Scritto da Rachele Cervaro
Il Cile è un paese che era sempre stato nella nostra lista di destinazioni, proprio per la sua incredibile varietà di paesaggi che sembrano venire da un altro pianeta. Dal deserto arido di Atacama fino ai ghiacciai della Patagonia, questo paese, con la sua estensione impressionante da nord a sud, offre una varietà di ambienti, climi e paesaggi che pochi posti al mondo possono eguagliare. Questo viaggio è stata l’occasione perfetta per scoprire questi contrasti e vivere da vicino l’essenza di un paese così affascinante.
Anche se la sensazione predominante è stata quella di trovarsi in un territorio dove la natura domina, abbiamo potuto godere anche di molte esperienze culturali interessanti, dai quartieri vivaci di Santiago, passando per l’atmosfera universitaria di Valdivia, fino a sentirci trasportati nel passato sull’isola di Chiloé. Inoltre, la gentilezza della gente e la cucina locale sono stati ottimi compagni di viaggio.
Questo diario raccoglie le nostre esperienze, consigli e momenti speciali che vogliamo condividere affinché chi sogna il Cile possa organizzare la propria avventura. Parleremo di itinerari, luoghi imprescindibili, dettagli pratici e qualche sorpresa che questo paese ci ha riservato, conquistandosi senza dubbio un posto nel cuore di ogni viaggiatore.
Puerto Natales ed il Parco Nazionale Torres del Paine
Per arrivare a Puerto Natales in Cile da Ushuaia abbiamo preso un autobus e finalmente dopo un viaggio molto lungo durato 15 ore, ed avere passato 2 frontiere siamo arrivati in Cile. Quando salimmo sull’autobus l’autista ci ha avvisó che non si poteva passare la frontiera con alimenti di origine animale o vegetale, come piante o miele e che se ti scoprono paghi una multa di 500 USD. Noi avevamo “solo” due hg di prosciutto e uno di formaggio per fare dei panini; abbiamo pensato il da farsi ed alla fine c’erano due alternative: buttare via tutto o mangiarselo prima di arrivare alla frontiera.
Scegliemmo la seconda opzione, l’unico problema è che alla frontiera ci saremmo arrivati a mezzogiorno e avevamo panini sufficienti per il pranzo e la cena quindi ce li siamo buttati giù per le orecchie tanto che quasi ci veniva la nausea però almeno non lo abbiamo buttato. Arrivati alla frontiera Cilena ci fecero passare tutte le valigie e gli zaini in uno scanner e per fortuna non hanno “scanerizzato” anche noi se no trovavano tutto l’affettato ed il formaggio hahaha!!! Dopo alcune ore di viaggio in territorio Cileno vivemmo un’altra avventura: si ruppe il freno dell’autobus e quindi abbiamo dovuto aspettare un’ora prima che il nostro autista tuttofare meccanico lo riparasse.
Tutto sommato fu un’esperienza molto divertente perché quando l’autobus si fermò e i due autisti scesero e dal pullman solo si ascoltavano i due parlare a voce super alta. Nessuno sapeva cosa fosse successo, nessuno aveva il coraggio di chiedere e neppure di scendere dall’autobus. Nel frattempo nell’autobus faceva molto caldo e dopo una ventina di minuti qualcuno ebbe il coraggio di scendere e a ruota anche tutto il resto dei passeggeri. Eravamo nel bel mezzo della steppa Cilena dove non c’era assolutamente nulla e la strada era di terra e pietre, una strada di campagna per capirci; questa è la strada principale che va da Ushuaia a Puerto Natales per altro abbastanza frequentata
Divertendoci ad osservare i due poveri autisti che diventavano matti per cercare di riparare il freno facemmo conoscenza con una coppia Cilena che era in vacanza, lei era una professoressa universitaria, e tra una chiacchiera e l’altra ci consigliarono alcuni posti da andare a vedere.
Arrivammo a Puerto Natales che già era abastanza tardi la sera, per fortuna la famiglia che ci ospitava è abituata che gli ospiti arrivino tardi. Quando siamo entrati nella casa ci siamo trovati di fronte una colonia di couchsurfers c’erano quasi 20 ospiti in casa. Gloria e Óscar sono due persone incredibili che hanno ospitato ed ospitano un sacco di gente, e questa volta non era un’eccezione, la casa era più che completa e noi ci sistemammo in un materasso in salotto; da subito ci siamo sentiti come a casa. Il giorno successivo abbiamo approfittato per riposare un po’ e preparare l’escursione di 3 giorni al parco nazionale Torres del Paine.
Quando ci siamo alzati la mattina abbiamo visitato un po’ la città e ci siamo resi conto dal numero di ostelli, alberghi ed agenzie di viaggio che Puerto Natales vive in gran parte grazie ai turisti. Poi abbiamo raggiunto Oscar che lavora su un piccolo traghetto che fa spola da Puerto Natales all’isola di fronte. Cosi abbiamo fatto un giro, abbiamo visitato un po’ l’isola ed abbiamo avuto l’opportunità di vedere Puerto Natales dall’altro lato.
Questi gironi li abbiamo passati in compagnia di Alex una ragazza Slovacca e di una sua amica degli Stati Uniti. Siamo poi andati a mangiare in un ristorante dove ci hanno servito con una lentezza da paura, da notare che quasi non c’era nessuno, ma è andata bene così tanto noi ci stavamo rilassando. Al pomeriggio siamo andati a casa e Gloria ci ha aiutato ad organizzare l’escursione al parco, alla fine i suoi consigli sono stati più che preziosi. Per fortuna ci venne anche in mente di comperare i biglietti per El Calafate, la tappa successiva, dico per fortuna perché è alta stagione ed erano rimasti solo 4 posti nel bus. Quella sera abbiamo preparato la cena tutti assieme ed il piatto stella è stato il pesce che Oscar aveva pescato quella stesa mattina. Cenare in quasi 20 persone è stato qualche cosa di incredibile e divertente, c’erano Americani, Slovacchi, Francesi, Spagnoli, un Maltese noi e la famiglia. E come direbbero Oscar e Gloria :“tutti assieme a condividere momenti della nostra vita.

