Scritto da Rachele Cervaro
Malesia è una di quelle destinazioni che ti catturano senza accorgertene. Dal momento in cui metti piede nelle sue strade, si percepisce quella miscela speciale di culture, sapori e paesaggi che rende ogni giorno diverso e pieno di sorprese. In questo paese convivono con naturalezza tradizioni millenarie e una vita moderna, rendendolo il luogo perfetto per chi cerca un viaggio vario, dove la storia si intreccia con la vita quotidiana e la natura sorprende a ogni angolo.
In questo diario vogliamo condividere con te come abbiamo vissuto questa avventura, dalle grandi città ricche di contrasti fino a villaggi e angoli meno conosciuti, dove il ritmo diventa più tranquillo e autentico.
Kuala Lumpur, la nostra città preferita in Asia
Kuala Lumpur (o KL, come la chiamano i locali) è stata la nostra prima tappa in Malesia e fin dalla prima passeggiata ci ha conquistato con la sua atmosfera. Anche se ci sono molti luoghi da visitare a Kuala Lumpur, ciò che ci ha colpito di più è stata la sua energia multiculturale. Ci siamo sentiti a nostro agio fin dal primo momento, come se fossimo in una città che accoglie senza chiedere da dove vieni.
Passeggiando per le sue strade, vedevamo persone malesi, indiane, cinesi o europee, tutte convivere con naturalezza. In nessun altro luogo del paese abbiamo percepito così intensamente questa fusione di culture, religioni e lingue. E la cosa migliore: quasi tutti parlavano inglese, rendendo gli spostamenti ancora più semplici. A differenza di altri paesi della regione, qui l’inglese non è solo per i turisti, fa parte della vita quotidiana.
Durante i giorni trascorsi lì, abbiamo cercato di sfruttare al massimo il tempo visitando i luoghi più rappresentativi, ma ci siamo anche lasciati guidare dalla curiosità, scoprendo angoli che non erano nella lista iniziale. Qui di seguito ti raccontiamo i posti che ci sono piaciuti di più.
Kuala Lumpur, una città dai mille colori
Siamo atterrati all’aeroporto di Sinagpore tardi la notte e dato che non c’erano mezzi pubblici per il centro ed oltretutto avevamo deciso di andare direttamente a Kuala Lumpur il giorno successivo, abbiamo trovato un posticino tranquillo dove non passava nessuno e ci siamo messi a dormire nelle sedie. L’aeroporto di Singapore è uno degli aeroporti più moderni al mondo, c’è internet gratuito e molte altre comodità, peccato però che queste comodità si trovano solo dopo il check in. Se pensate di dormire qui e siete in arrivo, cercate di non passare il controllo dopo aver preso le valigie e di rimanere dentro all’aeroporto.
Abbiamo dormito poco, soprattutto Rachele che era mezza ammalata e nonostante si è vestita come in inverno con l’aria condizionata a palla continuava ad avere freddo. E’ rimasta vestita con il maglione di lana fino ad un ora dopo essere usciti dall’aeroporto (qui ci saranno 40 gradi). Alle 6 della mattina eravamo già in cammino per andare a prendere l’autobus per Kuala Lumpur. Ci sono varie alternative più economiche per arrivare a KL da Singapore, ma dato che Rachele non stava bene abbiamo scelto la più veloce e la più facile. Il viaggio è stato grandioso, i sedili del bus erano grandi e quasi si reclinavano come un letto, ci voleva, e la chicca delle chicche è che il sedile ti faceva anche il massaggio alla schiena; magari tutti gli autobus fossero così!!!
A Kuala Lumpur ci aspettavano Ivan e Ivana una coppia croata che ci ha ospitato le prime tre notti. Il programma era di rimanere tre notti a Kuala Lumpur poi andare a Melaka y rientrare a Singapore. Ma visto che a Rachele è venuta la febbre, i primi tre giorni non abbiamo fatto nulla, siamo stati in compagnia di Ivan, Ivana de Ezequiel (il compagno di appartamento Argentino) e siamo usciti solo per pranzare e cenare.
Dopo tre giorni abbiamo salutato i ragazzi che andavano a trascorrere il fine settimana fuori e ci siamo trasferiti in un albergo molto piacevole nel centro di Kuala Lumpur. Iniziamo a visitare la città!!!!! Kuala Lumpur è una città grande ed è un miscuglio di tutto. Ci sono molte zone moderne con grattacieli ed altre zone dall’aspetto decadente come il quartiere cinese. Ci è piaciuto molto passeggiare per il quartiere cinese con tutta la sua confusione, i suoi negozi di “falsi” ed i suoi banchetti di cibo in strada. Qui abbiamo provato i peggiori noodles della nostra vita, erano finissimi e fatti con una pasta rara, per niente buoni.
