Scritto da Rachele Cervaro
Viaggiare in Thailandia era uno di quei sogni che coltivavamo da molto tempo. Immaginavamo templi avvolti dall’incenso, città caotiche con mille sapori da scoprire, giungle dove perdere la cognizione del tempo e spiagge che sembrano uscite da una cartolina. Ma la realtà ha superato di gran lunga ogni aspettativa.
Per diverse settimane abbiamo percorso il paese da nord a sud, lasciandoci sorprendere dalla sua incredibile varietà. Abbiamo iniziato tra antiche rovine ricoperte di radici a Lopburi e i templi storici di Sukhothai, dove la storia degli antichi regni thailandesi è ancora molto viva. Più a nord, Chiang Mai ci ha conquistato con la sua atmosfera rilassata, il cibo delizioso e i suoi templi dorati, mentre a Chiang Rai ci attendevano scenari quasi surreali, come il brillante Tempio Bianco.
Poi ci siamo immersi nel ritmo vibrante di Bangkok, una città che non si ferma mai e in cui ogni quartiere sembra un mondo a sé. E non potevano mancare: acque cristalline a Koh Tao, scogliere da cartolina a Krabi, le spiagge iconiche di Phi Phi e, per finire, alcuni giorni indimenticabili nella tranquilla e paradisiaca Koh Lipe.
Questo diario è un mix di esperienze, consigli e momenti che vogliamo conservare per sempre.
Lopburi
Dopo poco più di un mese in cui ci siamo riposati, abbiamo trascorso del tempo con la famiglia e gli amici, abbiamo mangiato le cose buone dei nostri paesi ed abbiamo fatto una capatina nella nostra città adottiva, Barcellona, ci siamo rimessi lo zaino in spalla ed abbiamo salutato l’Europa per un altro po’ di tempo.
Vogliamo ringraziare tutti gli amici Ungheresi, Italiani e Spagnoli che ci hanno dimostrato il loro affetto e la loro amicizia sia durante la prima parte del viaggio sia nei giorni che siamo rimasti a casa, ci siamo divertiti un sacco con voi e non vediamo l’ora di rivedervi tutti!!!!!! Abbiamo lasciato Barcellona la mattina e dopo 14 ore di viaggio ed uno scalo a Doha in Qatar siamo arrivati a Bangkok alle 7 della mattina, praticamente abbiamo saltato la notte. Bangkok è stata la nostra porta d’entrata nel continente Asiatico. Questa volta abbiamo comprato solo il biglietto di andata in modo da avere ancora più libertà rispetto alla prima parte del viaggio…. Vediamo se torneremo hahaha!!!!!
Arrivare a Bankgok e trovare 30 gradi fu un enorme piacere specialmente dopo le ultime giornate fredde trascorse a Barcellona, che bello siamo al caldo!!! e per quelli che conoscono Rachele sanno quanto è felice!!! Non ci siamo fermati nemmeno un giorno a Bangkok, ci ritorneremo più avanti prima di entrare in Myanmar. Ci siamo diretti subito alla stazione dei treni ed abbiamo preso un treno per la parte nord della Tailandia. In Tailandia ci sono tre tipi di treno: ordinario – come i nostri regionali che si fermano ad ogni passo, il rapido – come i nostri intercity senza aria condizionata che fanno meno fermate rispetto agli ordinari ed l’espresso – che si ferma pochissimo ha aria condizionata e costa un occhio della testa.
La nostra prima destinazione è stata Lopburi, una piccola città a tre ore da Bangkok. Stavolta il fuso orario si è fatto sentire eccome, in più avevamo anche saltato la notte ed è stato quasi impossibile non addormentarsi nel tragitto. Arrivati a destinazione verso il primo pomeriggio con un caldo da morire ci siamo sentiti sollevati quando abbiamo occupato la nostra stanza. Siamo andati a mangiare una cosa ed abbiamo trascorso il resto del pomeriggio in stanza mezzi addormentati, nemmeno il giorno successivo fu facile alzarsi.
Lopburi è una città molto tranquilla poco turistica, qui abbiamo avuto il primo contato con gli splendidi templi tailandesi. La caratteristica di questa città è che si sono scimmie da tutte le parti e perfino in hotel ti raccomandano di tenere le finestre chiuse altrimenti le scimmie entrano e ti rubano. Passeggiando per Lopburi si respira una aria tranquilla di paese e si ha la possibilità di entrare in contatto con la vera cultura tailandese.
Tra tutti i templi che ci sono, alcuni dei quali abbastanza rovinati, quello che forse è il più bello è il templo Prang Sam Yot, dove tra l’altro vivono centinaia di scimmie.
Come sempre ci siamo messi d’impegno per fare onore alla cucina locale ed abbiamo provato i piatti tipici della cucina tailandese nei banchetti in strada dove si può mangiare per meno di un euro. Nemmeno a dirlo abbiamo provato il Pad Thai che è forse il piatto più conosciuto tra gli stranieri che contiene una specie di spaghetti , uova, pollo o maiale, verdura ed alcune salse.
Lopburi è stato un inizio di viaggio veramente piacevole, ci siamo recuperati dal fuso orario, abbiamo visto i primi templi tailandesi e ci siamo immersi nella cultura locale. Continuiamo verso nord, altri templi ci aspettano!!
Il Parco Storico di Sukhotai, le rovine di un impero
Da Lopburi a Phitsanulok abbiamo preso un treno locale senza aria condizionata. Il viaggio è durato 5 ore ma nonostante il caldo ci siamo divertiti. Per tutta la durata del viaggio avevamo vicino una bambina di circa quattro anni che si innamorò di Gábor. All’inizio giocavano con lo sguardo poi lei prese più confidenza e iniziarono a giocare con le mani, si divertiva talmente tanto che quando lui voleva dormire un po’ lei lo veniva a svegliare per giocare.
Arrivati alla stazione dei treni di Phitsanulok abbiamo conosciuto Andrea e Nicoletta una coppia di italiani che come noi viaggiano con lo zaino (è la prima volta che troviamo italiani con lo zaino) con loro abbiamo preso un tuk tuk fino alla stazione degli autobus e poi il bus fino a Sukhotai. Dopo aver fatto un giretto in tuk tuk siamo arrivati ad un ostello non male.
