmie si mettono a gridare per marcare il territorio; QUI le potete ascoltare. Adesso sappiamo che il rumore che avevamo sentito a Ilha Grande e che pensavamo fosse un giaguaro o qualche cosa di simile in realtà era una scimmia.
Alle 4 della mattina ci siamo svegliati per andare e vedere l’alba da un posto speciale. Qui abbiamo ascoltato le scimmie che facevano un rumore ancora più forte rispetto alla notte. Dopo aver visto l’alba siamo andati a vedere la terra che una volta era di proprietà della famiglia di Gil.
Qui ci hanno spiegato come si estrae la gomma degli alberi; poi abbiamo fatto una breve camminata su un percorso che avevano creato i nonni di Gil nel quale ci sono un sacco di alberi da frutta selvatici e piante medicinali.
Uscendo dal parco abbiamo visto anche un piccolo cervo. Arrivati a casa di Cida ci siamo fatti una doccia, abbiamo fatto una buona colazione e siamo partiti per Santarém dove ci aspettava una piccola barca per andare a vedere la foresta inondata. A causa delle piogge dei giorni precedenti, in alcune strade di Santarém c’era l’acqua alta, un po’ come a Venezia. Prima di arrivare alla foresta inondata siamo andati a vedere l’incontro delle acque del fiume Amazzonia e del fiume Tapajós, è molto interessante vedere come i differenti colori dei differenti fiumi rimangano separati quando le acque si incontrano. Nella selva inondata è molto più facile vedere animali perché, grazie ai vari metri di acqua, si riesce a stare più vicino alla cima degli alberi, dove normalmente ci sono gli animali. Abbiamo visto molti tipi di volatili, svariati bradipi ed alcune iguane. I bradipi sono degli animali curiosi, passano le giornate sopra gli alberi mangiando foglie e quando ti vedono, con una lentezza incredibile, vanno tra le foglie per nascondersi. Qui abbiamo capito l’espressione “sei un bradipo” hahaha!!!
Ciò che più ci è piaciuto è stato passare nel mezzo della foresta con la barca ed anche qui la guida ha dovuto tagliare dei rami in maniera da poter passare con la barca. In questo ambiente c’era un’atmosfera magica ed allo stesso tempo misteriosa, forse dovuta alla poca quantità di luce che entrava.
Abbiamo provato alcuni frutti esotici che crescono nella giungla, quello che più ci è piaciuto sono state le cosiddette caramelle della giungla. Rientrati al porto siamo andati a Alter-do-Chao.. Alter-do-Chao è famosa per le sue spiagge caraibiche che nella stagione secca sono piene di turisti, perfino Bill Gates è venuto da queste parti. Nella stagione delle piogge però la spiaggia scompare e si possono solo vedere i tetti dei bar. Naturalmente ad Alter-do-Chao non c’era nemmeno l’ombra di un turista!! Abbiamo dormito a casa di Gil che abita con la fidanzata e la sua bimba, Flora, di 10 mesi super coccola!! Abbiamo cenato con un buon pesce del fiume Amazzonia fatto alla griglia che avevamo comprato nel porto di Santarém il pomeriggio. Abbiamo dormito nelle amache che abbiamo ancora una volta riscontrato che l’amaca è comodissima e ci piace da matti dormirci sopra!!
L’ultimo giorno abbiamo fatto una passeggiata per il paesetto ed abbiamo incontrato gli amici che avevamo conosciuto nella barca nel viaggio da Belém a Santarém; loro erano appena arrivati a Alter-do- Chao. Fu un peccato non avere potuto trascorrere un po’ più di tempo con loro ma dovevamo andarcene per non perdere l’autobus per l’aeroporto ed evitare di pagare un taxi carissimo. Le ultime ore a Santarém, le abbiamo passate in aeroporto scrivendo il blog e lavorando a uncinetto. Un’altra avventura in Amazzonia ci aspetta, Manaus arriviamooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!
Nella Foresta Amazzonica di Manaus
Dopo aver trascorso parecchie ore all’aeroporto di Santarém, alle 2 del mattino siamo arrivati a Manaus dove Adenir, la nostra guida, ci aspettava. Fin da subito Adenir ci è sembrato una brava persona, allegra e molto gentile e sapevamo che avremo trascorso dei bei giorni in sua compagnia. Per arrivare alla comunità nella quale saremo rimasti per alcuni giorni, bisogna fare un tragitto in barca ed a quell’ora del mattino non era possibile così Adenir ci ha accompagnato in un hotel economico a Manaus nel quale abbiamo passato la notte.
Il giorno successivo verso l’una del pomeriggio iniziò la nostra avventura. Adenir venne a prenderci accompagnato dal piccolo John, il suo bimbo di 4 anni, con loro siamo andati a vedere il mercato delle banane, c’era tutto un padiglione pieno zeppo di banane, non avevamo mai visto tante banane tutte assieme!!!! Poi siamo andati al porto dove ci aspettavano Fátima, la moglie di Adenir e sua suocera. Tutti assieme siamo andati al mercato a fare la spesa per i giorni successivi.