Escursione Parco Nazionale Torres del Paine
Giorno 1: Lago Pehoé – Accampamento Italiano – Punto Panoramico MIrador Francés
Ci siamo svegliati presto perché alle 7.30 è passato a prenderci l’autobus per andare al parco che dista circa 200 km da Puerto Natales. Dopo aver pagato l’entrata abbastanza cara, sopratutto per noi Europei che normalmente non paghiamo l’entrata ai parchi naturali, abbiamo seguito i consigli di Gloria e siamo andati a prendere il catamarano che ci ha portato da un’altra parte del parco da dove abbiamo iniziato i nostri 3 giorni di camminata. Non avevamo mai fatto un trekking di tanti giorni ed all’inizio è stato un po’ strano camminare con gli zaini (per fortuna ne avevamo solo uno grande per i vestiti tenda e sacco a pelo e uno piccolo con i viveri per i tre giorni). Il primo giorno il tempo non ci è stato amico, ha piovuto tutto il giorno a momenti di più a momenti un po’ di meno ma pioggia costante ed un vento che a volte ti portava via letteralmente tanto che Rachele ad un certo punto ha dovuto aggrapparsi ad un albero. Abbiamo visto la parte del parco che si bruciò a causa di un incendio nel mese di gennaio 2012 e fu veramente triste e penoso vedere tutti gli alberi e la terra neri; davano una tristezza infinita.
A parte la pioggia e la parte di bosco bruciata è stato un bel giro, abbiamo dovuto attraversare e risalire vari piccoli ruscelli, passare per ponti allo stile avventura quelli in cui non puoi passare in più di 2 persone per volta e che si muovono tutti.
Nel pomeriggio siamo arrivati al camping italiano gratuito (ce ne sono vari nel parco ed in tutti c’è un vigilante 24 ore su 24 che ti aiuta in caso di bisogno) dove abbiamo lasciato gli zaini e siamo saliti per un altro sentiero per godere di una meravigliosa vista di un ghiacciaio, di una valle e di una catena di montagne. Una sensazione di rilassamento totale.
Alla fine della giornata abbiamo montato la tenda e siamo andati a letto come le galline perché fuori faceva freddo (0-5 gradi) ed eravamo abbastanza stanchi. Dobbiamo ammettere che tutto il materiale tecnico che abbiamo comperato ci è costato caro ma ne è valsa veramente la pena perché non abbiamo sofferto per nulla il freddo.
Giorno 2: Camping Italiano – Rifugio de los Cuernos – Rifugio Chileno – Camping Torres del Paine- Punto Panoramico Mirador Torres del Paine
Il secondo giorno per fortuna il tempo fu nostro amico c’era un bel sole intervallato da nuvole ed un po’ di vento a favore, perfetto per camminare. Abbiamo camminato in totale 10 ore e mezzo. La prima parte del sentiero passava vicino a dei laghi meravigliosi. Come ci aveva detto Gloria facendo il percorso della W in questa direzione il vento è quasi sempre a favore; e meno male, grazie Gloria!!!! Dopo 8 ore e mezzo di cammino passando da un paesaggio super verde ad uno super brullo per poi rientrare in un altro super verde vedemmo la luce: il camping!!
Eravamo stanchi morti, quasi non ci reggevamo in piedi la giornata era già stata lunga ma cavolo c’era un cielo senza nemmeno una nuvola e la parte più famosa del parco le montagne che formano la Torre del Paine si potevano vedere benissimo, cosa che non sempre accade. Basti pensare che incrociammo un gruppo di ragazzi Cileni che ci dissero che era già la terza volta che andavamo la parco e che mai le avevano viste tanto bene.
Quindi bando alle ciance, lasciammo gli zaini in custodia al guardiano del camping, mangiammo una banana, un po’ di cioccolata ed alcuni pistacchi e ci mettemmo di nuovo in marcia. Fu estenuante soprattutto per Rachele e la sua faccia doveva parlare da sola perché la gente le diceva: “Dai forza che ti mancano solo 35 minuti e poi ci sei”, il sentiero era molto ripido e a tratti si doveva passare per delle rocce, e poi ancora: “Dai forza che ti mancano solo 20 minuti e poi ci sei” e poi: “Dai forza che ti mancano solo 10 minuti e poi ci sei”
Arrivare in cima fu un sollievo e una bellissima sorpresa, stanchi morti super sudati e con un vento che quasi ti portava via, e loro erano li, le torri erano davanti ai nostri occhi splendide senza nemmeno una nuvola, fu uno spettacolo meraviglioso è stata una delle camminate più dure della nostra vita (perfino più dura degli 80 km in pattini) ma ne è valsa veramente la pena!!!! Rientrati al campeggio abbiamo montato la tenda, mangiato un panino veloce e ci siamo addormentati.


Giorno 3: Camping Torres del Paine – Laguna Amarga
Il giorno seguente ci rendemmo veramente conto che lo sforzo del giorno prima davvero era valso la pena perché c’erano un sacco di nuvole, stava piovendo e la gente che era andata a vedere le torri non aveva potuto vederle.
Dopo aver smontato la tenda abbiamo iniziato a scendere tranquillamente e ci siamo fermati al rifugio per prendere qualche cosa di caldo. Finalmente dopo 14 km di camminata, per lo più in discesa, abbiamo preso l’autobus per rientrare a Puerto Natales. Il parco è super ben curato non c’è nemmeno una carta per terra super pulito ed il merito è in gran parte dei visitatori che sono molto responsabili e si portano dietro le immondizie. In Europa un parco così te lo sogni.
Rientrati a casa di Gloria e Oscar, abbiamo passato un po’ di tempo con loro e i nuovi couchsurfers che nel frattempo erano arrivati ed abbiamo preparato la cena, un’altra volta c’era pesce fresco di giornata. Durante la cena abbiamo scoperto delle curiosità sui Cileni: sapevate che in Cile c’è la bottiglia di Coca Cola da 3 litri? E che i Cileni sono i più grandi consumatori di questa bevanda? Sapevate che Cile è il secondo paese dopo Germania per il consumo di pane?
Salutammo la famiglia per andare a El Calafate. Gloria, Oscar, Bastian, Enzo y Alison, grazie per la vostra disponibilità e per aver condiviso questi giorni con voi!
Puerto Montt e Puerto Varas
Ci stiamo dirigendo verso nord ed ancora una volta lasciamo Argentina per entrare in Cile, Il nostro passaporto sta collezionando timbri a manetta!!! Il viaggio da Bariloche a Puerto Montt è durato 6 ore considerando anche il tempo che abbiamo perso alla frontiera per il controllo passaporti e bagagli. Anche questa volta alla frontiera ci hanno controllato che non avessimo alimenti di origine animale o vegetale ma al posto di farlo con lo scanner questa volta hanno usato un simpatico cane; il cane doveva essere all’inizio della sua carriera perché un po’ annusava le valigie ed un po’ si distraeva.