La cosa più importante da vedere qui sono i templi di Sukhotai e Si Satchanalai, di solito i turisti visitano solo quelli di Sukhotai che sono quelli meglio conservati. Per visitare sia Sukhotai che Si Satchanalai esisteva un biglietto unico che adesso il governo ha sospeso, ovviamente per guadagnare di più.
Il parco storico di Sukhotai è formato da tre gruppi di templi la cui entrata costa 100 bath (2,5 euro) ognuno. Appena arrivati abbiamo affittato una bicicletta e ci siamo diretti all’entrata del principale gruppo di templi.
Con le nostre bici fiammanti siamo andati avanti e indietro tra questi meravigliosi templi buddista. Il principale ed il più grande è il Wat Mahathat, ci è piaciuto talmente tanto che siamo rimasti dentro un bel pezzo tra Budda enormi e stupe ancora più grandi, ti senti talmente piccolo che quasi sono intimidatori.
Abbiamo continuato con il Wat Si Sawai dove abbiamo trovato alcuni monaci buddisti; nel Wat Tra Phang Ngoen c’è un Budda molto bello ed il Wat Sa Si ha la caratteristica di trovarsi in mezzo ad un lago.
Faceva molto caldo ed avevamo anche un po’ di fame così ci siamo fermati a mangiare qualche cosa ed a riposarci un po’. Mangiati e riposati, riprendemmo la bici e ci dirigemmo al secondo gruppo di templi fermandoci a vedere il Wat Sorasak questo è il templo che più è piaciuto a Rachele perché alla base ci sono alcuni elefanti. Alla fine abbiamo deciso di non entrare né al secondo né al terzo gruppo di templi; preferimmo fare un giretto con la bici in compagnia di Nicoletta de Andrea e vedere ciò che era possibile vedere da fuori.
Sukhotai ci è piaciuta molto, peccato che lascino entrare qualsiasi tipo di veicolo che con il rumore del motore rovina un po’ la sensazione di pace che il luogo vuole trasmettere.
La magia dei templi di Si Satchanalai
Ci avevano talmente raccomandato di andare a vedere Si Satchanalai che non abbiamo potuto non andare. Si Satchanalai si trova ad un oretta di bus da Sukhotai. Non appena arrivati abbiamo noleggiato una bicicletta per arrivare al Parco Storico dove si trovano i templi.
Il parco storico si trova a 4 km da dove ti lascia l’autobus e la prima cosa che si trova nel cammino è il meraviglioso tempio Wat Phra Si Rattana Mahathat Chaliang che è più antico di quelli di Sukhotai. È impossibile non notare l’enorme Budda che si trova nel tempio e la imponente stupa, nella quale si può entrare dopo aver salito vari scalini molto alti; quando arrivi in cima ti sembra di dominare la città.
Se da una parte questi templi sono molto meno conservati di quelli di Sukhotai, dall’altro sono molto più autentici dato che si trovano in una zona boscosa che gli da un tocco mistico. Di bello qui non ci sono solo i templi, anche il paese merita. Nelle strade si respira una tranquillità ed una pace molto rilassanti che ti fanno voglia di rimanere un po’ di più.
Nonostante il sole scotti e faccia molto caldo, non è per niente difficile percorrere i 4 km che separano la fermata dell’autobus al Parco Storico, al contrario si va con molta calma osservando le persone locali fare la loro vita nelle loro case; davanti ad ogni casa c’è un altare buddista dove la famiglia offre a Budda cose da mangiare e da bere.
In questo fantastico luogo non poteva mancare un tempio con gli elefanti. Anche se alla maggior parte degli elefanti manca la testa, è comunque molto suggestivo.
Due dei vari templi sono in cima ad una collina e per arrivarci bisogna salire alcune scale. Una volta arrivati in cima, la pace che si trova ricompensa lo sforzo. Siamo stati praticamente soli tutto il tempo, potendo goderci la tranquillità di questo luogo magico.
Sukhotai è molto bello, ma la pace e l’atmosfera che si trova a Si Satchanalai non ha prezzo.
Chiang Mai
Da Sukhotai abbiamo preso un bus per andare a Chiang Mai, il centro turistico più importante del nord della Thailandia. La cosa divertente è che al arrivare alla stazione degli autobus con il tuk-tuk, il nostro bus stava uscendo dalla stazione (siccome sapevamo che c’erano molti bus per Chiang Mai non ci siamo preoccupati di verificare l’orario) e tra l’autista del tuk-tuk ed un’altra persona fermarono l’autobus affinché potessimo salire. Nel nord della Thailandia, nonostante le persone possano sembrare un po’ pesanti, la maggior parte delle volte fanno di tutto per aiutare il turista.
A Chiang Mai abbiamo trovato un ostello molto buono ed economico, quelli che lo gestivano però erano molto scortesi e dato che non volemmo contrattare nessun tour con loro dopo due notti praticamente ci hanno buttato fuori, peggio per loro hahaha!!! Gli altri giorni li abbiamo trascorsi in un ostello meno bello ma con uno staff molto più gentile.
In totale siamo rimasti in questa bella città 5 notti. Nonostante ci siano molti turisti, la parte antica della città è abbastanza tranquilla con le sue stradine strette, moltissimi templi buddista, piccoli ristoranti e molti luoghi dove si possono fare massaggi tailandesi.
Una giornata l’abbiamo dedicata alla parte antica della città per visitare alcuni dei templi buddisti più importanti. Il Wat Chiang Man è uno dei più antichi, qui abbiamo avuto la fortuna di vedere dei monaci pranzare dentro al tempio, si poteva perfino farsi un caffè con le bustine del nescaffe.

Fino ad ora la cucina tailandese ci era piaciuta moltissimo, ed in particolare a Chiang Mai abbiamo mangiato benissimo. La cucina tailandese è molto varia con molti curry, minestre ed altri piatti, ci alzavamo da tavola sempre molto soddisfatti. Il nostro posto preferito era un piccolo ristorante dentro ad un garage che aveva due tavoli a bordo strada dove una signora cucina al momento un sacco di piatti diversi. Già dalla seconda volta che andavamo li, la signora ci trattò come dei vecchi clienti e disse perfino a Gábor che le sembrava di ricordarlo dall’anno scorso.