Adenir, detto Cobra è una guida con molta esperienza nella zona, e dopo aver lavorato molti anni per agenzie di viaggio ed hotel si è reso conto che vicino alla tribù dove è nato e cresciuto si possono vedere più animali e vegetazione che in altri punti dell’Amazzonia. Adenir è cresciuto in una comunità che si chiama Mirituba, non molto lontano da Manaus ma si, molto lontano dal turismo di massa.
Quattro anni fa Adenir, con il permesso della comunità, costruì un posto molto tranquillo e bello vicino alla comunità di Mirituba, nella parte opposta della collina, di fronte ad un lago. In totale sono 6 casette piccoline, in ciascuna c’è giusto lo spazio per mettere 2 amache e le valigie. C’è poi una costruzione più grande nella quale c’è la cucina e la sala da pranzo e che serve come area comune. Dalla doccia esce acqua del lago e per il momento non c’è elettricità così di notte bisogna accendere le candele; cosa che a noi è piaciuta molto.
Dopo aver comprato tutti i viveri per sopravvivere a Mirituba siamo saliti nella barca del fratello di Adenir e ci siamo diretti nel meraviglioso luogo dove abbiamo trascorso le successive tre notti. Siamo arrivati che era già un po’ tardi la sera, abbiamo giocato un po’ con John, abbiamo cenato e come bravi bambini siamo andati a nanna presto.
Il giorno successivo Fátima e sua mamma ci hanno preparato una fantastica colazione con banane fritte, caffè latte e papaya fresca che avevano appena raccolto dall’albero (la papaya più buona della nostra vita!!!); facemmo una buona colazione prima di iniziare l’escursione per la selva. Con Adenir, John e David (un’altro figlio di Adenir) sopra una barca piccolina a motore abbiamo esplorato la selva inondata.
La mattina siamo andati nella parte del fiume Río Negro, in questa parte ci sono meno animali rispetto alla parte del fiume Amazzonia, ma abbiamo visto lo stesso molti tipi di volatili differenti, tutti molto belli. Sul fiume Río Negro si affacciano tutte le case della comunità molte delle quali sono attualmente allagate a causa della grande quantità di pioggia che c’è stata quest’anno. Rientrando alla base per la parte del fiume Amazzonia abbiamo visto varie scimmie tra le quali delle scimmie notturne che non sono facili da vedere perché di giorno dormono dentro un albero.
Abbiamo anche degustato un tipo di frutta che cresce nella giungla che per fuori assomiglia ad un limone e dentro ha un osso molto grande; era molto buona anche se un poco acida ma è ricca di vitamina C. A mezzogiorno Fátima e sua mamma ci prepararono un ricco pranzo con pollo, riso, pasta e fagioli. Dopo una pennichella nelle nostra fantastiche amache siamo usciti di nuovo con la barca per vedere la selva inondata dalla parte del fiume Amazzonia.
Ci siamo allontanati abbastanza da Mirituba entrando nella selva profonda; in questa parte ci sono un sacco di volatili differenti e non è raro vedere i bradipi negli alberi mangiando foglie.
Abbiamo visto tante scimmie ed abbiamo avuto la fortuna di vedere un bradipo da vicino. I figli più grandi di Adenir, Dave e Boy si sono arrampicati nell’albero, hanno preso il bradipo e lo hanno portato nella barca. Non è un compito molto facile perché anche se il bradipo non è per nulla cattivo ha delle unghie molto lunghe ed affilate che fanno abbastanza male. I ragazzi però ci riuscirono e ci portarono il bradipo in barca così abbiamo potuto accarezzare il bradipo che ha un pelo molto grosso, delle unghie lunghe ed affilate ed un musetto super carino, sempre sorridente!!!!
Poi i ragazzi lo riposero nell’albero ed abbiamo aspettato perché salisse di nuovo sulla cima con la sua lentezza incredibile. E’ stata un’emozione enorme vederlo da vicino e potere toccarlo!!!!! Prima di terminare l’escursione siamo andati a casa di un pescatore e della sua famiglia che hanno come animale domestico una anaconda abbastanza grande. Avremmo potuto mettercela nel collo ma il coraggio ci è mancato, ci siamo limitati a toccarla, la sua pelle è abbastanza viscida buff!!!!
Quel pomeriggio, il cielo aveva dei colori incredibili sia prima che dopo il tramonto e ci fermammo un po’ per goderci lo spettacolo, l’Amazzonia è un posto veramente speciale!!!
Rientrammo per cenare, ma la giornata di escursione non era ancora finita, dopo cena e quando già era buio siamo andati a caccia di caimani anche se per noi rimarranno sempre “jacarés” come li chiamava il piccolo John. E’ molto difficile vedere un caimano durante il giorno perché vive vicino all’erba e si mimetizza bene, durante la notte però i suoi occhi riflettono la luce delle lanterne e si vedono di un colore rosso. Adenir ha molta esperienza in questo campo e per noi prese dall’acqua quattro caimani che abbiamo visto da vicino.