L’enorme piazza Merdaka con il palazzo del sultano che gli fa da sfondo è preziosa. Abbiamo passeggiato per il quartiere indiano dove tutte le strade odorano a curry. A Kuala Lumpur è difficile dire qual’è la razza dominante, c’è di tutto, indiani, cinesi, malese, arabi ed anche europei. Questa multiculturalismo si riflette anche nel cibo, in questi giorni abbiamo mangiato indiano, cinese, malese che assomiglia molto all’indonesiano e se uno vuole ci sono anche ristoranti occidentali da tutte le parti. Alla fine Kuala Lumpur ci è sembrata una città molto cosmopolita ed abbastanza vivibile.
Abbiamo visto anche due templi induisti, uno vicino alla stazione dei treni “Sentral” e l’altro nel quartiere cinese. Sono molto diversi da quelli che avevamo visto fin’ora, molto colorati e belli, ti mettono allegria.
Tutta le zone di Kuala Lumpur sono molto ben comunicate tra loro tramite treni, metro o monorail (è la seconda volta che vediamo il monorail, la prima fu a Sydney vi ricordate?). Ci sorprese vedere che nel treno c’erano alcuni vagoni riservati alle donne. Avevamo già visto qualche cosa di simile a Giacarta dove la parte davanti degli autobus è riservata alle donne. Asad ci aveva spiegato che le donne soffrivano molestie (venivano toccate) dagli uomini e questa è una precauzione.
Ovviamente non poteva mancare la visita alle famosi torri gemelle Petronas; ci siamo stati due volte, una volta la mattina del secondo giorno e l’altra il terzo giorno per vedere il tramonto e le luci. Ci sono piaciute molto, i grattacieli più belli che abbiamo mai visto, un connubio di forme rotonde e quadrate! Si può salire in cima alle torri, cosa che fino a poco fa era gratis, adesso siccome hanno aperto al pubblico anche il piano 80 e rotti si paga 80 ringits (20 eur), ovviamente noi non ci siamo andati.
Passeggiando per il parco sopratutto la domenica pomeriggio abbiamo visto molte ragazze coperte completamente con il vestito nero ed il burka. Fa una po’ di impressione vederle nel parco con l’iphone o che sono al parco giochi con i bambini o che passeggiano con le amiche senza vedersi la faccia, è una sensazione strana.
Per rinfrescarci un po’ (fa un caldo bestiale) di tanto in tanto entravamo in qualche centro commerciale, che qui normalmente è di 6-7 piani. Abbiamo fatto una passeggiata nella strada Bukit Bintang, la più commerciale della città, ma questo non è molto diverso dall’Europa.
Non potevamo andarcene da Kuala Lumpur senza essere passati a vedere la Batu Caves che sono delle grotte in una montagna nelle quali ci sono dei templi. L’enorme scalinata e la scultura del dio Murugan all’entrata sono maestuose.
Langkawi un’isola Duty Free
Per la prima volta in vita nostra abbiamo attraversato una frontiera in barca, con il traghetto che va dal porto di Tammalang (vicino a Satun) in Thailandia per arrivare in Malesia, precisamente all’isola di Langkawi.
L’isola di Langkawi è un’isola duty free, qui non ci sono tasse la benzina te la tirano dietro, se ti vuoi ubriacare la birra non costa nulla e se vuoi ingrassare puoi comprare cioccolato a prezzi economici. Ci sono dei negozi interi dove vendono tutti i tipi di cioccolato, si trovano praticamente tutte le marche, è un paradiso per i golosi. Duty free a parte Langkawi è un’isola grande nulla a che vedere con Koh Lipe che si visita a piedi. Dal porto abbiamo preso un taxi con altri ragazzi per andare alla spiaggia di Cenang dove l’offerta di alloggio è maggiore e più economica. Arrivammo abbastanza tardi e ci fermammo nel primo alloggio a buon prezzo che trovammo. Il giorno successivo abbiamo cambiato ostello per uno migliore il Kampung Guesthouse.
Cenang Beach è una spiaggia di sabbia bianca ed una zona molto urbanizzata. Ristoranti centri commerciali grandi, McDonalsa e molti resort; ci sorprese un po’ vedere tutte queste infrastrutture in un’isola di queste dimensioni. In questo periodo è bassa stagione e ci sono pochi turisti. Se la spiaggia di Cenang non ci sembrò un granché (ovviamente arrivando da Koh Lipe, il livello di esigenza è molto alto), l’offerta culinaria della strada adiacente alla spiaggia è molto variata ed economica.
Tutti quanti ci dissero che la cosa migliore di Langkawi è noleggiare una moto e scorrazzare su e giù per le colline. È un vero piacere andare in moto per le strade dell’isola perfettamente asfaltate, con una moto automatica (ultimamente ci toccava sempre la moto semiautomatica) ed osservare la costa ed il bosco con le scimmie che arrivano fino sulla strada!!!