Era divertente e faceva diventare matto il suo “capo” che ogni tanto doveva tirargli un giocattolo di maniera che si distraesse dalle valigie ( sembrava che volesse giocare con loro) e ritornasse poi ad annusarle. Il momento più bello è stato quando si è messo sotto il bus e non c’era maniera di farlo uscire.
Arrivati a Puerto Montt siamo andati a mangiare qualche cosa ed a verificare il prezzo delle auto a noleggio per andare all’isola di Chiloè. Puerto Montt è un importante punto di transito, un punto di connessione verso la Patagonia e un importante porto commerciale di salmone, commercio, che ha fatto crescere molto la città negli ultimi anni. Qui non c’è molto di interessante dal punto di vista turistico, basti pensare che i Cileni ad indicare la vita che c’è in questa città lo chiamano “Muerto Montt” che significa Morto Montt.
Ci siamo resi conto abbastanza in fretta che a Puerto Montt noleggiare una macchina era caro per il nostro budget così d’accordo anche con Alex abbiamo deciso di andare a Puerto Varas e verificare il prezzo del noleggio li. Tra latro Puerto Varas era una cittá che volevamo visitare ed anche dove Alex aveva trovato un bungalow (Cabaña) dove potevamo alloggiare. Così dopo aver preso un bus per noi un mini bus, di quelli che si usano per portare i bambini a scuola, siamo arrivati a Puerto Varas e siamo andati alla Cabaña che aveva trovato Alex (naturalmente gratis) questa volta era anche più grande della precedente dato che era per 6 persone e disposta su due piani. Si chiama Molino Viejo ed è a metà strada tra Puerto Varas e Llanquihue. Dopo aver lasciato i nostri zaini siamo andati in centro per verificare il prezzo del noleggio dell’auto e …… bingo!!!! Qui il noleggio era più accessibile, siiiiii potevamo andare a Chiloè in macchina!!!!
Con la tranquillità di tutto il mondo e la macchina già prenotata per il giorno successivo abbiamo deciso di vedere ciò che Puerto Varas aveva da offrirci. Puerto Varas è una città piccolina che si estende nelle sponde del lago Llanquihue e se il cielo è senza nuvole si può vedere il vulcano Osorno, noi non abbiamo avuto tanta fortuna e non siamo riusciti a vederlo. Puerto Varas è piccolina ma con un gran carattere ed una personalità forte. Come quasi sempre siamo arrivati in bassa stagione ed i turisti si contano sulle dita delle mani, anche questa volta abbiamo visitato quasi tutto in solitario.
Ciò che per noi è stata la cosa migliore di Puerto Varas è stato camminare per le strade e respirare l’aria locale che si può trovare in ognuna di esse, meritano poi attenzione la quantità di case di legno tutte colorate che si possono trovare qui, alcune sono case storiche che furono costruite all’inizio degli anni 20 e sono simbolo dell’influenza tedesca che in Cile è molto forte, altre sono semplicemente case di persone che ci vivono ma sono tutte rigorosamente in legno e con colori distinti. Per trovare le case storiche solo basta seguire l’itinerario che è bene segnalato. Nelle strade si può apprezzare l’autenticità del posto e vedere come vive la gente, abbiamo assistito anche ad un trasloco in piena regola! La presenza Tedesca in Cile si può trovare anche nei cognomi delle persone che sono chiaramente d origine tedesca e così pure nella cucina, qui c’è una torta che si chiama Kuchen, buonissima!!!
Il giorno successivo, di buon mattino, siamo andati a prendere la macchina. Il proprietario del noleggio era una persona super tranquilla e nemmeno si è preoccupato di verificare i danni che aveva la macchina l’unica cosa che gli interessava era che la restituissimo con il serbatoio pieno. Quando Rachele ha visto la macchina si è un po’ preoccupata era una macchina decente ma tenuta in condizioni non molto buone, il signore le ha detto che la carrozzeria è così e così ma che la meccanica era perfetta, la macchina aveva 170 mila km pensate voi. Alla partenza ci siamo resi conto praticamente subito che il sedile di dietro faceva un rumore un po’ molesto ma ce la dovevamo tenere così, forza, incrociamo le dita e via Chiloè ci aspetta!!!!!!!!!!!!!!!
Isola di Chiloè: ritorno ad un passato moderno
Siamo stati 3 giorni nell’isola di Chiloé e la verità é che furono 3 giorni incredibili. L’isola di Chiloé è parte di un arcipelago con molte isole alcune delle quali sono abitate altre no. Ciò che rende famosa l’isola sono innanzitutto la quantità di chiese di legno, costruite sotto l’influenza tedesca, e che hanno la particolarità di non avere nessun chiodo. Molte di queste chiese sono state proclamate Patrimonio dell’Umanitá dall’Unesco.
Altra caratteristiche sono la pesca del salmone, e dei crostacei che sono una grande risorsa dell’isola. Venire a Chiloé è come tornare indietro di alcune decine di anni, e vivere in una tranquillità atipica dove il ritmo scorre lento, gli abitanti lavorano nel mare e nei campi e la vita scorre tranquilla. I giorni si susseguono in un ritmo lento e costante.
Giorno 1: Festa locale a Puñihuil – Chepu – Dalcahue
Il nostro viaggio iniziò a Puerto Varas dove abbiamo preso il traghetto per arrivare nell’isola, ed abbiamo trovato il primo segnale di modernità: nel traghetto c’era wi-fi. In quest’isola tranquilla l’unica cosa che repentinamente cambia è il tempo, si passa da un sole super splendente ad un acquazzone che ti fa completamente la doccia, che si può poi trasformare in una tormenta che dura tutta la notte o in una giornata di sole incredibile. In quest’isola in 3 giorni abbiamo visto 5 arcobaleni.
Arrivati nell’isola ci siamo diretti ad Ancud dove ci informarono che nella spiaggia di Puñihuil c’era una festa popolare dove si potevano provare i piatti tipici dell’isola, quindi nemmeno a dirlo abbiamo fatto un giretto veloce per Ancud ed abbiamo preso la strada per Puñihuil, arrivare non è stata una passeggiata anche qui le strade sono di sassi però alla fine abbiamo potuto mangiare il Curanto al hoyo (piatto fatto con cozze, carne di maiale, vongole salsccia etc..) il tutto cotto in una pentola enorme, abbiamo poi provato i Chorros al Alicate (cozze giganti ripiene con salsiccia e formaggio) ed la Paila Marinera (zuppa di crostacei e cilantro) insomma abbiamo fatto il pieno di crostacei e crediamo siano stati i più buoni che avessimo mai mangiato!!!