Erano di differenti misure, il primo era piccolino e lo abbiamo potuto prendere in mano gli altri ci siamo limitati a toccarli prima di rimetterli nell’acqua. L’ultimo, il più grande era di circa un metro e questo già ti poteva staccare le dita. Fu una sorpresa scoprire che la pelle dei caimani non è dura, pensavamo che fosse come una corazza invece no, è abbastanza grossa ma non dura e l’unica parte nella quale la pelle è più dura è la coda. Quella notte dormimmo bene e felici nelle nostre amache perfettamente protette con zanzariera ascoltando i suoni della natura.
Il giorno successivo ancora una volta siamo stati svegliati da mille cinguettii differenti, ce n’era uno che faceva la stessa musica di una sveglia; e non sono matta non era una sveglia. Dopo aver fatto colazione con altre prelibatezze preparate da Fatima siamo con Adenir e sua nipote, in una canoa, abbiamo attraversato il fiume rio Negro e siamo andati a fare una camminata nella giungla.
Camminando abbiamo seguito attentamente i passi di Adenir che ci apriva il cammino. Qui fu più difficile camminare nella giungla rispetto a Santarém perché ci sono molte più foglie e piante nella terra. Adenir ci fece vedere e ci spiegò l’utilità di molte piante. Per noi, il Cobra, con una maestria assoluta, ha svegliato e fatto uscire dalla tana (anche se solo per alcuni secondi) delle tarantole enormi. Ce ne era una enorme e ci ha dato un po’ i brividi pensare a ciò che succede se questi animali ti mordono.
Abbiamo visto anche le formiche giganti che quando si muovono fanno un rumore abbastanza forte e sono molto rispettate dai nativi perché se ti pungono a parte del dolore ti causano anche febbre. Adenir prima di diventare una guida lavorava con la sua famiglia e faceva oggetti di artigianato che poi vendevano ai negozi di souvenir (la sua famiglia ancora lavora così) e, nonostante siano molti anni che non fa più questo lavoro non si è dimenticato come si fanno alcuni tipi di oggetti. In quattro e quattr’otto ci fece un ventaglio con una rama di una palma.
A mezzogiorno abbiamo mangiato un pesce appena pescato dal fiume Amazzonia ed il pomeriggio siamo andati di nuovo in canoa a scoprire l’area più vicina alla tribù. Prima di riprendere la canoa Gábor fece due tiri a pallone con i ragazzi nel cortile della scuola. Questa volta, grazie alla piccola imbarcazione, ci siamo addentrati ancora di più nella foresta inondata fitta di vegetazione. Molte volte dovevamo spostare le piante con le mani per evitare che ci venissero in faccia. Tanto qui come a Santarém, ci è piaciuto moltissimo questo ambiente. Andare per il bosco inondato in una canoa a remi nella tranquillità assoluta del bosco e dei suoi abitanti ed ascoltare i suoni della natura è qualche cosa di magico!!!!!
Quel pomeriggio a parte di vari volatili, abbiamo visto anche delle scimmie molto grandi (quelle che fanno tutto quel baccano) e per concludere la giornata in bellezza abbiamo visto anche un tucano vero che sembrava quasi ci volesse salutare prima della partenza.
L’ultimo giorno lo abbiamo trascorso rilassandoci in questo magnifico posto e parlando con Adenir. Siamo stati nella casa del cugino di Adenir per caricare le batterie della macchina fotografica e del computer, sempre scortati da John che ci accompagnava ovunque. John è un bambino molto allegro e socievole e gli piaceva stare con noi. Abbiamo visto i bambini della scuola pranzare e dopo pranzo ci siamo preparati per rientrare a Manaus. Abbiamo salutato Dave e gli altri componenti della famiglia che vivono nella tribù e con Adenir, Fátima su madre ed il piccolo John ci siamo diretti in barca a Manaus.
A mano a mano che Mirituba e la foresta inondata si allontanavano, provavamo una certa tristezza per lasciare questo posto dove siamo stati molto bene nella natura con Adenir e la sua fantastica famiglia. Abbiamo salutato Adenir & Co. con la speranza di rivederli un giorno e siamo andati all’aeroporto dove abbiamo dovuto aspettare molte ore prima di prendere il volo per Lima con scalo a Panamá.
Il nostro soggiorno di sei settimane in Brasile è finito. Abbiamo potuto vedere solo una piccola parte di questo paese enorme che ha delle bellezze naturali incredibili ed una varietà di paesaggi indimenticabili. In generale (ad esclusione delle persone conosciute un po’più profondamente) le persone incontrate nella strada che più ci sono piaciute, sono state le persone conosciute nell’Amazzonia profonda, che sono persone molto semplici e con un grande cuore. Un giorno sicuramente torneremo in questo paese per visitare alcuni posti che volevano, ma non abbiamo potuto visitare per mancanza di tempo (il Pantanal per primo) ed anche per vedere alcuni amici che abbiamo conosciuto per il cammino. Ciao Ciao Brasile!!!!!! Perú ci aspetta!!!!
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Che foto bellissime!
Grazie Fe’!!!! Un bacio!!!