Ci siamo fermati a vedere la cascata di Seven Wells (sette pozze), bella anche se con poca acqua. Se si percorrono tutti i 500 scalini si arriva in cima dove ci sono delle pozze d’acqua in cui si può fare il bagno.
Ci siamo mangiati un buon piatto tipico sulla spiaggia Pantai Kok , con la brezza marina che ci fece ricordare i nostri pranzetti in NZ.
Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alle spiagge. La spiaggia di Pantai Pasir Tengorak si trova in una cala piccolina ed oltre ad essere molto bella e piena di persone locali ha una storia un po’ particolare. Si chiama anche la spiaggia dei teschi perché nell’isola di fronte (Koh Tarutao) che è Thailandese, c’era un carcere. L’unica via di fuga per i carcerati era il mare e cercare di raggiungere l’isola di Langkawi. A quel tempo per nel mare c’erano un sacco di squali e quasi nessuno arrivava vivo. In compenso sulla spiaggia arrivavano i teschi.
La nostra spiaggia preferita è stata quella che si trova nella baia di Datai. E’ una spiaggia privata ed abbiamo dovuto chiedere permesso al resort Andaman (il resort più lussuoso che abbiamo mai visto) per poter entrare. I riccaccioni del resort distesi nei loro sdrai, ci guardavano con curiosità chiedendosi probabilmente che ci facessimo li. La spiaggia è molto lunga praticamente deserta ed è davvero molto bella con la vista ad un isolotto che si trova di fronte.
Continuammo il tragitto con la nostra super moto fino alla spiaggia Pantai Pasir Hitam una spiaggia di sabbia nera anch’essa con un isolotto davanti.
Terminammo la giornata di visita alle spiagge con la spiaggia Tanjung Rhu che inutile dire ha un isolotto di fronte ed è mezza privata, tanto che all’entrata ti fanno firmare un foglio con le norme comportamentali da tenere. Questa per noi è la seconda spiaggia più bella dell’isola. Per celebrare questa grandiosa giornata ci siamo fatti un bel bagno in queste acque, anche se non tanto cristalline controllando sempre l’eventuale presenza di meduse (è la stagione umida e loro arrivano).
Langkawi ci è piaciuta sopratutto per il suo lato naturale selvaggio ma non ci sembrò un luogo nel quale rimanere più tempo. Prossima fermata George Town!!
Delizie locali a George Town
La città di George Town si trova nell’isola di Penang. Da un lato il suo stile coloniale inglese, dall’altro il grande miscuglio di culture come la Indiana, la Malesia e molte altre fanno di questa città un luogo molto apprezzato e piacevole da visitare. Ciò che più si conosce di questo luogo è la sua grande varietà culinaria.
La capitale di Penang offre moltissime cose da fare e da visitare. Abbiamo deciso di scrivere questo post dividendolo per itinerari; gli itinerari che abbiamo fatto noi. Ovviamente durante la nostra visita alla città li abbiamo mescolati ma in questo post li dividiamo per darvi un’idea completa di ciò che si può visitare in questa città.
1. Itinerario culinario
Come dicevamo, la varietà culinaria di questa George Town è molto amplia: piatti cinesi, indiani e malesi si uniscono per creare nuovi sapori prelibati per i nostri palati.
Si può trovare un mappa Penang Street Food nel quale sono spiegati tutti i piatti più famosi che non si può fare a meno di provare. In questo mappa c’è anche una lista dei ristoranti e luoghi in strada dove si possono degustare.
Già sapete che a noi piace mangiare; qui, oltre ad essere buono, è anche molto economico!!
Abbiamo provato una grande varietà di pietanze: il Nasi Kandar (riso bianco con verdure e carne o pesce con una salsa Kandar che si ottiene mescolando 50 salse diverse), il Penang Laksa (una zuppa di pesce con noodles e verdura) l’Hokkien Mee (noodles con un po’ di brodo, maiale e gamberetti) il Wan Tan Mee (noodles con salsa di soia, uovo e maiale), il Pasembur il Mee Rebus, il Mee Sotong ecc.. Sappiamo che dalla spiegazione queste pietanze sembrano tutte uguali, ma ognuno ha la sua particolarità; provare per credere!!!
Ovviamente oltre ai piatti principali, ci sono anche dei dessert molto buoni, noi abbiamo provato il Cendol ed l’Ice Kacang.
2. Itinerario monumentale
L’isola di Penang ha vissuto molti anni di dominazione inglese, George Town è una città coloniale e ciò si riflette nell’architettura di molti edifici. Alcuni dei monumenti più importanti che abbiamo visto sono stati: il City Hall, il Town Hall, Dewan Sri Pinang, l’orologio della torre in memoria alla regina Vittoria, la State Assembly Buildings ed il mueso di Penang. Ci sono anche varie mansioni molto belle, le piú importanti sono la Pinang Pernakan Mansion e la Cheong Fatt Ze Mansion.