Il mercato notturno (Night Market) di Chiang Mai che si trova nella parte nuova della città è un luogo molto turistico e popolare. I banchi li montano direttamente sul marciapiede; qui si può trovare di tutto da souvenir, vestiti e cose da mangiare. C’era un bel clima anche se per i nostri gusti un po’ troppo turistico.
L’ultimo giorno abbiamo avuto la fortuna di vedere il Sunday Market, un mercato veramente autentico. Il Sunday Market lo fanno tutte le domeniche nella parte antica della città chiudono varie strade al traffico e c’è un clima veramente speciale. A differenza del Night Market qui ci sono molte persone locali. Ci è piaciuto talmente tanto che ci siamo stati due volte: la prima il pomeriggio e la seconda la sera. Sono file infinite di banchi nelle quali si alternano banchi di vestiti, di artigianato ed un senza fine di cose da mangiare. C’era una rappresentanza di tutti i piatti tailandesi ed era impossibile resistere alla tentazione di provarli. L’unica cosa che proprio non abbiamo avuto il coraggio di provare sono stati gli insetti fritti; tu li avresti provati? La sera, nemmeno a dirlo, siamo ritornati per cenare in tutti questi banchetti. Questo mercato ci è veramente piaciuto molto!!!

Uno dei luoghi piú importanti nelle vicinanze di Chiang Mai è il bellissimo tempio di Wat Phra That Doi Sutep che si trova a circa 16 km fuori della città. Avevamo visto alcune foto ed abbiamo deciso che valeva la pena vederlo. Noleggiammo uno scooter e salimmo la montagna dove si trova il tempio. La strada è abbastanza larga e ben asfaltata pertanto si percorre facilmente. Nella lunga scalinata che separa il parcheggio dal tempio si può comprare di tutto, cibo, souvenir, artigianato, si possono donare soldi per la costruzione di varie scuole e ci si può fare una foto con delle bimbe vestite in abiti tipici.
Probabilmente c’era tutto questo movimento perché era sabato e molti locali vanno al tempio, o forse no, mah. Il tempio è molto grande; più che un tempio è un insieme di templi attorno ad una enorme stupa dorata. C’era molta gente, qualcuno pregava, altri erano turisti tutti rispettosi nei confronti della religione.

Chiang Rai, la nostra piccola “isola” di Natale
Siamo arrivati a Chiang Rai il 24 dicembre, la vigilia di Natale ed abbiamo trovato un ostello non molto lontano da una chiesa Protestante. Subito ci siamo resi conto che c’erano alcune celebrazioni natalizie. Entrati nel cortile della chiesa abbiamo incontrato una signora tailandese che aveva vissuto molti anni all’estero e parlava perfettamente inglese. Ci disse che alle 19.30 c’era la messa di Natale. Nel cortile della chiesa c’era un albero di natale molto grande ed un presepe.
Siamo stati molto contenti di trovare un po’ di clima natalizio dato che in questi giorni di festa è già difficile stare lontano dalla famiglia. Per fortuna in Chiang Rai abbiamo trovato la nostra piccola “isola” di Natale.
La messa è stata molto bella, c’era un coro che per due volte ha interrotto la messa per cantare canzoni. Cantavamo molto bene e nella chiesa si respirava molta gioia, alcune persone locali ci sorridevano altri venivano a farci gli auguri di Natale.

Dopo la messa alcuni ristoranti ed alcuni privati misero nel cortile dei tavoli e, per celebrare il Natale, regalavano cibo tipico tailandese. C’erano vari tipi di zuppa, noodles, una cosa che ci è piaciuta moltissimo fatta con pane bagnato, uova e pesce, spiedini di carne, dolci tipici, bibite, caffè e tè.
Non mancava nulla, abbiamo cenato li con le persone della comunità ascoltando il coro che continuava cantando e suonando canzoni di vario genere.
Abbiamo ballato un po’ con un signore anziano, parlato con le persone locali ed assorbito tutta l’allegria che c’era. Non ci aspettavamo di trovare nulla di Natale, dato che in Tailandia meno del 1% della popolazione è cristiana ed a parte di alcuni alberi di natale messi appositamente per i turisti nei ristoranti ed alberghi, non avevamo visto nulla. Per noi fu una sorpresa incredibile, un vero regalo di Natale, è stato davvero un Natale molto molto speciale!!!!
Il mercatino notturno
Il 25 dicembre, che per Rachele è il giorno di Natale, ci siamo fatti un bel regalo: un massaggio tailandese di un’ora.
Abbiamo fatto una passeggiata per la città, visto alcuni mercati e siamo andati a cenare nel favoloso mercato notturno di Chiang Rai. In una strada della città tutte le sere fanno un mercato notturno molto bello, in una piazza molto grande ci sono molti posti per mangiare ed un palco dove fanno concerti e spettacoli di vario genere.
Abbiamo mangiato una zuppa dal nome sconosciuto che devi preparartela da solo. Ti danno una pentola di terracotta con sotto un braciere e dentro il brodo e tu ci metti la carne che hai scelto, le verdure e gli spaghetti di riso, aspetti cinque minuti e te lo mangi in una piccola scodella. È molto divertente cucinarlo, il brodo è veramente buono. Nella piazza c’era molta gente tutti seduti ai tavoli gialli che mangiavano e guardavano lo spettacolo. Per finire la cena in bellezza ci siamo pappati un rotee (dolce tipico fritto) con banana. È stata una cena di Natale quasi perfetta.
Un tempio Buddista fuori dal comune
A Chiang Rai non c’è molto da fare. A parte della torre dorata dell’orologio ed un tempio non c’è granché, ciò che veramente vale la pena vedere è il White Temple, che si trova a circa 15 km dalla città e ci si arriva tranquillamente in autobus pubblico. È un tempio che fu costruito negli anni ’90 (molto recente) e per questo molto moderno, è tutto bianco ricco di particolari.
Appese a degli alberi che si trovano fuori dal tempio ci sono delle teste di diavolo, all’entrata del tempio ci sono delle mani che escono dalla terra a simboleggiare le persone che dall’inferno (o ciò che sia per i buddisti) chiedono aiuto.