Meno male che facevano anche un po’ di pesce fritto, dato che Alex non mangia crostacei, cosi siamo stati tutti contenti e con la pancia piena. Era una festa tipica nella quale la maggior parte delle persone erano locali, cucinavano l’agnello “al palo” nella maniera tradizionale e tutto il tempo suonava musica popolare Cilena.
Per Rachele è stata tutta una festa era più contenta che mai. Festa a parte nella spiaggia di Puñihuil ci sono altre 3 cose interessanti: delle alghe enormi e spugnose che sanno un odore a mare incredibile sembra di stare in una laguna, poi c’è l’Oceano Pacifico (questa è stata per noi la prima volta che lo vedevamo) e da qui partono le escursioni per vedere le colonie di pinguini ce ne sono di 2 tipi differenti. Siccome il tempo non era molto bello ed il mare l’Oceano Pacifico non molto tranquillo, quel giorno le escursioni non salivano per la riserva. Non si può avere tutto dalla vita pancia piena e vedere anche i pinguini!!
Saliti in macchina un’altra volta ci siamo diretti verso un paesetto chiamato Chepu che si trova vicino alla riserva naturale qui abbiamo incontrato un signore che ci ha spiegato cosa si poteva fare in questa zona, peccato che pioveva a dirotto e delle cose che ci ha detto non si potevano fare nessuna. Quello stesso signore ci ha aiutato a tirare fuori la macchina dal pantano in cui eravamo andati a finire, è già la seconda volta che ci incastriamo nella terra con la macchina e che qualcuno ci da una mano ad uscire! La prima volta è stata ai 7 laghi ma ve lo abbiamo nascosto hihihihi!!! E’ che Rachele è una ragazza di città e non sa bene guidare in campagna hahahah!!!
Abbiamo continuato il tragitto fino a Dalcahue dove abbiamo preso un te ed un caffè servito come se fossimo stati a casa della nonna. Il latte per il caffè di Gabor ce lo hanno portato in un contenitore alquanto retró. In ogni caso dobbiamo ringraziare la signora del bar che alla fine ci ha raccomandato un bungalow li vicino che era fantastico e ce lo hanno lasciato per un prezzo super conveniente.
Giorno 2: Isola Quimchao – Feria Artesanal Dalcahue – Chonchi – Cucao
Per tutta la notte ci sono stati tuoni e saette ma alla mattina quando ci siamo svegliati abbiamo trovato un timido sole che dopo un po’, persa la timidezza, era super splendente. Cosi in sella alla macchina, ci siamo diretti verso la seconda isola più grande dell’arcipelago dopo Chiloé l’isola Colonia Quimchao. In quest’isola ci sono la chiesa di legno più vecchia dell’arcipelago e la più grande, la prima si trova in Curaco de Velez. Non potevamo credere ai nostri occhi quando, arrivati alla piazza principale di questo piccolo paesetto con 5 case e 6 abitanti, abbiamo visto un cartello che indicava che nella piazza c’era il wi fi, altro segno di modernità.
Eravamo tanto sorpresi che Rachele ha perfino chiamato a casa. La chiesa più grande si trova invece a Achao , qui abbiamo trovato una guida turistica locale che ci ha dato alcune info utili sulla struttura di queste chiese. Abbiamo poi visitato Chullec la cui chiesa è situata nella spiaggia con una serie di animali attorno (capre, pecore, volatili), Chequián con la sua chiesa minuscola ed una spiaggia, qui davvero abbiamo avuto la sensazione di essere in un’altra epoca quasi come stare nella casa della prateria ricordate???? A Quimchao a parte della chiesa c’era un ristorante chiuso da chissà da quanti anni ed abbiamo trovato una bambina che ci guardava incuriosita da una finestra ed ogni volta che la guardavamo si nascondeva.
Rientrati a metà giornata a Dalcahue nell’isola di Chiloè siamo andati al mercato dell’artigianato che si svolge due volte alla settimana e dove gli artigiani arrivano da tutte le isole limitrofi per vendere i loro prodotti. Uno dei prodotti tipici della zona sono oggetti di lana fatti a mano. Qui abbiamo potuto apprezzare le barche incagliate nella sabbia; a Chiloé la marea viaria moltissimo e quando questa è bassa tutte le barche rimangono incagliate nella sabbia aspettando che ritorni l’alta marea per poter rientrare in mare. E’ una relazione mare barca che si ripete di giorno in giorno. Vederle è uno spettacolo anche perché sono tutte colorate e fanno molta allegria.
Dietro il mercato c’è un edificio dove si trovano vari “ristoranti” in realtà sono come piccole cucine dove le signore fanno da mangiare e lo vendono. Anche qui si possono degustare piatti tipici caserecci dell’isola, noi abbiamo mangiato una cazuela (terrina di brodo con carne di manzo o di pollo ed un sacco di verdure), salmone alla piastra che era spettacolare, agnello al forno e per finire una torta Chilota tipica dell’isola fatta con mele. E’ stato divertente vedere come le signore facevano a mano la pasta per le Empanadas, sembrava di essere nella cucina della nonna “Noemi”. Con la pancia piena (e noi che pensavamo di dimagrire durante il viaggio) siamo usciti ed abbiamo trovato una signora che faceva braccialetti che vedendo Rachele incuriosita si è messa a spiegarle come si facevano.
Il nostro percorso è continuato per Chonchi e dato che il tempo prometteva bene siamo andati al Parco Naturale di Chiloé. Per la strada c’è stato un momento di panico dato che dentro alla macchina c’era odore di benzina, così ci siamo fermati ed abbiamo chiesto aiuto ad un baldo giovanotto che ci ha rassicurato che tutto era ok. In questa zona abbiamo visto un arcobaleno enorme sopra il pacifico di cui si vedeva l’inizio ed era proprio vicino a noi!!!! Qui abbiamo passato la notte in una casa fredda e umida ma con una buona colazione casereccia con pane e marmellata fatta in casa!!
Giorno 3: Parco Nazionale Chiloé – San Juan – Tenaún – Cascata Tocoihue – Quemchi
Il giorno seguente siamo arrivati al parco nazionale alle 9 della mattina quando la protezione forestale ancora non erano arrivata, c’era un sole splendido ed iniziammo il sentiero del Tepual. Dopo 10 minuti iniziò a piovere talmente tanto che tornando indietro ci siamo bagnati fino alle mutande. Naturalmente quando siamo arrivati alla macchina tutti bagnati che sembrava fossimo finiti sotto la doccia vestiti, è uscito un sole splendido.