In realtà oltre ai monumenti, la cosa più piacevole per noi è stato camminare per le strade della città ed in particolare per quelle di Little India e Chinatown. Ci sorprese osservare che negli edifici coloniali inglesi ci sono cartelli con ideogrammi cinesi e parole malesi. È una identità unica e popria di questa città.
3. Itinerario dei luoghi di culto
A George Town abbondano i luoghi di culto; ci sono moschee come la Kapitan Keling Mosque che è la moschea più grande della città, la moschea Masijid Melayu Lebuh Acheh ecc..
Ci sono templi buddisti cinesi come il Khoo Kongsi al quale noi non siamo entrati perché per aver girato il film “Anna and the King” si doveva pagare un biglietto , il Goddess of Mercy Temple, il bellissimo Seh Tek Cheah Kongsi e molti altri. Non mancano ovviamente i templi induisti come il Mahamariamman Temple e templi cristiani come ad esempio la Cattedrale di San. Giorgio.
Uno dei templi che più ci è piaciuto è stato il Kek Lok Si Temple, un complesso di templi buddisti cinesi che si trova nei dintorni di George Town, facilmente accessibile in autobus. È il complesso di templi più grande di tutta la Malasia. Qui Rachele si mise a leggere le sacre scritture in cinese.
4. Itinerario dell’arte di strada
Un’altra delle cose che ci è piaciuta molto e con la quale ci siamo anche divertiti un sacco è stato scoprire l’arte di strada della città. In tutta George Town ci sono graffiti fatti dall’artista lituano Ernest Zacharevic che oltre ad essere dipinti includono anche un oggetto reale. Non abbiamo trovato un mappa ufficiale dei graffiti ma ne abbiamo fotografato uno in un negozio. A dire la verità non era molto preciso ma ci dava almeno un’idea di dove si trovano i graffiti.
Parlando con un signore ci disse che vari graffiti non si possono quasi vedere perché si sono deteriorati con il tempo ma che dopo le elezioni li restaureranno.
Oltre ai graffiti per la città si trovano anche delle sculture in ferro piane che raccontano l’origine del nome e la storia della via.
George Town è stata una delle città che più ci sono piaciute in questo viaggio. Un favoloso miscuglio di culture diverse, una città dove curano molto gli edifici antichi un po’ ovunque non solo nel centro storico, una città con molta vita, una città allo steso tempo tradizionale e moderna.
Cameron Highlands, un po’ di fresco nel tropico
E’ già da un po’ che siamo in paesi dove il clima è tropicale e fa sempre caldo. Ci piace molto questa cosa, specialmente a Rachele. A Gábor però, non dispiaceva per nulla che la successiva fermata del nostro giro del mondo in Malesia fossero le montagne di Cameron Highlands, praticamente l’unica regione del paese dove fa fresco. La città di Tanah Rata, dove si trovano gli alloggi economici si trova a 1400 metri di altitudine. La zona è molto verde grazie alle abbondanti piogge che cadono giornalmente e le possibilità di fare trekking sono diverse.
Questa regione è famosa sopratutto per le sue piantagioni di tè, si possono vedere anche piantagioni di fragole e molti “musei” di farfalle vive. Ovviamente le fragole si possono comprare anche se il prezzo è abbastanza caro.
A Tanah Rata ti offrono qualsiasi tipo di tour, da quelli per vedere le piantagioni (fragole, tè e farfalle) a quelli per vedere la raflesia, il fiore più grande del mondo. L’unico che ci sarebbe potuto interessare era quello per vedere la rafflesia, ma dato che ci hanno detto che in quest’epoca dell’anno il fiore è morto, ci abbiamo messo una pietra sopra.
Molti trekking sono ben indicati e si possono fare per conto proprio. E’ disponibile un mappa (che si può comprare) dei sentieri, noi lo abbiamo fotografato. Dato che siamo venuti qui principalmente per vedere le terrazze di tè, la mattina ci siamo diretti al sentiero numero uno. Questo sentiero non comincia da Tanah Rata bensì da Brinchang, la città vicina che dista 5 km da Tanah Rata. Per arrivare si può prendere un taxi, un bus o fare l’autostop. Stavamo facendo l’autostop quando passò il bus così lo abbiamo preso. L’autista però dimenticò di farci scendere alla nostra fermata e ci lasciò qualche km più in là così dovemmo fare autostop per tornare indietro. Per fortuna alla fine siamo arrivati al punto d’inizio del nostro sentiero e potemmo iniziare a camminare. Ci trovavamo in un bosco tropicale, l’umidità è alta e siccome piove tutti i giorni il fango domina il cammino. Bisogna stare attenti perché si scivola abbastanza.