Dentro il tempio c’è un Budda enorme ed in una parete sono disegnati dei supereroi come Spiderman, Superman, Doraimon ed altri personaggi come Michael Jackson ed Avatar. Un disegno che ci ha colpito e piaciuto molto era su ciò che successe l’11 settembre con le due torri gemelle, dopo che la prima era stata colpita dall’aereo, con vicino un diavolo che beve petrolio. Questo tempio è spettacolare sia per le rappresentazioni che per l’architettura. L’architetto deve essere il fratello minore di Gaudí.
Al rientro abbiamo fatto una passeggiata in centro ed abbiamo visitato un parco con un sacco di fiori; era la festa dei fiori asiatica.
È tempo di salutare Thailandia, andiamo in Laos.
Bangkok
Bangkok è senza dubbio la città più emblematica del Sud Est Asiatico, una metropoli enorme che sorprende a chi la visita. Molte persone dicono che è una città caotica con un sacco di rumore, a noi è piaciuta moltissimo. È un miscuglio di modernità e tradizione: ci sono grandi grattacieli con centri commerciali enormi uno vicino all’altro, ed allo stesso tempo convivono i banchetti di cibo asiatico in strada, molto rumore e molta gente. Per scappare un po’ dal rumore della città ci sono molti parchi in cui si può passeggiare e godersi un po’ la natura. Bangkok è anche la città delle luci, la sera è piacevole osservare tutti i cartelli illuminati e le luci delle auto e moto in fila come formichine che sfilano nelle strade con molte corsie. Siamo stati molto fortunati ad incontrare Nandh, un ragazzo che ci ha ospitato in questi giorni e ci ha dato un sacco di consigli utili. Sarà un post molto lungo ma cerchiamo di fare un riassunto di questi giorni. Facciamo un piccolo riassunto di cosa vedere a Bangkok in 5 giorni.
Giorno 1. Bangkok la città moderna
Dopo avere trascorso gli ultimi due giorni in autobus, con inclusa una fermata di tre ore alla frontiera tra Cambogia e Thailandia solo per prendere un mini van, ci siamo alzati abbastanza tardi e siamo andati a fare una passeggiata nei quartieri moderni di Silom e Sukhumvit. Bangkok ha una linea di metro (MRT) ed un treno che passa sopra la strada, lo Skytrain (BTS), molto efficienti che ti permettono di arrivare a destinazione velocemente. Passeggiando per le strade di questi quartieri ci si sente come dentro un film, grattacieli da tutte le parti, il treno che passa sopra la tua testa e la sera mille luci colorate.
Pensavamo di fare una passeggiata in tutta tranquillità, invece il gancio della borsa della macchina fotografica si è rotto e la macchina è caduta per terra. Quando abbiamo preso in mano la macchina fotografica abbiamo visto subito che il tappo dell’obiettivo era schiacciato all’interno e si ascoltava un rumore di vetri rotti. Siamo andati subito in un centro commerciale dove ci hanno dato indicazioni su come arrivare ad un centro Nikon, che ovviamente essendo sabato pomeriggio era chiuso. Non ci rimase altra scelta che verificare da soli: con molta gentilezza abbiamo smontato l’obiettivo ed estratto il tappo. L’unica cosa che si era rotta è stato il filtro UV e per fortuna non ha nemmeno strisciato la lente dell’obiettivo. Tirato un sospiro di sollievo, abbiamo continuato la nostra passeggiata verso un centro commerciale, il Terminal 21, stupendo. È come un aeroporto: ogni piano rappresenta una città con lo stile proprio della città. A noi è piaciuto molto il piano di Londra, che aveva negozi dentro al double decker bus e dentro al metro, perfino il bagno era in tema londinese.
Giorno 2. La Bangkok storica e Chinatown
Seguendo il consiglio di Nandh abbiamo preso il bus per andare al centro storico. In questa parte della città è possibile arrivarci solo con il bus, che tra l’altro è molto economico. Il bus ci lasciò di fronte al Gran Palazzo, a cui lato si trova il Wat Phra Kaew. Il Wat Phra Kaew è un enorme complesso di templi e stupa dorate di differenti colori, l’entrata è costosa ma ne vale la pena.
Dopo una buona dose di templi ci siamo rinfrescati le idee con un po’ di frutta fresca e siamo andati al molo più vicino nel fiume Chao Phraya per prendere il “vaporetto” thailandese. Al molo tutti cercano di offrirti un giro in barca di un’ora per un prezzo che decisamente va fuori dal nostro budget. Noi siamo stati contenti di andare in “vaporetto” pubblico molto più economico e dal quale si possono vedere le stesse cose. Vista dal fiume, Bangkok assume un’altra prospettiva: sulle sponde del fiume ci sono case che quasi cadono, e al lato si trovano enormi grattacieli moderni ed hotel di lusso. Dal fiume si vede molto bene anche il Wat Arun, un altro tempio. Scendemmo all’ultima fermata e riprendemmo immediatamente una barca in direzione contraria per arrivare vicino al Khao San Road, la zona dove alloggiano i viaggiatori con zaino. Khao San Road è un quartiere molto vivace, e anche se ci è piaciuto molto, non nascondiamo di essere contenti di stare nel nostro quartiere decisamente più tranquillo. Ci siamo gustati un autentico pad-thai in un banchetto in strada. In questa parte della città ci sono vari canali che le danno un tocco veneziano. Continuiamo per il Monte Dorato dove, dopo avere affrontato l’enorme quantità di scalini, si arriva ad una stupa dorata, dalla quale si gode di un panorama meraviglioso della città.
Il pomeriggio, con molti km nelle gambe, siamo arrivati fino a Chinatown, un quartiere molto animato con molti banchi di cibo e mercatini. La sera Chinatown si veste di luci di mille colori. Abbiamo mangiato in un luogo che rappresenta bene Bangkok: un banchetto dove un francese con la moglie thailandese ha fatto una fusione delle due cucine e ne è uscito un piatto originale. Mangiando abbiamo conosciuto un brasiliano che stava aspettando che passasse un uomo che vende sigarette per comprarle più economiche.