Prima di prendere un accidente ci siamo cambiati e Gabor ha deciso di sfidare i temporali passeggeri ed andare a fare un altro percorso, questa volta però con l’impermeabile. Dopo mezz’ora Gabor era di rientro per vedere se qualcuna di noi voleva riprovare a fare il percorso del Tepual, Rachele decise di riprovarci e con le ciabatte di plastica (le scarpe erano inzuppate) ci avventurammo per il bosco, dopo altri 10 minuti il cielo sembrava oscurarsi e Rachele rientrò alla macchina a gambe levate mentre Gabor continuò il percorso fino alla fine e senza bagnarsi. Il pomeriggio seguimmo il nostro itinerario per Castro che è la capitale dell’isola. Castro è caratteristica per le sue palafitte che sono molto colorate e belle.
Siamo passati poi per San Juan e Tenúan. Qui abbiamo visto una fila enorme fuori di un edificio e dato che era domenica, ci siamo incuriositi ed abbiamo chiesto il perché di tutta quella gente in fila, ci hanno detto che stavano aspettando di ritirare la pensione ma che l’incaricato dell’ufficio non trovava le chiavi, per fortuna alla fine le chiavi si trovarono e tutti potettero riscuotere la pensione.
Ci siamo poi fermati a vedere una cascata Tocoihue che ci aveva consigliato un amico di cs di Castro, inutile dire che era qualche cosa di incredibile, la cosa più bella era che potevi andarci proprio sotto e vederla da vicinissimo. L’ultima fermata prima di lasciare l’isola è stata Quemchi in cui nemmeno a dirlo c’era una chiesa molto bella. Poi ci aspettarono due lunghe ore di strada di sassi in cui la prima ora e mezza ci siamo divertiti osservando i contadini lavorare i campi ancora con i buoi, vedere le case che hanno il contenitore per l’acqua piovana dato che l’acqua corrente non arriva dappertutto e piove molto spesso, vedere le casette che avevano nei loro giardini galline, cani e maiali grandi e piccoli tutti in giardino e tutti assieme ed in generale godere della tranquillità della campagna.
L’ultima mezz’ora Rachele era stanca e non ce la faceva più di guidare in quelle condizioni. Meno male che alla fine siamo arrivati al traghetto ed il supplizio è finito. Abbiamo salutato Chiloé o meglio Chiloé ha salutato noi regalandoci un saluto personale da alcune foche che ci hanno accompagnato con il traghetto. Rientriamo nella civiltà moderna, grazie Chiloé per averci portato indietro nel tempo!!!!
La giornata sembrava finita quando arrivati a Puerto Varas abbiamo imboccato la strada di casa sbagliandola 2 volte perché qui i cartelli si vedono solo dopo averli passati ed ad un certo punto nel mezzo della strada abbiamo visto un poliziotto che ci faceva dei segnali, all’inizio pensavamo che ci indicasse di spostarci nella corsia di sorpasso poi, quando si è messo nel mezzo di questa abbiamo capito che in realtà ci voleva fermare così ci siamo fermati e ci ha chiesto i documenti solo che guardando la copertina della patente di Rachele (si vedeva chiaramente che non ci capiva nulla) ci ha lasciato andare, adesso si, questa avventura è veramente conclusa!
Da tenere a mente:
- Il parco nazionale di Chiloe, se vi trovate nell’isola, è una tappa obbligatoria per i suoi paesaggi incredibili.
- Il mercato di Dalcahue vale la pena vederlo se siete in zona, anche solo per passeggiare tra le barche in secca che vi faranno compagnia.
- Le chiese di legno di Chiloé meritano una visita, sono un pezzo importante della storia e cultura locale.
- Se avete tempo, non perdete la cascata di Tocoihue, il posto è perfetto per una sosta e per qualche foto.
Regione dei Laghi in Cile: Valdivia e Pucón
Valdivia
Seguiamo il nostro percorso verso nord e arriviamo a Valdivia dove per fortuna abbiamo trovato all’ufficio informazioni turistiche una ragazza molto gentile che ci ha fornito il nome di un affittacamere pulito ed economico (trovare una persona preparata negli uffici turistici in Sud America è cosa molto rara). Velocemente con Alex abbiamo lasciato le valigie e siamo andati a mangiare qualche cosa. Il pomeriggio abbiamo fatto un giretto per Valdivia e dintorni, poi siamo andati a Niebla, una cittadina in cui c’è una fortezza spagnola e da cui si può vedere un meraviglioso panorama dell’Oceano Pacifico. Qui abbiamo trovato un albero di Arrayan che ci è piaciuto molto ed abbiamo passato mezz’ora facendo fotografie idiote con l’albero.
Rientrando a Valdivia ci siamo fermati a mangiare delle empanadas con formaggio e crostacei, buonissssime!!!!!! Valdivia è una città universitaria così siamo andati a vedere il campus che è immerso in un bosco ed attraversando il ponte che connette le due parti della città abbiamo visto i leoni marini. Erano grandissimi e stavano li davanti a noi a 2 metri a prendere il sole ed a rilassarsi. A volte si rilassavano un po’ troppo e cominciavano a sbadigliare ed a ruttare. Sembrano animali pacifici, ma l’apparenza inganna, infatti c’erano dei cartelli che avvertivano le persone che sono animali selvatici e che mordono e quindi raccomandavano di non avvicinarsi troppo.
Siamo rimasti affascinati a vederli tanto da vicino e soprattutto perché erano in una città vicino alla strada dove passano le macchine e le persone. Li avevamo già visti a Ushuaia in una riserva ma mai in una città! Per noi fu una sorpresa incredibile tanto che ancora oggi ci sembra impossibile. Eccovi un video dei Leoni Marini di Valdivia.
Dopo aver contemplato questi bestioni ci siamo diretti verso l’affittacamere dove ci aspettava un’altra sorpresa; ricordate i ragazzi della Galizia che avevamo incontrato nella camminata del al Fitz Roy? Si proprio quelli, erano alloggiati nello stesso posto nostro e ci siamo reincontrati ad appena 2000 km di distanza che forte!!!!!! Corsi e ricorsi storici hahaha!!!!!
Pucón
Il giorno successivo abbiamo lasciato Valdivia per andare a Pucón. Finalmente siamo arrivati al caldo!!!!!!! A Pucón ci sono 30 gradi!!!!!!! Rachele è stra felice!!!!!! E ci possiamo mettere in maniche corte si si si!!!!!!!