Il sentiero numero uno che praticamente ti porta in cima alla montagna Gunung Brinchang a 2000 metri di altitudine è di soli 2 km, ma la salita è abbastanza pendente. I primi 1,5 km sono relativamente facili, gli ultimi 500 metri però sono quasi tutti in scalata tra le radici degli alberi in mezzo alla terra piena di fango, divertente ma stancante. Ci siamo riempiti di fango fino ai capelli.
Nel cammino di salita non c’è molto da vedere, si cammina nel bosco. Alla fine del sentiero si trova una strada che sale in cima alla montagna da dove si vede il bosco dall’alto.
Qui abbiamo trovato alcune farfalle amichevoli; una in particolare.
Scendendo per la strada si passa tra piantagioni di fragole e tè, in queste ultime abbiamo trascorso un bel po’ di tempo odorando il profumo intenso delle piante di tè e godendoci il colore verde smeraldo delle terrazze.
Quando ci siamo resi conto che mancava un bel po’ di strada per arrivare alla strada principale, abbiamo fatto l’autostop ed una coppia di ragazzi giovani malesi ci caricò per un po’. Ci lasciarono in un mercato a circa 2 km dalla strada principale. Iniziò a piovere molto, meno male che non appena Rachele mise fuori il dito, una ragazza malese ci caricò fino a Tanah Rata. Una buona cena, una buona doccia e a riposare.
Il giorno successivo volevamo fare un altro trekking vicino a Tanah Rata, questa volta facile, ma ci siamo alzati sotto la pioggia che ci fece passare la poca voglia che avevamo. Così abbiamo trascorso la giornata rilassandoci e scrivendo il blog.
Prossima fermata la foresta tropicale di Taman Negara.
Taman Negara, la foresta tropicale più antica del mondo
Dopo aver trascorso alcuni giorni al fresco, ritorniamo al caldo. Da Cameron Highlands ci spostiamo a Kuala Tembeling con un minivan per prendere la barca per la selva tropicale Taman Negara. La barca era comoda e le due ore e rotte di viaggio passarono in fretta. Anche qui come in Laos c’è chi vive sulle sponde del fiume; abbiamo visto bambini giocare nell’acqua, ma a differenza del Laos c’è molta meno gente. Malesia è un paese molto più ricco.
Il nostro campo base per esplorare la selva tropicale è stato il paesetto di Kuala Tahan che si trova sulle sponde del fiume nel lato opposto alla foresta. Per entrare nel parco del Taman Negara che significa parco nazionale, abbiamo visto che i malesi non hanno molta fantasia, si deve attraversare il fiume con una barchetta che costa un ringitt per tragitto a persona. La selva tropicale Taman Negara con i suoi 130 milioni di anni è la più antica del mondo. Ovviamente ci sono molte agenzie che offrono tour di ogni tipo nella selva; diciamo che con una cartina dei sentieri che si può chiedere all’ufficio della guardia forestale e considerando che sono bene indicati non c’è bisogno di comprare nessun tour a meno che non si vogliano fare camminate di diversi giorni.
Il primo giorno abbiamo fatto un trekking circolare che durò 6 ore, siamo andati con tutta calma fotografando animali, farfalle, fiori de alberi; se si vuole lo si può fare in meno tempo. La prima parte del trekking è su piattaforme che ti portano fino alla Canopy Walk, una serie di ponti sospesi di circa 1 km da cui si vede la foresta da un altro punto di vista.
Le passerelle continuano fino al Bukit Teresek, un punto panoramico sulla cima di una montagna. Fino a qui abbiamo incontrato molti turisti locali che con una guida passeggiavano nel parco.
Da questo punto in poi scompare la passerella ed il cammino si converte in un normale sentiero; ovviamente anche i turisti scompaiono. Rimanendo quasi tutto il resto del tempo soli nella giungla. L’umidità è altissima e si suda tantissimo. Grazie alla pioggia della notte anteriore oltre a lottare contro le zanzare abbiamo dovuto lottare anche contro le sanguisughe. Lo sapevamo prima di entrare nella foresta e ci eravamo preparati con i pantaloni dentro i calzini, poi controllandoci spesso siamo riusciti ad evitare che le sanguisughe si agganciassero alla pelle. Per qualche strano motivo tutti gli insetti parenti di Dracula, preferiscono Rachele che stravinse con 6 sanguisughe contro 1 di Gábor.
Passeggiare nel bosco tropicale denso, ascoltare il rumore degli animali primo fra tutti il canto di moltissimi uccelli, ci ha fatto ricordare Ilha Grande, Manaus e Santarem, bellissime sensazioni ed una pace assoluta.