Giorno 3. Fusione
Il lunedì mattina siamo andati all’ambasciata del Myanmar per fare il visto. Dopo due ore siamo usciti con una ricevuta gialla che ci sarebbe servita due giorni più tardi per ritirare il visto. Il parco Lumphini si trova vicino alla stazione del metro di Silom. È un parco molto tranquillo con un lago che ospita dei lucertoloni enormi, tutta una sorpresa. Camminando abbiamo incontrato un signore thailandese che, quando ha saputo che siamo europei, ha iniziato a dirci “ti amo” in tutte le lingue del mondo, ne sapeva veramente tante, persino l’ungherese.
Il seguente destino è stato il centro commerciale MBK, dove vendono molte cose contraffatte. Noi siamo andati lì solo per comprare il filtro UV della macchina fotografica che avevamo rotto. Siam Square è definita come la mecca dei centri commerciali: ce ne sono un sacco, uno vicino all’altro. In questa zona ci siamo messi a osservare il traffico colorato della città; le macchine e soprattutto i taxi sono di mille colori: rosa, rossi, verdi, arancioni, ecc., che contribuiscono a dare allegria alle strade.
Vicino a Siam Square c’è l’Erawan Shrine, un luogo religioso in mezzo a grattacieli e con i binari dello Skytrain che gli passano sopra. Qui le persone induiste che hanno ottenuto ciò che avevano chiesto vengono a ringraziare i loro dei; il ringraziamento consiste nel pagare delle ragazze vestite in abiti tipici indiani che cantano e ballano mentre loro pregano.
Concludemmo la giornata passeggiando per la Soi Cowboy, una strada con molte luci dove normalmente vengono le persone che cercano sesso. Noi siamo andati subito dopo il tramonto e le ragazze erano troppo impegnate a mangiare, quindi non ci hanno chiesto nulla.
Giorno 4. Bangkok vista dal cielo
Dopo aver camminato molto gli ultimi giorni ce la siamo presi con calma e siamo usciti più tardi. Abbiamo fatto una passeggiata in un parco in centro e poi ci siamo diretti al grattacielo in cui si trova il bar più emblematico della città. Lo Skybar si trova al piano 64 e il panorama è assolutamente imperdibile. In questo bar hanno anche girato parte del film “Hangover 2”. Entrare non è stato facile: richiedono un codice di abbigliamento determinato. Ci abbiamo pensato un attimo, volevamo entrare ed era un peccato perdere il panorama. Alla fine Rachele riuscì a trovare un paio di scarpe eleganti economiche in un mercatino vicino per soli 2 euro. Quando le ragazze dello Skybar la videro entrare con le sue scarpe luccicanti non volevano credere ai loro occhi!
La maggior parte della terrazza è occupata dal ristorante; al bar hanno destinato solo un cerchio in cui si può godere il panorama in piedi. Non è per nulla romantico, ma vale comunque la pena. Dopo il tramonto si accesero le luci della città e l’atmosfera si tinse di mille colori diversi.
Giorno 5. Bangkok, ci vediamo presto!
L’ultimo giorno, prima di prendere il volo per la Birmania, abbiamo fatto un giretto per la città. Come ogni giorno a Bangkok siamo stati tra storia, tradizione e modernità. Il Wat Pho è famoso per il suo enorme Budda dorato disteso; ci sono piaciute molto anche le stupa attorno al tempio.
Passeggiammo ancora una volta per l’animato quartiere cinese, abbiamo ritirato il visto e siamo andati in cerca di dollari nuovi per la Birmania. Alla fine abbiamo scoperto il Super Rich, una casa di cambio che aveva dollari per la Birmania. Terminammo la giornata con una lunga passeggiata tra grattacieli e venditori ambulanti fino al molo da dove partono le barche gratuite per il centro commerciale all’aperto Asiatique. Apprezzammo le luci della città dalla barca e passeggiammo per il centro commerciale dove c’è una ruota panoramica simile alla London Eye, però più piccola.
Salutiamo Bangkok, contenti di ritornarci tra tre settimane.
Mercati e cibo da strada a Bangkok
Rientrammo a Bangkok dalla Birmania giusto per il fine settimana, quando la città è piena di mercati. Il nostro amico Nandh è stato talmente gentile da ospitarci ancora qualche giorno.
Uno dei mercati più popolari, tra turisti e locali, è il Chatuchak, aperto sabato e domenica. Il sabato abbiamo fatto una passeggiata in questo enorme mercato con più di 15.000 negozi. Per orientarsi ci sono mappe che mostrano le differenti sezioni. Trascorrere una giornata intera qui non è difficile.
In un mercato così grande non avremmo mai pensato di incontrare qualcuno che conosciamo, e invece abbiamo trovato Philip e Verónica, nostri amici di Lima, che avevano avuto la stessa idea.
È stato un piacere rivederli dopo tanto tempo. Abbiamo passeggiato assieme per il mercato e chiacchierato un po’.
Nel mercato c’è di tutto, e noi ci siamo divertiti a provare i diversi tipi di cibo.
Rachele voleva visitare un mercato galleggiante non troppo turistico, così domenica siamo andati al Taling Chan. È stato un po’ deludente: più che un mercato galleggiante è un insieme di ristoranti galleggianti, con le persone che mangiano su pontili. Un aspetto positivo è che turisti ce n’erano pochi.
Per tirarsi su di morale, al ritorno ci siamo fermati nuovamente al mercato Chatuchak per un’altra passeggiata insieme.
Ci piace molto il cibo da strada e in generale i piatti asiatici, ma dopo quattro mesi senza cucinare morivamo dalla voglia di una carbonara. Avevamo solo il microonde, ma con un po’ di ingegno ce l’abbiamo fatta.
Nei giorni successivi ci siamo rilassati, passeggiato per le zone di Bangkok che più ci piacciono, mangiato molto street food e visitato il mercato notturno di Patpong, noto per i suoi locali.
Abbiamo anche trovato una pizzeria in strada che serviva una buona pizza, piccolina ma gustosa. Noi continuiamo con il cibo da strada.