Púcon è una città turistica ubicata nelle sponde del lago Villarica e alla base del omonimo vulcano, questa città è molto conosciuta dai turisti perché da qui si può salire alla cima del vulcano. Noi non siamo andati perché l’escursione è abbastanza difficile soprattutto nell’ultima parte e ci vuole una preparazione che noi non abbiamo. Dalla città si può godere di una vista meravigliosa tanto del vulcano come del lago e ci si può anche rilassare nelle spiagge del lago. Noi, appena arrivati, come di consueto, siamo andati a mangiare e a cercare un affittacamere, abbiamo trovato alloggio in casa di una coppia i cui figli vivono a Santiago.
Nei due giorni che siamo rimasti li abbiamo potuto parlare con loro e ci hanno raccontato molte cose su il Cile, per esempio che Cile è un grande esportatore di acqua, noi non lo sapevamo. Il pomeriggio lo abbiamo passato guardando il vulcano Villarica da tutti gli angoli possibili, per noi era la prima volta che vedevamo un vulcano attivo dalla cui cima esce il fumo, e che vulcano è uno dei più attivi al mondo! Per fortuna che non si è deciso a eruttare nei giorni in cui eravamo li.
E ti fa un po’ di impressione vedere per le strade i cartelli che indicano la via di fuga in caso di eruzione. A parte di godere della vista del vulcano siamo andati a vedere un cimitero sulla cima di una collina da dove si vedeva tutta la città di Pucón e dove abbiamo trovato una suora che ci ha invitato a messa. Dopo la benedizione siamo andati a vedere il paesetto di Caburga dove c’è una spiaggia di origine vulcanica con pietre nere. Il giorno seguente siamo andati alla cittá di Villarica per vedere il vulcano da una prospettiva differente. Da Villarica il vulcano si vede più lontano che da Pucón però la cosa bella è che da questa parte si vede tutto il lago alla base del vulcano è un bel paesaggio!!!!
A Villarica abbiamo trovato un ristornate autentico di quelli dove mangiano i lavoratori tutti i giorni e difatti il prezzo era buonissimo e le porzioni degne di una pancia affamata.
Quando rientrammo a Pucón faceva molto caldo siamo andati alla spiaggia e Gabor ha fatto il bagno nel lago. Per concludere la giornata in bellezza, dato che era l’8 marzo, per festeggiare siamo andati a mangiare un piatto tipico chiamato Chorillana che ha patate fritte, carne con un sugo speciale e uova, leggerino hahahaha!!!!
L’ultimo giorno ha piovuto a dirotto e siamo usciti dalla stanza solo per mangiare un Pastel de Choclos ,un altro piatto tipico di qui che consiste in una base di carne macinata e pollo e una crema di mais sopra, anche questo buonissimo. Ancora una volta con la pancia piena salutiamo Pucón ed il Cile e rientriamo in Argentina, Mendoza ci aspetta!!!!!
Atacama: Il deserto più arido del mondo
Dalla Bolivia siamo arrivati a San Pedro de Atacama, la prima cosa che abbiamo notato è che finalmente non faceva molto freddo. Alla sera abbiamo fatto un giretto per il paesetto cercando informazioni sui tour che si possono fare nella zona. Il paesetto è molto carino e tranquillo ma in alta stagione è un delirio di gente. Ci sono più agenzie di turismo qui che in una grande città.
Il giorno successivo abbiamo comprato due escursioni con un’agenzia in cui c’era una ragazza molto simpatica e cortese. Dopo aver mangiato un buona minestra con verdura e pollo, siamo andati a fare la prima escursione. Come vi abbiamo detto qui è bassa stagione e ci sono pochi turisti; infatti a fare l’escursione eravamo pochissime persone. Il nostro guida si chiamava Eduardo ed era un tipo molto simpatico con il quale ci siamo fatti delle grasse risate. Per iniziare siamo andati alla pietra che si chiama Coyote perché assomiglia a quella di Willy il coyote e Beep Beep ricordate? Questa pietra si trova in un punto determinato della valle della luna. La verità è che è molto alta e fa tantissima impressione guardare sotto!!!
Grazie al fatto che questa zona e molto secca e la percentuale di umidità è molto bassa, la visibilità è di moltissimi km; si possono vedere delle montagne che distano 250 km!!!! Abbiamo visitato poi la valle della Morte alla quale abbiamo fatto delle foto da un punto panoramico. Questa valle si chiama così per un errore di pronunciazione della parola Spagnola Marte da parte di un francese che pronunciava “Mart” e si capiva “Mort” alla fine questo nome non gli sta nemmeno male perché qui c’è la percentuale di umidità più bassa del mondo e non c’è ombra di vita ne animale ne vegetale.
Nella valle della luna c’è una piccola grotta dentro la quale abbiamo fatto una breve camminata. Le pareti della grotta erano coperte da sale e dentro la grotta dovevamo accucciarci per non battere la testa. La successiva visita l’abbiamo fatta al cratere della valle, sembra davvero un paesaggio lunare, è impressionante a noi è piaciuto un sacco spettacolare!!!! Il cratere si vede ancora meglio dalla duna dalla quale abbiamo assistito al tramonto. Il tramonto crea dei colori stupendi sull’azzurro rosa dietro le montagne più lontane e il cratere “lunare” si può risalta ancora meglio con la luce del tramonto.
Siamo rimasti li fino a che ci hanno letteralmente buttato fuori. Per fortuna Eduardo ci ha aspettato pazientemente con il resto del gruppo. Per rientrare a San Pedro Eduardo ci ha fatto passare per una strada di campo spiegandoci che gli alberi in questa zona sono capaci di vivere in condizioni tanto secche (qui quasi non piove) grazie alle radici molto lunghe che gli permettono di raccogliere l’acqua in profondità.
Conclusione: la valle della luna è un posto incredibile!!!!!!!!
Il giorno successivo ci siamo svegliati prima delle 4 per andare a fare un altro tour. Siamo andati a vedere i Geiser del Tatio dato che quelli di Uyuni a causa della neve non siamo potuti andare a vederli. Il Tatio si trova a 4200 metri di altezza e quando siamo arrivati noi c’erano solo -15 gradi…. e con il vento sembrava ancora più freddo!!!!! Abbiamo visitato differenti parti della zona geotermica ed abbiamo visto differenti formazioni. La temperatura dell’acqua dei geyser è di 83 gradi, da alcuni si vedeva l’acqua bollire ed usciva il fumo, da altri invece solo si vedeva salire il fumo. Tutti questi geyser funzionano con cicli di attività di 15 minuti vale a dire 15 minuti funzionano e 15 minuti no.
Il geyser più grande si chiama Assassino perché un francese cercando di misurare la temperatura dell’acqua cadde dentro e morì all’istante.