Ci siamo divertiti a rincorrere le farfalle alcune delle quali erano enormi, uno scoiattolo gigante e molti uccelli tra i quali un picchio. Abbiamo dovuto passare vari punti in cui c’era moltissimo fango ed alcuni alberi caduti nel sentiero. Nel parco ci sono vari nascondigli (casette) dove si può dormire ascoltando i suoni della natura. Noi ci siamo fermati al Bumbun Tabing il tempo di rilassarci e mangiare qualche cosa nella pace della giungla.
Il secondo giorno, ce la siamo presi comoda, abbiamo fatto un photowalk passeggiando nel parco senza molti sforzi. Non c’era quasi nessuno nelle passerelle ed abbiamo visto due cinghiali, molti uccelli tra cui una mamma che covava le uova, scimmie, molti insetti e un sacco di farfalle.
La sera cenavamo sempre da una signora che faceva un riso di cocco buonissimo e del pollo fritto. Nel nostro alloggio in Tahan Guest House siamo stati molto bene con la proprietaria molto simpatica. L’unico “problemilla” era la moschea giusto al lato il cui muezzin ogni mattina si preoccupava che non dormissimo troppo, all’alba iniziava a cantare. In realtà svegliava solo Rachele perché Gábor continuava a dormire beatamente.
Siamo arrivati senza sapere cosa aspettarci da questo luogo, alla fine è stata una grata sorpresa, è un luogo piacevole dove ci piacerebbe ritornare per fare un trekking di vari giorni.
Adesso ritorniamo al mare che a Rachele già manca.
Perhentian, un’isola che ti rapisce
Perhentian è uno di quei luoghi in cui si va con l’idea di rimanerci alcuni giorni ed alla fine ci si rimane molto di più, noi ci siamo rimasti quasi due settimane.
Le isole di Perhentian sono due: la Besar (grande) e la Kecil (piccola). La prima è più popolare tra i turisti locali dato che gli hotel sono migliori, la piccola invece è più frequentata dai giovani locali e dai turisti stranieri con lo zaino. Siamo arrivati giusto qualche giorno prima che iniziassero le vacanze scolastiche e l’alta stagione; ciò ci permise di trovare un alloggio economico e mantenere il prezzo per tutta la nostra permanenza.
Il nostro bungalow era il migliore dell’isola per la posizione di fronte alla spiaggia, con una terrazza molto bella ed economico.
Il clima non è molto stabile e spesso pioveva, ma non ci importava perché nella nostra terrazza stavamo benissimo. Verso le quattro del pomeriggio ci compravamo un lassi (bevanda con yogurt, frutta fresca e ghiaccio) e ce lo bevevamo guardando il mare e il tramonto.
Abbiamo fatto anche diverse attività: visitare altre spiagge, kayak, snorkelling. Con uno dei ristoranti locali siamo andati a fare snorkelling e abbiamo visto gli squali di barriera lunghi un metro e mezzo, innocui e affascinanti; ne abbiamo avvistati 6-7 da vicino.
Abbiamo visitato anche il Coral Garden con coralli colorati, dove per la prima volta abbiamo visto una razza a macchie blu.
Ci siamo fermati alla Turtle Bay dove ci sono tartarughe marine molto grandi. Allontanandoci dal gruppo, abbiamo nuotato con una di loro da soli.
A pranzo siamo stati nel villaggio dei pescatori, più moderno di quelli precedenti. Abbiamo visitato il faro con bei coralli e la spiaggia Romantic Beach dove abbiamo visto piccoli squali.
Rachele ha approfittato della permanenza per una immersione con Angels Divers al Temple, una roccia sott’acqua le cui pareti sono piene di coralli e pesci colorati: squali bambù, razze a macchie blu e pesci palla. Una vera esperienza vivace e divertente.
Uno dei piaceri dell’isola è stato il cibo, in particolare la grigliata. Ogni sera i ristoranti allestivano grandi griglie in spiaggia per cucinare pesce fresco. Per meno di quattro euro si riceveva bibita, pesce, patate, riso, insalata, frutta e dolce, il tutto da gustare sulla spiaggia guardando il mare. Quasi tutte le sere mangiavamo pesce e provavamo diverse specialità; Rachele adorava i calamari.
Durante i 13 giorni nell’isola di Perhentian abbiamo festeggiato anche il compleanno di Rachele. Nonostante il tempo non fosse perfetto, siamo stati in una spiaggia solitaria e abbiamo mangiato pesce. La torta di compleanno è stata uno shake di cioccolata con candela incorporata.
Isole Perhentian come arrivare
L’aeroporto più vicino è quello di Kota Bharu, raggiungibile in aereo da Kuala Lumpur o Penang. L’aereo è l’opzione più veloce, alternativamente da Kuala Lumpur si può prendere un bus (6 ore) meglio se di notte, oppure viaggiare in treno notturno espresso.
Da Kota Bharu bisogna raggiungere il molo di Kuala Besut in taxi o bus. Una volta al molo, ci sono molte agenzie che vendono i biglietti per la barca verso la spiaggia desiderata.