Viaggio a Koh Tao. Il dono dell’invisibilità
Il viaggio a Koh Tao è stato uno di quei giorni in cui senti che viaggiare è la cosa più bella del mondo. Dopo aver salutato Nandh, il nostro host a Bangkok, abbiamo preso un bus locale fino alla stazione del metro. La ragazza che vendeva i biglietti ci sorrise, ci diede un biglietto e disse “free ticket”, così non pagammo nulla.
Il treno per il sud della Thailandia era strapieno: iniziavano le vacanze estive e molti ragazzi rientravano nelle loro case. Alla biglietteria ci vendettero un biglietto “No Seats”, avvertendoci che avremmo dovuto stare in piedi. Eravamo preoccupati perché il viaggio durava otto ore, ma contavamo sul fatto che qualcuno sarebbe sceso. Appena saliti, trovammo due posti liberi e ci sedemmo, pronti ad alzarci se qualcuno reclamava. Il treno continuava a riempirsi: bambini, famiglie, studenti e venditori di cibo nei vagoni e sui binari rendevano ogni fermata un’incertezza.
Stazione dopo stazione continuavamo a rimanere seduti. Molte persone ci sorridevano: alcuni ragazzi affrontavano un viaggio di 24 ore, un signore ci mostrò pagine del suo blog e ci spiegò la situazione economica del suo paese. Sempre pronti ad alzarci, ci divertimmo con i venditori che passavano nei corridoi vendendo frutta, piatti pronti e bibite. Sembravamo invisibili in un treno strapieno. Non sappiamo se abbiamo avuto fortuna con i due posti liberi o se i proprietari non hanno reclamato, ma fu una sensazione assurda e divertente.
I posti della terza classe non erano poi così scomodi: con le finestre aperte e i ventilatori non faceva nemmeno troppo caldo. È stato un viaggio divertente e stancante che ci lasciò ottimi ricordi.
A Chumphon prendemmo un tuk tuk fino al porto e arrivammo cinque minuti prima della partenza del traghetto notturno per l’isola. Non sapevamo cosa aspettarci, ma il traghetto era sorprendentemente comodo: stanza con aria condizionata, letti comodi e lenzuola pulite. Potemmo dormire come bambini.
Invisibili e riposati siamo arrivati a Koh Tao!
Koh Tao: dieci giorni in un aquario tropicale
Arrivammo a Koh Tao molto presto la mattina e facemmo colazione in un baretto dove mangiammo un panino buonissimo. Nel frattempo un signore inglese si avvicinò per mostrarci le foto degli appartamenti che affitta. Gli dicemmo subito che cercavamo qualcosa di economico, e lui ci offrì un prezzo speciale perché aveva appena aperto e aveva bisogno di clienti. Clive ci piacque subito e ci portò a vedere gli appartamenti. Alla fine decidemmo di rimanere lì, in un appartamento nuovo con cucinino, e Clive ci fece un ulteriore sconto. Celebrammo il nostro arrivo seduti su uno scoglio con un’alba direttamente dal mare, sicuramente la più bella che abbiamo mai visto.
Per 9 notti siamo stati nella baia di Hin Wong, una delle baie più tranquille dell’isola. Dal mare ci separavano solo alcuni scalini e ci tuffavamo direttamente nell’acqua, uno dei punti di snorkelling migliori dell’isola, con coralli bellissimi e molti tipi di pesci. Tra le esperienze più belle un enorme gruppo di pesci gialli e azzurri.
Dopo tanto tempo senza poter cucinare, approfittammo del cucinino e del frigorifero. Pur essendo più economico mangiare fuori, ci siamo preparati paste asciutte e panini come piace a noi. Il frigo era sempre pieno di angurie e ananas buonissimi.
Ci siamo divertiti molto con Clive e la sua famiglia. Lui ha 70 anni, ha vissuto in India per più di vent’anni e ha 23 figli da sei mogli diverse. Qui è sposato con una ragazza thailandese con tre bambini. L’unico svantaggio di questa parte dell’isola è la strada ripida per andare in centro, per cui non abbiamo noleggiato la moto. Clive ci aiutava spesso portando l’acqua e l’anguria.
Rachele decise di fare il corso sub “Open Water” al diving “Pura Vida” con Oscar e Zigor, due spagnoli molto simpatici. Durante le immersioni, Gábor faceva snorkelling mentre Rachele imparava. L’istruttore Tago seguiva con pazienza tutti gli aspiranti sub: Rachele, Flor (Argentina), Elisa e Omar (coppia spagnola). Ci siamo trovati benissimo.
Mentre Rachele seguiva le lezioni di teoria, Gábor faceva trekking per l’isola, affrontando salite e discese ma godendo di panorami spettacolari: Mango View, con vista sulla costa ovest e Sairee Beach, e John Suwan, da cui si vedono Shark Bay e Chalok Baan Kao Bay.
Rachele iniziò le immersioni in spiaggia a soli tre metri di profondità. Le prime immersioni in mare aperto furono vicino a Koh Nangyuan, con il Japanese Garden e Twins Rock, dove videro un Nemo con la sua mamma. Per proteggere i pesci, i sub posizionarono un cerchio di pietre attorno all’anemone.
Gábor faceva snorkelling tra coralli e pesci colorati mentre Rachele prendeva confidenza con l’equipaggiamento. L’ultima giornata del corso comprendeva immersioni fino a 18 metri: White Rock e Pottery (Three Rocks), dove videro tartarughe, razze e gobi che si prendono cura di gamberi ciechi. Rachele è ufficialmente una Open Water.
Per concludere, facemmo un’escursione in barca con Roland, tedesco che vive a Koh Tao da 24 anni. Eravamo solo quattro persone: noi e una coppia di catalani. Visitammo Shark Bay, Ao Leuk Bay e Mao Bay, dove finalmente vedemmo gli squali di costa. Terminammo nella Mango Bay e Roland ci riportò nella nostra baia.
Dopo 10 giorni lasciamo questa meravigliosa isola: un luogo tranquillo, bellissimo e con persone simpatiche. Adesso andiamo a Kuala Lumpur, da dove voleremo per le Filippine.
La famosa spiaggia Railay Beach
Volevamo vedere alcune delle spiagge famose del mare Andaman in Thailandia. La maggior parte delle persone che avevamo incontrato ci sconsigliava di andarci perché troppo affollato. Dopo averci pensato, decidemmo di andare all’inizio della stagione delle piogge sperando meno turisti. L’idea non fu male: c’erano meno turisti, ma comunque troppa gente per i nostri gusti.