Vicino ai geyser si trova una piscina termale naturale con acqua di 34 gradi circa. All’inizio nessuno aveva il coraggio di entrare, non tanto per entrare quanto per come sarebbe stata poi l’uscita con -15 gradi brrrrr; tutti però abbiamo messo i piedi in acqua. Dopo un po’ un francese e Gábor si sono fatti coraggio e si sono bagnati. La verità è che nell’acqua si stava molto bene ed a volte uscivano dei getti di acqua più calda che a dire di Gábor, ti bruciavano il sedere!!!
All’uscire dall’acqua Gábor con tutta la naturalezza del mondo, e cercando di combattere il freddo, si asciugò e si cambio senza preoccuparsi, risultò che tutti se ne accorsero ed iniziarono a gridare. Oh oh, si era dimenticato che non siamo in Spagna e che i Brasiliani e gli Inglesi si scandalizzano per queste cose. Una ragazza brasiliana che era con noi ci ha detto che quelli non avevano visto un sedere in tutta la loro vita. Alla fine ci ha fatto sorridere tutto ciò. Sud America riesce ancora a sorprenderci!!!
Dopo il bagno siamo risaliti nel van per rientrare a San Pedro. Nella strada del rientro abbiamo fatto alcune fermate per vedere i vulcani che ci sono nella zona, volatili tipici andini ed un paesetto molto antico nel quale c’era una chiesa che sembrava stesse in piedi per miracolo. A mezzogiorno eravamo già rientrati a San Pedro, abbiamo approfittato per mandare a casa una scatola con delle cose che avevamo comprato in Bolvia e Perú, abbiamo accertato che il passo di Jama non fosse chiuso per poter viaggiare il giorno successivo e ci siamo rilassati. Argentina torniamo!!!!!!! Purmamarca ci aspetta!!!!!!!!!
L’Isola di Pasqua, l’ombelico del mondo
Dopo essere stati nella fine del mondo o nel culo del mondo, adesso è il turno dell’ombelico del mondo!!!!
L’Isola di Pasqua è uno delle visite da noi tanto attese. Rapa Nui, come si chiama nella lingua locale, si trova nel mezzo dell’Oceano Pacifico ed è considerata come il luogo abitato più isolato del mondo. E’ un luogo non solo remoto ma anche pieno di mistero e leggende. Grazie all’aiuto di Fernando, il nostro amico di Santiago abbiamo trovato un bungalow a buon prezzo nel complesso turistico di Arturo un suo amico.
Qui generalmente gli ostelli, gli hotel e i bungalow sono molto cari, l’isola è molto cara in generale. Arturo è venuto a prenderci all’aeroporto e ci ha messo al collo una collana di fiori, una usanza locale per darti il benvenuto. Arturo è una persona molto gentile e simpatica e siamo stati bene nel bungalow. Come abbiamo detto prima nell’isola tutto è molto caro anche il supermercato e ci avevano consigliato di portarci i viveri da Santiago e così abbiamo fatto… meno male perché davvero le cose basiche qui costano un occhio della testa. Di giorno mangiavamo panini e la sera cucinavamo in casa.
Il primo giorno abbiamo visitato i posti che si trovano vicino all’unica cittadina dell’isola, Hanga Roa. Fin da subito abbiamo notato che il clima che si respira nell’isola è di assoluta tranquillità, solo le nuvole corrono veloci. A volte durante la giornata si metteva a piovere, una pioggia fina e leggera e poi usciva un sole splendido molte volte accompagnato da un bellissimo arcobaleno. Siamo arrivati fino alla costa per vedere il mare che è l’elemento più importante e fondamentale per gli abitanti dell’isola. Dopo aver visitato una grotta nella costa dove c’erano alcune pitture rupestri siamo saliti al vulcano Rano Kau. Da qui la vista del cratere è una cosa impressionante, nel fondo del cratere ci sono dei piccoli laghi ed un sacco di piante che incredibilmente vivono qui.
Dal cratere del vulcano si vedeva molto bene la cittadina di Hanga Roa. Al lato del cratere si trovano le case dell’antica popolazione di Orongo. Il pomeriggio siamo andati solo a vedere alcune statue di Moai che ci sono ad Hanga Roa vicino alla costa. I Moai sono le famose statue di pietra che scolpirono i Rapa Nui e che sono il simbolo dell’isola.
Il giorno successivo abbiamo noleggiato uno scooter per i successivi tre giorni. Lo scooter è la forma più comoda per visitare l’isola, si può fare anche in bici ma ci sono abbastanza salite e discese ed il vento forte di quei giorni non aiutava molto, in più il prezzo per noleggiare due bici è quasi uguale a noleggiare uno scooter. Era la prima volta che Gábor guidava uno scooter e gli è piaciuto molto.
Abbiamo iniziato a percorrere la parte sud dell’isola fermandoci in vari punti di interesse archeologico come Vainapú, Vaihú ed Akahanga. In questi posti ci sono più che altro Moai caduti a terra e rovine degli altari nei quali erano appoggiati. C’era un sole splendente ed i colori dell’isola erano molto brillanti il verde dell’erba era di un verde smeraldo intenso, c’erano cavalli da tutte le parti ed il mare era di un azzurro vivo, abbiamo approfittato del sole per goderci lo spettacolo.
Siamo andati a vedere il vulcano Rano Raraku che è molto importante perché questa era la fabbrica dei Moai, cioè dove i Rapa Nui li scolpivano; qui si possono vedere più Moiai che in ogni altro posto.
Da qui si vede molto bene la baia di Tonagriki che è probabilmente il posto più fotografato dell’isola in cui si trovano i 15 Moai; è davvero una vista impressionante. A Tongariki abbiamo trascorso un bel po’ di tempo contemplando i Moai, questo posto ha come un’energia particolare che ti cattura ed è difficile andarsene.
Non per nulla alla fine siamo ritornati qui altre due volte per vedere l’alba. Rientrati ad Hanga Roa siamo andati nella zona di Tahai per vedere il tramonto nel mare dietro i Moai, è stato molto suggestivo nonostante ci fossero parecchie nuvole.