Quando andare
La stagione migliore per visitare le isole Perhentian è la stagione secca da marzo a fine ottobre. L’alta stagione va da maggio a luglio.
Cosa fare: andare in kayak
Una delle attività che abbiamo fatto è stata andare in kayak. Da tempo volevamo provarlo e decidemmo che era arrivato il momento. Partimmo dal nostro ostello in direzione Romantic Beach. All’inizio non eravamo molto coordinati, e questo costò a Rachele due remate in testa. Dopo un po’ iniziammo a migliorare e, nonostante la corrente contraria, avanzavamo bene. Arrivammo abbastanza stanchi alla Romantic Beach, dove ci riposammo un po’.
Quando la Romantic Beach iniziava ad essere più affollata e ci eravamo riposati abbastanza, decidemmo di proseguire fino alla Quiet Beach, una baia tranquilla come suggerisce il nome. L’idea originaria era di arrivare fino alla D’Lagoon per pranzare nel ristorante del resort. Non avevamo però considerato la corrente contraria e la fatica di remare in quelle condizioni. Ci vollero 45 minuti per arrivare alla Quiet Beach.
Rachele arrivò stremata e affamata, mentre Gábor, stanco ma non esausto, dovette attraversare il bosco per recuperare cibo e acqua, indossando solo le ciabatte che si ruppero durante il percorso. Nel frattempo Rachele prendeva il sole in spiaggia, immaginando di arrampicarsi su una palma per bere acqua di cocco, fino al ritorno di Gábor con cibo e bevande dopo meno di un’ora e mezza.
Sfamati e dissetati, controllammo il mare: le onde erano abbastanza alte da rendere rischioso rientrare in kayak. Aspettammo che passasse una barca taxi. Dopo circa un’ora arrivò una barchetta con un ragazzo di circa 16 anni. Contrattammo il prezzo e rientrammo felici con la barca e il kayak agganciato dietro.
Il ragazzo ci spiegò che il mare era mosso e che doveva procedere con cautela. Questa giornata ci ha insegnato l’importanza di essere sempre preparati e avere un piano B, specialmente quando si tratta del mare, dove le condizioni possono cambiare rapidamente.
Cosa fare: da una spiaggia all’altra nell’isola Perhentian
Nell’isola di Perhentian si trovano bellissime spiagge praticamente deserte anche in alta stagione. Agli asiatici, ed in particolare ai malesi, non piace camminare e rimangono sulle spiagge principali dove si trovano i loro resort. L’unica attività comune è lo snorkelling, spesso con il salvagente perché molti non sanno nuotare. Abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi di Kota Bharu e quasi nessuno sapeva nuotare.
Nell’isola ci sono tre vie principali per raggiungere le spiagge: due si percorrono a piedi e una in kayak o in barca taxi. Le abbiamo esplorate tutte e in alcune spiagge siamo tornati più volte.
1. Le spiagge tra Coral Bay ed il villaggio di pescatori
Dal termine della spiaggia di Coral Bay parte un sentiero pavimentato che attraversa la selva fino al villaggio dei pescatori. È una passeggiata tranquilla di circa un’ora, dove si possono incontrare lucertoloni tipici dell’isola, alcuni di grandi dimensioni. Il sentiero sale e scende, con alberi caduti che bisogna aggirare.
Dopo circa mezz’ora si arriva alla prima spiaggia, una spiaggia vergine dove siamo tornati più volte per fare il bagno nelle sue acque cristalline e prendere il sole in solitudine (l’ombra c’è solo la mattina).
A circa cinque minuti si trova la Mira Beach, con un piccolo resort e pochi bungalow. La spiaggia rimane praticamente deserta. L’ultima prima del villaggio è la Petani Beach, la spiaggia più lunga con palme e qualche bungalow sparso.
Siamo stati a giocare con dei nemo vicino alla riva e abbiamo visto un pesce palla nascosto sotto uno scoglio. Grazie all’aiuto degli amici del diving Angel siamo riusciti a osservarlo e fotografarlo.
2. Le spiagge dall’altra parte dell’isola
Al nord dell’isola ci sono spiagge più isolate e quasi deserte per gran parte della giornata. Arrivarci richiede una salita a una collina seguendo i fili della luce, sotto il sole. In cima però il panorama ripaga lo sforzo, con il mare dai colori diversi.
Attraverso una lunga scalinata si arriva al mare, con sabbia bianca e acqua trasparente.
Dal punto panoramico parte un sentiero che porta a tre spiagge: la D’Lagoon con un grande resort, e due spiagge vergini, la Turtle Beach e la Adam & Eve Beach, dove abbiamo trascorso molto tempo.