Da Kuala Lumpur, dove avevamo passato qualche giorno dopo le Filippine assaggiando la cucina indiana (cheese nan e chicken tandoori imperdibili), prendemmo un bus notturno per Hat Yai, molto freddo, e poi un altro per Krabi, da dove un pick up ci portò a Ao Nang. Pioveva a dirotto, ma fortunatamente smise quando cercavamo sistemazione. Finimmo a casa di una signora che affitta stanze a mesi; erano libere, quindi ce le diede per pochi giorni. C’era il frigorifero in camera, anguria fresca assicurata. Vicino, ristoranti locali economici e un 7-Eleven. Subito dopo sistemati, andammo a mangiare un buon piatto di pad thai.
Una delle spiagge più belle della zona è Railay Beach, su una penisola raggiungibile solo in barca. La mattina presto prendemmo una barca a poppa lunga verso Railay. Il paesaggio è spettacolare, con alte rocce e boschi fitti. Ci sono tre spiagge principali: Railay West, la più bella con sabbia finissima, e Railay East, con mangrovie e spiaggia visibile solo a bassa marea.
Mentre Rachele si rilassava al sole, Gábor salì fino al punto panoramico, un percorso impegnativo che in alcuni tratti richiedeva quasi di arrampicarsi. La vista però ripaga ogni sforzo.
Trascorremmo il pomeriggio a Phra Nang Cave Beach, con una grotta suggestiva e la montagna che sembra cadere sul mare.
Nonostante la folla, riuscimmo a prendere un frullato di frutta da una barca a poppa lunga trasformata in ristorante.
Quando la maggior parte delle barche se ne andò, Gábor nuotò fino a un’isolotto a circa 100 metri dalla spiaggia, completamente deserto.
Alla fine anche la spiaggia di Phra Nang Cave rimase deserta, permettendo di godersi il luogo senza troppa gente.
Durante il ritorno, attraversando il bosco verso la barca, incontrammo scimmie di una specie che non avevamo visto prima, con occhi azzurri circondati da un cerchio di pelo. Un piccolo ci guardava con occhi dolcissimi.
È stata davvero una bella giornata.
Cosa fare ad Ao Nang, Krabi. Tour le quattro isole
Ao Nang è un buon punto di partenza per fare escursioni nelle isole vicine. La prima che ci attirò, anche per il prezzo economico, fu quella delle quattro isole. Con due spagnoli di Barcellona e una ragazza argentina residente a New York, trascorremmo la giornata parlando spagnolo e divertendoci su una barca nella quale, esclusi noi e una coppia di francesi, c’erano solo cinesi.
Anche questa volta eravamo a bordo di una long-tail boat (barca tipica thailandese) per esplorare le isole vicine alla costa di Ao Nang.
Passare tra tutti questi isolotti grandi e piccoli è stato molto bello ed un’esperienza nuova; il sole splendeva perfettamente.
Arrivammo sull’isola Tup, in realtà tre isole collegate tra loro da una lingua di sabbia bianca durante la bassa marea. Non ci aspettavamo di essere soli, ma nemmeno così tanta gente. Chissà in alta stagione.
Trovato un posticino tranquillo, ci siamo messi a mollo a chiacchierare con i ragazzi spagnoli. Essendo arrivati tra gli ultimi, abbiamo goduto degli ultimi minuti con meno gente e fatto qualche foto decente.
Proseguimmo fino alla Chicken Island (isola della gallina), così chiamata per una roccia alta che ricorda la testa di una gallina. Non c’è spiaggia, ma il tour si ferma comunque per snorkelling. Poca visibilità, fondale sabbioso, quasi nulla da vedere, ma almeno ci siamo tuffati.
A pranzo raggiungemmo l’isola Poda, con un isolotto alto davanti alla spiaggia.
Il pranzo fu una sorpresa: un buffet di piatti thailandesi, inaspettato per un’escursione così economica. Arrivarono anche le scimmie dell’isola: inizialmente si limitavano a rubare l’acqua dalle bottiglie, poi più aggressive riuscirono a prendere un sacchetto di patatine dallo zaino di una ragazza.
L’ultima fermata fu Phra Nang Cave Beach, già visitata il giorno precedente. La spiaggia è molto bella, quindi tornare non fu un problema. In conclusione, l’escursione non fu male: il viaggio in barca divertente, le spiagge belle, lo snorkelling poco, ma la compagnia ottima.
Koh Phi Phi, un paradiso anche se turistico!
Le isole di Koh Phi Phi sono le più turistiche di tutta Thailandia e probabilmente anche di tutto il Sud Est Asiatico. La ragione, oltre all’estrema bellezza del luogo, è che qui è stato girato il film “The Beach” con Leonardo di Caprio. Noi abbiamo visitato le isole con un escursione di un giorno da Ao Nang.
Su un motoscafo enorme e velocissimo, con Alex come guida (un ragazzo molto divertente), ci siamo diretti alla Bamboo Island. L’isola ha una spiaggia di sabbia bianca bellissima e, per nostra sorpresa, non era affollata; abbiamo potuto fare una passeggiata tranquillamente.
Di fronte all’isola, in mare aperto, ci hanno portato a fare snorkelling. Abbiamo visto una medusa enorme dalla quale ci siamo naturalmente tenuti alla larga.
Con Alex poi siamo andati alla ricerca di Nemo, quello vero (ci sono tanti pesci pagliaccio, ma fino ad allora non avevamo visto il Nemo del cartone animato). Missione riuscita: in un anemone abbiamo trovato Nemo. Rachele è scesa per salutarlo e fargli qualche foto.
Continuammo poi per Koh Phi Phi Don, l’isola più grande, dove si trovano tutti gli alloggi e le strutture turistiche. Qui abbiamo pranzato a buffet e ammirato un bel panorama delle isole vicine.