Alle 7 della mattina eravamo già in sella al nostro scooter per andare a Tongarilki a vedere l’alba. Nonostante ci fossero parecchie nuvole è stato uno spettacolo di luci e colori che ci lasciò senza fiato e decidemmo di ritornarci il giorno successivo. Dopo aver visto il sole spuntare in questo posto magico siamo andati a visitare la parte nord dell’isola, ci siamo fermati a Papa Vaka dove ci sono molti petroglifi, ci siamo poi fermati in vari punti per vedere altri Moai caduti e siamo arrivati in un altro punto spettacolare dell’isola: la spiaggia Anakena. Anakena è l’unica spiaggia dell’isola apta per fare il bagno. È una spiaggia molto bella con un sacco di palme e con i Moai che le fanno da sfondo, ha un’apparenza molto esotica e magica. L’acqua era molto fredda, noi ci abbiamo messo dentro solo i piedi.
Il pomeriggio siamo rientrati ad Hanga Roa e siamo andati a vedere il tramonto, questa volta c’erano molte meno nuvole ed abbiamo potuto vedere il sole cadere nell’acqua dietro i Moai meraviglioso…….
Un’altra volta suonò la sveglia alle 6 ed alle 7, nel buio della notte eravamo in sella al nostro scooter per andare a vedere l’alba da Tongariki. I 15 Moai illuminati dal primo sole dell’isola erano uno spettacolo impressionante e, nonostante fossimo soli, erano lì come a ricordarci che li stavamo guardando, come a raccontarci un’altra storia del loro passato mitico. Il nostro amico Arturo ci disse che quella mattina un gruppo di turisti arrivò in spiaggia alle 9 e li trovò coperti da una coltre di nebbia, un’altra esperienza.
L’Isola di Pasqua non è un posto da visitare solo per la curiosità o per vedere qualcosa di esotico, ma è un posto dove è bello stare e riflettere. Un’isola che ispira rispetto e ricorda il valore del passato, della tradizione e dell’importanza di prendersi cura del proprio ambiente, della propria cultura e delle proprie radici. Da un viaggio in questa isola si ritorna con un bagaglio più ricco di pensieri.
Ultimi giorni in Sud America: Santiago, Valparaiso e Viña del Mar
Siamo arrivati a Santiago dall’Argentina due giorni prima di andare all’Isola di Pasqua. Vi ricordate che a Punta del Diablo avevamo conosciuto un ragazzo Cileno? Esatto, lui ci ospitò a casa sua a Santiago. Siamo stati a casa di Fernando prima e dopo essere andati all’Isola di Pasqua; con lui abbiamo trascorso gli ultimi giorni in Sud America.
Santiago è la capitale del Cile, una città grande, abbastanza sicura nella quale si potrebbe vivere bene. Attorniata dalla cordigliera delle Ande ha un fascino tutto suo, purtroppo però a causa della cordigliera che non fa passare molta aria è anche molto inquinata. Delle grandi città Sudamericane che abbiamo visto è quella nella quale ci siamo rispecchiati di più e che probabilmente sceglieremo se dovessimo un giorno trasferirci in questo continente. A Santiago abbiamo trascorso 7 giorni durante i quali abbiamo visitato la città ed i dintorni.
Il centro di Santiago si trova attorno alla piazza di Armas, ci sono molti negozi e molta gente. Ogni giorno le persone anziane si ritrovano qui per giocare a scacchi, ognuno con il proprio tavolo con la scacchiera e chi vuole li sfida.
Siamo saliti alle colline Santa Lucia e San Cristóbal. La collina Santa Lucia è più bassa ma da qui si può lo stesso godere di una buona visuale della città e della cordigliera. La collina San Cristóbal è più alta, in cima c’è il monumento alla vergine ed una chiesa all’aria aperta. Per salire alla collina si può prendere una funicolare (che è molto economica) o andare a piedi per un sentiero. Noi siamo saliti con la funicolare e scesi a piedi. Dalla cima della collina si vede ancora meglio la città e la cordigliera e purtroppo anche l’inquinamento, una nuvola nera si estende sopra la Santiago.
Abbiamo passeggiato per i quartieri Londra – Parigi, nel quale gli edifici sono di stile Francese ed Inglese; per il quartiere Bellavista dove si concentrano tutte le università e molti bar e ristoranti, qui la sera, nonostante il freddo ci sono sempre molti giovani. Il posto in cui siamo stati più´e più volte è stato il mercato, abbiamo trovato un ristorante buono ed economico ed abbiamo approfittato per mangiare per l’ultima volta i piatti che più ci sono piaciuti della cucina Cilena: la zuppa di congrio (un pesce), le vongole alla parmigiana, le empanada di pesce, la lasagna di jaiva (un crostaceo) ed il nostro tanto amato brodo di gallina e di carne….. ci mancheranno questi piatti, sopratutto il brodo!!!!!!!!!!!!!
Una giornata l’abbiamo dedicata alle città di Valparaíso e Viña del Mar. Valparaíso è una città la cui caratteristica principale è che si è sviluppata sopra varie colline, ogni collina è un quartiere e ci si arriva con un sistema di ascensori. Abbiamo visitato il porto, il punto panoramico della strada 21 di maggio; da qui si vede tutta la città e la baia. Siamo passati per i quartieri Concepción e Alegre , che sono i quartieri più turistici ed anche quelli in cui ci sono degli edifici abbastanza antichi.
Un’altra caratteristica della città e che ci sono graffiti di altro livello da tutte le parti.
Da Valparaíso abbiamo preso un bus fino a Viña del Mar, Viña si trova a solo 15 minuti da Valparaíso ma è molto più sicura e tranquilla. La piazza Vergara ed i suoi giardini sono molto belli e nei giardini dell’Anfiteatro Quinta Vergara ogni anno si celebra un festival molto importante. Attraversando il ponte casino siamo arrivati alla costa per fare una passeggiata per la spiaggia. Viña è la spiaggia degli abitanti di Santiago.
Un giorno è stato dedicato al riposo personale: Gábor è rimasto a casa a guardare le sue serie televisive e Rachele è andata a fare shopping. Che bello, finalmente, essere in una grande cittá!!!!!! L’ultimo giorno, per salutarci, siamo andati a mangiare con Fernando ed una sua amica ed il pomeriggio abbiamo sistemato le ultime cose prima di lasciare questo continente che ci è piaciuto molto, che ci ha lasciato molti bei ricordi e nel quale abbiamo conosciuto delle persone fantastiche!!!!
Non proviamo nemmeno a riassumere tutti questi mesi in Sud America come soliamo fare alla fine di un paese perché sarebbero troppe le cose da scrivere.
Grazie mille Fernando per la tua ospitalità ed amicizia, speriamo di vederti presto!!!!!
Alla scoperta di un nuovo continente, nuovo e pieno di avventure e sorprese….Kiwiland (Nuova Zelanda) ci aspetta!!!!!!
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Che figata ragazzi!!!!!un abbraccio forte divertitevi