3. La Romantic Beach
La nostra spiaggia preferita è senza dubbio la Romantic Beach. L’avevamo scoperta durante l’escursione di snorkelling, ma con il gruppo non era stato possibile apprezzarla. L’ultima volta siamo stati portati da una barca taxi al mattino e prelevati nel pomeriggio, rimanendo praticamente soli fino alle 13. La sabbia bianca brillava sotto il sole e il mare era incredibilmente trasparente.
Eravamo felici di avere quel paradiso tutto per noi. Anche nelle giornate grigie ci immagineremo qui, sulla Romantic Beach.
L’isola di Perhentian Kecil è stata quella in cui abbiamo trascorso più tempo, quasi due settimane. Le sue spiagge, le grigliate e la tranquillità ci hanno conquistato.
Alla fine di questo viaggio non sappiamo se avremo dimagrito o ingrassato, dato che continuiamo a mangiare parecchio. Gábor sicuramente non recupererà i 20 kg persi, ma Rachele? Lo scoprirà la bilancia.
Melaka
L’ultimo luogo visitato in Malesia prima di tornare a Kuala Lumpur è stata la città di Melaka o Malacca, una città coloniale che nel corso della storia è stata dominata da olandesi, portoghesi e inglesi.
Da Kuala Besut abbiamo preso un bus fino a Kuala Terengganu, una delle città principali della costa est, dove abbiamo trascorso il pomeriggio in attesa dell’autobus notturno per Melaka. A Kuala Terengganu abbiamo fatto una passeggiata per Chinatown, che non offre molte attrazioni. Durante il viaggio notturno non abbiamo dormito molto perché l’autista si fermava ogni ora e accendeva le luci. Siamo arrivati a Melaka completamente stanchi.
Abbiamo visitato la parte storica della città (patrimonio dell’UNESCO), partendo da Town Square, con l’edificio rosso Stadhuys e la chiesa di Cristo a fianco. Poco lontano, sopra una collina, si trovano le rovine della chiesa di San Paolo del periodo portoghese, da cui si gode di una vista panoramica della città fino al mare.
Dall’altro lato della collina si trova la Porta di Santiago, chiamata anche “A Famosa”, l’unica fortezza rimasta del periodo portoghese del XVI secolo. Essendo periodo di vacanze scolastiche, la città era piena di famiglie e fotografare i monumenti senza persone era difficile.
Chinatown è stata la zona in cui abbiamo trascorso più tempo, camminando lungo la strada Heeren, osservando la vita della Jonker Street con negozi di artigianato e ristoranti, e visitando i templi lungo la Harmony Street, tra cui il più bello è il Cheng Hoon Teng, un tempio buddista cinese del XVII secolo.
La parte più affascinante della città si trova lungo il fiume che attraversa Chinatown. Anche quando le strade erano affollate, questa zona restava tranquilla. Passeggiando si possono osservare graffiti sulle pareti degli edifici lungo le sponde.
Il quartiere di Little India è molto piccolo e quasi vuoto, molto diverso da Kuala Lumpur o George Town.
Dal venerdì alla domenica sera, la Jonker Street e le vie limitrofe si trasformano in un mercato notturno con numerosi banchetti di cibo. L’ambiente è rilassato, anche se la varietà di street food è inferiore rispetto alla Thailandia. I turisti possono fare un giro su un “rickshaw” molto decorato che di notte diventa psichedelico, accompagnato da musica ad alto volume.
Melaka ci ha sorpreso per la quantità e le dimensioni dei centri commerciali. Vicino al nostro ostello ce ne sono tre enormi, e uno in ampliamento. Abbiamo approfittato per fare shopping e rinnovare il guardaroba, soprattutto di Gábor, visto il rapporto qualità-prezzo migliore dei vestiti da uomo rispetto all’Europa.
Melaka e George Town sono due capitali culinarie. Melaka è famosa per la cucina nyonya, un mix di sapori cinesi e malesi degli immigranti del XVI secolo. Abbiamo provato molti piatti tipici per assaggiare tutto.
Tra i piatti più famosi c’è il Laksa, una zuppa di carne e pesce con brodi diversi: alcuni acidi, altri con latte di cocco.
Un’altra specialità è il Cendol, una granatina a base di ghiaccio tritato, frutta candita o fagioli e salsa di amarena o cream caramel. Sia il Laksa che il Cendol sono ottimi al ristorante Jonker 88 sulla Jonker Street. All’entrata di Chinatown, il piccolo ristorante Kedai Kopi Chung Wah serve solo pollo lesso con riso; spesso si forma una lunga fila. Ne è valsa la pena: pollo e palline di riso buonissimi, con spezie davvero particolari.
In un locale vicino all’hotel Mimosa abbiamo assaggiato il Popiah, un grande involtino di verdure non fritto, e provato vari dessert rinfrescanti come Cendol e Ice Kacang, perfetti dopo un piatto piccante.
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