Un altro snorkelling ci aspettava vicino a Koh Phi Phi Don: l’acqua era di un verde bellissimo, ma il fondale nulla di speciale. L’escursione si ferma anche alla Monkey Bay, dove ci sono delle scimmie (forse per aumentare le fermate vendute nell’escursione). Finalmente ci avvicinammo a Koh Phi Phi Leh, dove si trovano tutte le meraviglie della zona. La fermata alla Viking Cave è anche un espediente per fermarsi di più, ma la baia di Pileh Bay lascia senza fiato: acqua verde spettacolare e montagne che la circondano.
Abbiamo lasciato alla fine, o meglio secondo la guida, la ragione principale di questa escursione: Maya Bay. Il paesaggio è meraviglioso e il colore dell’acqua ancora di più.
Dopo essere scesi in spiaggia, siamo andati prima a vedere la baia di Loh Samah.
Finalmente ci siamo goduti la spiaggia di Maya Bay “The Beach”. C’è sempre molta gente, e la bassa stagione non arriva mai; però nuotando nelle acque più profonde si può trovare semi-solitudine, ammirando le rocce circostanti e il colore mozzafiato dell’acqua.
Koh Lipe, evvai con i cambi di programma!
In un viaggio lungo o di giro del mondo come il nostro, l’itinerario cambia continuamente. Uno si rende conto che luoghi che non ha considerato meritano la pena di essere visitati e scarta altri che sembravano una fermata sicura. L’improvvisazione può arrivare al livello che entri in un’agenzia per comprare il biglietto per l’isola di Langkawi in Malasia ed esci con uno per andare all’isola di Koh Lipe in Thailandia. La ragazza dell’agenzia non ci disse nulla riguardo a Koh Lipe che già non sapessimo; alla nostra domanda quanto costa andare a Koh Lipe, solo ci dette un buon prezzo. E dato che gli astri si erano uniti così bene, ci siamo guardati negli occhi, entrambi con la sensazione che non potevamo lasciare la Thailandia senza andare a Koh Lipe e ci siamo detti: Langkawi può aspettare; andiamo a Koh Lipe.
La mattina presto a bordo di un minivan, sotto una pioggia torrenziale, siamo arrivati a Pak Barra, il porto da dove parte la barca (che loro chiamano traghetto, ma di traghetto non ha nulla) per Koh Lipe. L’isola non ha porto quindi le barche lasciano i passeggeri su una piattaforma. Per raggiungere l’isola bisogna prendere una barca a poppa lunga. Meno male che arrivati sull’isola la pioggia smise, così potemmo cercare alloggio in tranquillità. A bordo della barca le persone bianche si contavano sulle dita di una mano; erano tutti turisti locali e cinesi. Per fortuna questo tipo di viaggiatori non escono dai loro resort super cari e ben attrezzati. Gli alloggi più economici invece erano mezzi vuoti.
In quest’isola, in bassa stagione, molti resort e ristoranti sono chiusi e si può davvero apprezzare la calma e la tranquillità. Le due spiagge principali dell’isola sono la Sunrise Beach e la Pattaya Beach, entrambe lunghe con sabbia bianca. Nella parte interna dell’isola si trova la walking street, una strada asfaltata dove ci sono i ristoranti; la poca vita presente si limitava a questa zona.
Dopo aver esplorato un po’ l’isola, abbiamo trovato la nostra spiaggia preferita dove abbiamo trascorso la maggior parte del tempo. Alla fine della Sunrise Beach c’è una lingua di sabbia bianca relativamente lontana dai resort e per questo motivo semi deserta.
L’acqua è molto pulita e trasparente, quasi non passavano barche, ed è stato il luogo perfetto per rilassarci, fare delle belle nuotate e gustarci questa meravigliosa isola.
In generale, vicino alla costa, il corallo è bello e varie volte siamo andati a fare snorkelling. I nostri luoghi preferiti erano davanti alla nostra spiaggia e attorno all’isolotto di fronte alla Sunrise Beach.
Da entrambe le parti abbiamo visto molti Nemo (quello vero), abbiamo giocato con loro e la cosa più bella è che il pesce pagliaccio è molto curioso: quando ti vede si osserva negli occhi.
“La Lady Pancake” era il nostro ristorante preferito, un po’ perché il cibo era buono, un po’ perché era l’unico con prezzi accessibili. Ci siamo fatti delle scorpacciate di pad thai, curry, pancake con frutta o nutella e non poteva mai mancare un favoloso frullato di cocco.
Un pomeriggio, mentre eravamo nella “nostra” spiaggia, si avvicinarono delle nubi talmente nere che decidemmo di tornare verso il bungalow per evitare di trovarci in mezzo a una tormenta. In realtà, grazie a quelle nuvole così scure, il colore del mare era di un verde intenso che contrastava con la sabbia e il nero delle nuvole; ovviamente ci fermammo a fare una sessione fotografica infinita.
Adesso sì; è davvero arrivato il momento di salutare la Thailandia, un paese nel quale abbiamo trascorso 50 giorni in vari momenti. Un paese con molte facce: quella del nord, quella di Bangkok e quella del sud, come se fossero tre paesi diversi. Di questo paese abbiamo grandi ricordi, con i suoi paesaggi, le persone gentili e il cibo buonissimo. Arrivederci Thailandia.
Come arrivare a Koh Lipe
Da Bangkok: da Bangkok si può prendere il bus per Satun (consigliamo quello notturno) o il treno e fermarsi alla stazione di Hat-Yai; l’altra opzione è prendere un volo Bangkok-Hat Yai.
Da Krabi: questo è il miglior punto di partenza per arrivare a Koh Lipe. Ci sono due opzioni: la prima è una barca diretta (che funziona solo in alta stagione), la seconda è arrivare a Satun via terra con il bus, poi prendere un minibus fino a Pak Barra e da qui la barca fino a Koh Lipe (disponibile tutto l’anno).
Come spesso accade in Thailandia, contrattare il tutto con un’agenzia risulta più economico che farlo da soli.
Quando andare a Koh Lipe
Koh Lipe gode di un clima caldo durante tutto l’anno. La stagione secca va da novembre a maggio, con temperature spesso molto elevate. La stagione delle piogge va da maggio a ottobre, con temporali frequenti tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Noi siamo stati a maggio, all’inizio della stagione delle piogge, e abbiamo trovato l’isola semi deserta con prezzi molto economici.
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